La dimostrazione indimostrabile

di Fabio Rizzari

Nel Millenovecentottantaqualcosa un “équipe” di scienziati statunitensi – dendrologi, ingegneri acustici, tecnici del suono, chimici, eccetera – si è messa nella capa di svelare il segreto della qualità dei violini di Stradivari.

A questo scopo ha analizzato età, tipologia, metodo di taglio/spacco, stagionatura, spessore dei legni, proporzioni degli strumenti, composizione delle vernici, e quant’altro. Dopo mesi e forse anni di studio, a cosa è pervenuta? a fare “copie” di violini Stradivari che suonavano come una scatola di cereali.

Un vino non è la somma dei suoi dati analitici così come uno Stradivari non è la somma dei suoi elementi analiticamente scomposti e ricomposti “scientificamente”. Pretendere di descrivere in maniera esaustiva un vino snocciolando i suoi marcatori aromatici (“le note di salvia vengono dal furfurazzolo, i sentori di pompelmo dal nandogazzolo” e simili) ed elencando la sua struttura chimica è un esercizio involontariamente comico.

Non molto meno comico dei trenini di analogie grafite/cuoio/fava Tonka/coriandolo degli influencer naif: solo in apparenza più serio perché “dimostrabile scientificamente”. La sufficienza con cui certi enologi – dall’alto delle loro nozioni di chimica delle fermentazioni, degli affinamenti, dell’arco evolutivo della soluzione idroalcolica che chiamiamo per brevità “vino” – giudicano ogni altro approccio cognitivo manca del tutto il bersaglio.

Non esiste indagine scientifica, per quanto approfondita e perspicua possa essere, che esaurisca la complessità di un vino. Ciò non significa abbandonarsi a fumisterie new age o peggio abbracciare visioni antiscientifiche oscurantiste.
Significa solo prendere atto che di vino si può e si deve parlare senza pretendere di dare dimostrazioni “oggettive” agli altri.

One Comment to “La dimostrazione indimostrabile”

  1. Avatar di Giuseppe

    Parole sante!

    Come se i film potessero essere commentati solamente da registi…

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