Archive for giugno, 2012

30 giugno 2012

Ricerca di freschezza

di Rizzo Fabiari

Inizio a rileggere i primi testi per la nuova edizione della nostra guida e mi accorgo che il termine più ricorrente è freschezza. Con i collegati fresco, rinfrescante e magari il superlativo freschissimo.

Il clima di questi giorni non c’entra. Molti vini composti nel vecchio stile moderno finivano caldi, alcuni anche brucianti. Quelli attuali sempre più spesso finiscono freschi.
E, oh sorpresa, l’acidità in quanto valore assoluto e totemico non ne è la sola responsabile. Come promemoria personale annoto in ogni caso: “attenzione a non fare una parola d’ordine anche della freschezza”.

Cito spesso un bonario pensatore inglese: “La massima di La Rochefoucauld ‘importa poco ciò in cui si crede, a condizione che vi si creda del tutto’, in apparenza condivisibile, mi pare contenga in realtà i germi del totalitarismo. Per me suona meglio così: ‘importa poco ciò in cui si crede, a condizione che non vi si creda del tutto”.

Per prolungare all’infinito il gioco di specchi, dovrei concludere: bella citazione, ma non credo del tutto che sia un bene non credere del tutto a qualcosa.

27 giugno 2012

La torre di Babele del vino

di Rizzo Fabiari

Dopo decenni passati a fare l’orrido e sputtanatissimo mestiere dell’assaggiatore guidesco, ora pago il fio*: denti marrone molto scuro ridotti alle dimensioni di quelli di un criceto, pelle afflosciata e grigia, triplo mento tipo pellicano, fegato non pervenuto. In più, sempre nella categoria fio, un marchio d’infamia presso le genti: dai produttori (oggi fa molto più fico non essere in alcuna guida, da cui il tono di sufficienza del vignaiolo cool bioqualcosa che al solo nominare la parola guida si offende) ai lettori (oggi fa molto più fico non leggere alcuna guida, da cui il tono derisorio dell’enofilo cool che al solo nominare la parola guida si mette a ridere).

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25 giugno 2012

Il senso dell’inafferrabile


di Raffaella Guidi Federzoni

Sono quasi trent’anni che il vino occupa la maggior parte del mio curriculum professionale. Tre decenni spesi a conoscere, imparare, costruire un patrimonio di nozioni ed esperienze che oggi mi rendono serenamente consapevole di quanto poco ancora ne sappia. La limitata capacità degustativa regna sovrana fra le mie fallacie.

Per fortuna che mi si chiede soprattutto di vendere il vino alle migliori condizioni e di farmelo pagare. Ciò non toglie che la spinta per continuare a fare quello che faccio, cercando di farlo al meglio, mi viene proprio dall’attrazione mai estinta per quello che posso trovare in un bicchiere.
Ad aiutarmi a spiegare le mie sensazioni e certe incertezze ho numerosi amici, la mia ammirazione per come siano in grado di trasmettere e decifrare quasi tutto di quello che provo è incondizionata.
Quasi tutto.

A volte, di fronte alle migliori prestazioni vinicole su piazza, o anche a vini mai assaggiati prima, figli di vitigni e territori a me sconosciuti, persino le parole che ho preso in prestito da generosi elargitori, non sono sufficienti.
Non è una sensazione spiacevole, tutt’altro. Basta accettarla.
Per terminare la mia esternazione alterata ho scelto e tradotto le parole tratte da un libro da me letto di recente nella versione originale. La mia traduzione è libera non letterale, mi interessava soprattutto rendere il senso dell’inafferrabile. Se ci sono riuscita, sono contenta.

“Quei fiori precoci avevano il profumo freddo dell’acqua. La loro fragranza non possedeva la pienezza ferma dell’estate; era un sentore minerale di verde, grezzo e fresco… Si avvertiva una fioca dolcezza mescolata alla mineralità fredda e tagliente, che scomparve non appena inalò più profondamente nella speranza di coglierla appieno.”
(dal libro “Tinkers” di Paul Harding – pubblicato in Italia da Neri Pozza con il titolo “L’ultimo inverno”)

21 giugno 2012

Autori e interpreti

di Fabio Rizzari

È banale, ma ancora qualcuno lo ignora: l’autore non è necessariamente il soggetto più acuto e affidabile nel dare pareri sulla sua opera. Quando un’opera – sia un testo letterario, un dipinto, o più modestamente un vino – viene ultimata, licenziata, l’autore è una delle voci autorevoli nell’interpretarla, non per forza la più autorevole.

