di Armando Castagno
Inutile negare che ci piaccia un frego* parlare di Borgogna; eppure, per una volta, non toccheremo l’argomento vino. Di cosa diremo, allora? Semplice: di toponomastica: l’onomastica dei topi (Topolino, Minnie, Bianca e Bernie, Angelina Ballerina, Gas Gas, Remy di Ratatouille, Pikachu, Jerry di Tom e Jerry, Speedy Gonzales).
Riferita alla Côte d’Or, e ai suoi 1247 lieux-dits diversi, la toponomastica assume però un valore particolare. Nel nome delle vigne della Borgogna c’è infatti nascosta, sempre, una parte importante della loro storia; il nome ne spiega spesso l’origine, e talvolta addirittura ne anticipa la conformazione; può suggerirci a chi siano appartenute o chi le abbia lavorate, ne tratteggia un desolato passato di abbandono o la gloria dovuta alla predilezione di un re, ci dice che alberi la popolassero o quale edificio le sorgesse un tempo accanto. O qualcosa di altro, magari in forma di enigma.