Archive for luglio, 2012

30 luglio 2012

Nuove annate di Borgogna (1)

di Giancarlo Marino

Breve spedizione alterata in Borgogna per capire l’andamento climatico ad oggi del 2012 e per un primo approccio ai 2011 in botte. Con tutte le cautele del caso, qualche idea ce la siamo fatta e, con cautela anche maggiore, le riportiamo.

La prima constatazione non è delle più rassicuranti. La primavera del 2012 ha esordito con abbondanti coulure e millerandage: un male in termini di riduzione della produzione ma un bene per la qualità dell’uva. In seguito, però, le precipitazioni sono state particolarmente abbondanti, portando con se funghi (oidio) e parassiti (peronospora), che hanno richiesto un costante controllo della vigna e interventi ripetuti. Da ultimo, una forte grandinata ha determinato gravi danni alle vigne della Cote de Beaune e, in particolare, di Meursault e Volnay. I danni sono quantificabili con una perdita del raccolto che va dal 20 all’80%, anche del 100% per qualche vigna in regime biodinamico (c’est la catastrophe, chiosa Jean-Pierre Charlot).

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28 luglio 2012

Una brezza triste tra gli ulivi


Se n’è andato Giovanni Battista Columbu, patriarca della viticoltura sarda e italiana, politico appassionato e grande maestro della Malvasia di Bosa. 92 anni non sono pochi. Un’età particolare per i protagonisti del mondo del vino: alla stessa età è morto André Tchelistcheff, celebrato enologo americano, così come uno dei più eminenti enoscrittori francesi, André Simon.

Sostituendo andaluso con sardo, gli ultimi versi di un famoso componimento di Garcia Lorca non suonano fuori luogo.

Tarderà molto a nascere, se nasce,
un andaluso così chiaro, così ricco d’avventura.
Io canto la sua eleganza con parole che gemono
e ricordo una brezza triste tra gli ulivi.

26 luglio 2012

La mente e il corpo


di Riccardo Lombardi

Il rapporto tra mente e corpo è un campo d’indagine di eccezionale complessità e per ovvi motivi permea l’intera esperienza umana, quindi anche il nostro orticello di enomaniaci. Nessuno più di Riccardo Lombardi, psicanalista di fama internazionale e insieme grande esperto di vini, può dire parole non banali sul tema. Questo breve testo lombardiano, apparso come commento a un post espressico di pochi giorni fa, è solo un primo spunto di riflessione: nelle prossime settimane e mesi sia Riccardo sia – più casarecciamente – noi altri alterati ci torneremo sopra. (ndr)

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24 luglio 2012

Pas de vin, pas de soldats


di Raffaella Guidi Federzoni

La citazione del titolo è attribuita a Giulio Cesare e ripresa da Napoleone Bonaparte. Se non è vero, è verosimile. Entrambi i personaggi erano soldati, prima che condottieri. Conoscevano la guerra nella sua realtà, nessuna poesia. Erano amati dai loro uomini più semplici, odiati dagli avversari di pari grado. Hanno vinto e perso battaglie, sono morti male. Rimangono nella storia. Ai loro tempi la guerra era una questione di numeri e astuzia, se il nemico aveva più soldati bisognava trovare un modo per sorprenderlo.

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18 luglio 2012

Il futuro non è più quello di una volta


di Fabio Rizzari

È il titolo di un libro di Mark Strand (o meglio, di un libro antologico italiano di sue poesie). Sulle prime suona scherzoso e ironico, ma a ben guardare si presta a diverse letture, tutte poco incoraggianti. Nel mondo del vino l’implacabile tecnica moderna ha messo tutti i produttori, o quasi, nelle condizioni di fare bianchi e rossi privi di difetti, e questo è un successo che non è certo da condannare: il vino piacevole da bere è molto più facile da trovare di una volta. Benissimo, quindi, per la riduzione drastica di bevande scadenti o intrugliate. Non molto bene, invece, se si valuta quell’un per mille che riguarda il vino di altissimo livello, quindi spesso raro e costoso. Qui si dovrebbe pretendere di più. Invece, anche nel campo dei primi della classe, la tendenza è di proporre vini da subito buoni da bere e capaci anche di reggere qualche annetto di vita in bottiglia.

Ma quale vita? Per un singolo vino che ha originalità, e che evolve, nel senso letterale, cioè muta le sue caratteristiche nel tempo, ce ne sono cento plastificati. Vini che vivono in un eterno presente, in apparenza sempre buonini e perfettini, dopo uno, due, cinque, dieci anni. Sempre giovani, ma, appunto, in apparenza.

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16 luglio 2012

Giornalista sarà lei, casomai giornalaio

di Raffaella Guidi Federzoni

Il titolo di questo post è una manipolazione di una vecchia barzelletta, non adatta al pubblico accademico di questa arena alterata. Mi serve comunque per introdurre un argomento che rimugino da un po’ di tempo e che vorrei condividere con quella mezza dozzina di lettori fedeli che mi seguono.
Cominciamo dal termine “Giornalista”, un appellativo che oggigiorno per il cittadino medio italiano può suonare come un’offesa. Per me no, il giornalista è una persona che sa scrivere e comunicare, principalmente due cose: informazione e opinione. Lo fa per professione, quindi è pagato per questo.

La precisazione è importante, perché con l’avvento di ciò che racchiudo nella parola “blog”, si è creata molta confusione.

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13 luglio 2012

Borzacchini, 2 – Pottaione


Una rubrica di carattere squisitamente goliardico: goliardia che è una delle due facce dell’espressione alterata (l’altra è quella del cazzeggio puro). La terza faccia della medaglia è ovviamente quella della serietà, della profondità, della qualità, soprattutto della modestia accademica.

Il Nuovissimo Borzacchini (ed. Akademos, 1992) è un dizionario di termini dialettali livornesi, nella maggior parte dei casi grevi e grevissimi. Opera insigne di Giorgio Marchetti, già firma storica del Vernacoliere, raccoglie in uno stile originale il meglio delle parolacce e delle espressioni labroniche più politicamente scorrette; anzi, non scorrette, in certi casi proprio criminali. Avvertenza: se il vostro limite di tolleranza alle volgarità arriva al massimo a “corbezzoli”, “accidempoli”, “perbacco”, “porca miseria”, vi consigliamo caldamente di non proseguire la lettura.

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11 luglio 2012

Corrispondenza nostalgica

di Fabio Rizzari

Pubblico un recente scambio epistolare di soggetto veronelliano, consapevole dell’altissimo rischio di alimentare la più zuccherosa aneddotica su un tema ormai saccheggiato e devastato dai più avvilenti, autoproclamati allievi del maestro di Bergamo.

Prima dico la mia sul proliferare postumo di tali discepoli.

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