Anzi. In modo curioso, si dà spesso il caso di autori che interpretano in maniera poco convincente la propria opera. Dandone una visione addirittura banale, incapace di restituirne la complessità.

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20 giugno 2012

Perché i comunisti mangiavano i bambini


di Carlo Macchi

Oramai che, grazie soprattutto al precedente presidente del consiglio italiano e ad alcuni quasi irrilevanti processi storici, la genia dei comunisti è praticamente scomparsa dal pianeta terra, mi sembra il caso di portare alla luce un’inquietante ma profondo studio effettuato in anni di pieno oscurantismo culturale da un antropologo (di cui per evidenti motivi, non farò il nome) di scuola lombrosiana.

Questo studio è dedicato appunto al cosiddetto “Comunista tipo”, che per molti anni ha imperversato anche nel nostro bel paese. Non si consiglia la lettura ai minori di 18 anni ed alle persone facilmente impressionabili.

“Analisi Antropologico-criminale delle tare ed anomalie fisiche e somatiche del soggetto definito “comunista”, con conseguente spiegazione razionale (fra l’altro) dei suoi particolari e come vedremo incontrollabili bisogni alimentari.”

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18 giugno 2012

Le visite di Persichetti – standard version

di Alessandro Masnaghetti

Produttore
Ah, no! non può mica andare via senza avere visto la cantina.

Persichetti
Mi spiace, dai… ci sarà un’altra occasione… e poi ho già sbirciato.

Produttore
Dai, dai, dai… non se ne parla… e poi si fa in un attimo.

Persichetti e il produttore partono al piccolo trotto

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15 giugno 2012

Il nemico numero uno

di Giancarlo Marino

“Giancarlo, sono in enoteca. Devo prendere un paio di bottiglie di rosso per stasera, vado a cena da amici. E’ gente che ha buon gusto ma di vino ci capisce molto poco, come me del resto”.
“Hai una idea del tipo di vino che potrebbe piacere? Magari dimmi anche cosa prevede il menu”“
“Nessuna idea, altrimenti non ti chiamavo. Magari consigliami qualche vino di quelli che ogni tanto mi fai bere tu. Considera che faremo un barbecue, preceduto da antipastini misti, sformati di verdure, cose così ”
“Bene, leggimi il listino o, se vuoi, passa tra gli scaffali e dimmi cosa c’è”
“Gli scaffali sono divisi per regione, da dove comincio?”
“ Andiamo sul classico, partiamo da Piemonte e Toscana”

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13 giugno 2012

Levarsi il prosciutto dagli occhi*

di Raffaella Guidi Federzoni

Le letture domenicali sono più lente di quelle durante la settimana lavorativa. Lo sanno bene i giornali anglosassoni che per il fine settimana sfornano un set di lenzuola inchiostrate in cui c’è tutto: moda, giardinaggio, sport, spettacolo, business, cultura, gastronomia. Il mio preferito è il Financial Times Weekend. Il peso e gli inserti sono inferiori a quelli dei concorrenti, ma il contenuto è senz’altro corposo, con molti articoli di assoluta qualità. Circa una volta al mese viene aggiunto un “magazine” dal titolo illuminante “How to spend it” , che forse per il 99,9% dei comuni mortali sarebbe meglio chiamare “How to waste it”. Si tratta infatti di una pubblicazione indirizzata a quel 0,1% che non sa che farsene dei soldi, avendone in copiosa abbondanza. A differenza del resto del giornale in questo supplemento si parla di cose inutili, ma essendo correlato da bellissime fotografie pubblicitarie e da testi scritti comunque in modo scorrevole, ha un grandissimo successo in tutte le lobby dei grandi alberghi o nei club privati in giro per il mondo. Confesso di sfogliarlo per primo, sperando di distrarmi adocchiando quello che non potrei mai permettermi ma che fa tendenza fra i nuovi e vecchi ricchi dei cinque continenti.

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