di Rizzo Fabiari
Inizio a rileggere i primi testi per la nuova edizione della nostra guida e mi accorgo che il termine più ricorrente è freschezza. Con i collegati fresco, rinfrescante e magari il superlativo freschissimo.
Il clima di questi giorni non c’entra. Molti vini composti nel vecchio stile moderno finivano caldi, alcuni anche brucianti. Quelli attuali sempre più spesso finiscono freschi.
E, oh sorpresa, l’acidità in quanto valore assoluto e totemico non ne è la sola responsabile. Come promemoria personale annoto in ogni caso: “attenzione a non fare una parola d’ordine anche della freschezza”.
Cito spesso un bonario pensatore inglese: “La massima di La Rochefoucauld ‘importa poco ciò in cui si crede, a condizione che vi si creda del tutto’, in apparenza condivisibile, mi pare contenga in realtà i germi del totalitarismo. Per me suona meglio così: ‘importa poco ciò in cui si crede, a condizione che non vi si creda del tutto”.
Per prolungare all’infinito il gioco di specchi, dovrei concludere: bella citazione, ma non credo del tutto che sia un bene non credere del tutto a qualcosa.