Il Magister Burgundiae Giancarlo Marino trascrive un primo resoconto sugli assaggi delle nuove annate dai Grands Jours de Bourgogne. Da non mancare, entro alcune ore nelli Alterati.
Domande impossibili e risposte possibili
di Stefano Cinelli Colombini
Ho un figlio di cinque anni, e mi sto preparando per le sue domande impossibili. Che, con una famiglia piuttosto ancien régime come la mia e in una terra dove tutto ciò che non è progresso è anatema, difficilmente riguarderanno il sesso.
Quando candidamente mi chiederà “babbo, perché noi siamo conservatori?” cosa gli risponderò? Eh….. mica facile. Proverò così: “vedi Giovannino, noi siamo conservatori perché siamo qui da un bel po’ di secoli. E abbiamo durato così tanto non perché siamo meglio degli altri, non lo siamo affatto, ma solo ci siamo sempre sforzati di capire almeno due fatti importanti; quali sono le cose che vale la pena conservare, e in cosa si concretizza la loro sostanza. Che non è la forma, bada bene, perché i bisogni che sono stati soddisfatti da un prodotto azzeccato ci saranno anche domani, ma gli orpelli, le tecnologie con cui lo realizziamo oggi tra poco saranno obsoleti. È inevitabile.
Citazione della settimana
Verità del Buttafuoco
di Armando Castagno
(da Viniplus di Lombardia, numero 6 – marzo 2014)
“Guardo ogni volta commosso le colline pavesi, che sono il mio dolce orizzonte di pàmpini. La terra padana si ondula come un immenso mare sfrangiato in profili per me familiari fin dall’infanzia. Le onde sono di intenso verde, e via via si fanno violette azzurre celesti fino a confondersi, appunto, con il cielo. La Rocca di Stradella è una frondosa prua, un cassero, un’altana affacciata alla valle. Occhieggia oltre la Rocca il costone di Canneto. Si stempera in fondali più azzurri la cresta di Montalto. Un albero antico, forse una quercia, segnala meno lontano il campanile di Montù Beccaria; Zenevredo è poco più in basso. La linea verde continua sui greppi di Bosnasco, si rompe e ricompone a San Damiano, sfuma nel tenue azzurro a Rovescala. A destra della Rocca stradellina indovino e non vedo il maniero degli Isimbardi sopra Santa Giulietta, e più oltre Casteggio, le quinte motose di Calvignano, ancora a est, e Rocca de Giorgi, bellissima, e già per il greto della Versa, invisibile, Santa Maria”1.
Anteprima
Una cena tuttorognone al Ristorante Circasso
di Federico Maria Sardelli
Di fronte alle abusate cene «tuttopesce», la proposta che giunge dal nuovo Ristorante Circasso operto proprio jerlaltro a Colpo sul Nodello (la ridente cittadina rivierasca che s’affaccia sul Golfo dei Benzinaj), rappresenta una ventata di stuzzicante novità: si tratta della cena «tuttorognone», la tipica ghiottoneria della Circassia. Questo popolo caucasico così selvaggio ma arretrato, legato ad abitudini barbare così affascinanti, come quella di danzare ritualmente intorno alla merda, è oggi presente con tutta la sua misteriosa e antichissima cultura presso il Ristorante Circasso «Kapakaz-tra-Kazzuk-tngulo-pa-piero-piero», che nella fascinosa lingua autoctona si può interpretare sia come «Ristorante Circasso» che come «Ristorante Circasso da Ilio» o anche, se si sposta di pochissimo l’accento tonico «Non ho digerito bene».
A thousand sips deep
di Raffaella Guidi Federzoni
Il vino ha un’anima? No, quella è esclusiva di noi miserabili e straordinari umani. Straordinari nel possederla e miserabili nel dimenticarselo.
Il vino ha un cuore? Sì ce l’ha, il cuore di un tempo giovane e veloce quando la voce incalzava scalpitante e tutta la materia era nel frutto che scoppiava in bocca. Poi le stagioni lo hanno acquietato ed i battiti si sono fatti più lenti e regolari, regalando alla beva un piacere ad onde lunghe. Ora rimangono i bagliori sotto la cenere stratificata, una luce sottile e tenace che non ha paura dell’età.