di Armando Castagno
di Francesco Beghi
Sarebbe troppo facile dare tutta la colpa di quel che è successo al celebre critico musicale americano Paul Nelson. Non c’è nessuna colpa in questa storia. Le cose vanno come vanno. Anche questo, in fondo, è rock’n’roll.
In realtà, nel 1973 non si sentiva alcun bisogno di un nuovo Bob Dylan. Quello originale aveva solo 32 anni, aveva già all’attivo una dozzina di album (per inciso: continua imperterrito a procrearli, siamo intorno ai 35 come solista, senza contare innumerevoli partecipazioni, live, raccolte, progetti alternativi eccetera) e aveva appena inciso la colonna sonora di Pat Garret & Billy the Kid con incorporata Knockin’ on Heaven’s Door, talmente immortale da resistere al tempo, alle intemperie e al tentativo di assassinio da parte di quel somaro di Axl Rose.
rubrica settimanale provvisoria
a cura di Federico Maria Sardelli
… la mascella, quando è sottoposta allo sforzo della masticazione (facciamo l’esempio di un boccone di tacchino cucinato in modo da diventare durissimo, oppure lo stinco di vitello fatto alla Garçon, cioè si ammazza il vitello, ma non col metodo ordinario bensì inseguendolo a giornate con la SiNca mille in salita e poi giù in discesa finché non si esaspera, dimodoché le sue carni possono solo essere tagliate con la motosega e, se cucinate male, acquistare la tipica consistenza della faesite) ho perso il filo.
Il non superabile Maestro Federico Maria Sardelli, che onora gli Alterati con alcuni suoi testi profondi e seri (cfr la rubrica Lo sapevate che…), nelle sue multiformi attività di musicista e musicologo ha scritto anche un libro goliardico, L’affare Vivaldi (Sellerio), che sta riscuotendo (riscuotendo con la c) il meritato successo editoriale.
È appena il caso di ricordare a’ lettori che F.M. Sardelli è nientedimeno che il curatore del catalogo mondiale delle opere vivaldiane: mica cotica.
Ospitiamo oggi un’ispirata recensione dell’opera sardelliana scritta da Claudio Mellone. Un articolo breve ma chiaro ed evocativo, che giustamente il Maestro stesso definisce “la più bella che abbia ricevuto, ma soprattutto chi l’ha scritta ha capito tutto fino in fondo”.
di Armando Castagno
A seguire, una modesta e incompleta carrellata di soprannomi maschili romaneschi ad uso dell’Accademico Alterato.
A che pro ricordarli in questa sede? Presto detto: servono come prontuario nel caso in cui l’Accademico si trovi entro il perimetro dell’Urbe Capitolina e si sentisse apostrofare in tale guisa senza avere un’idea del motivo o del significato.
Oppure per chi intenda scrivere il seguito di Romanzo Criminale.
In ogni caso, buona lettura.
ASSO DE COPPE
Di persona panciuta e scarsamente prestante invece ai muscoli pettorali, la cui silhouette rammenta quindi quella della citata carta nel mazzo napoletano. Per costoro, pronti anche “Spezzatino”, “Er Ventresca”, “Du’ Fodere” e “Er Patata”.
ASSO TRE E RE
Del malcapitato che soffre di tic nervosi e di conseguenza fa smorfie improvvise contraendo in maniera violenta i muscoli facciali. Il soprannome, squisito, fa riferimento al gioco della briscola, in cui l’Asso, il Tre e il Re sono le carte più importanti e nel quale “non si parla”, ma si segnala appunto con smorfie facciali al compagno la presenza di una briscola pescata dal mazzo.
Superlativo nuovo post di Armando Castagno sui più evocativi soprannomi maschili romaneschi. Un testo degno delle rarefatte altezze raggiunte dal compianto Borzacchini. Domani negli Alterati. In anteprima una succulenta anticipazione del primo lemma.
ASSO DE COPPE
Di persona panciuta e scarsamente prestante invece ai muscoli pettorali, la cui silhouette rammenta quindi quella della citata carta nel mazzo napoletano. Per costoro, pronti anche “Spezzatino”, “Er Ventresca”, “Du’ Fodere” e “Er Patata”, ma anche “Canotto”.
[segue nel giorno terzo del mese di giugno dell’AD 2015]