Nella Capitale troppi termini vengono deformati dall’influenza del romanesco. Non bastasse, nel linguaggio comune parlato dagli indigeni sopravvivono ancora alcune espressioni politicamente non corrette. Segue un breve elenco di proposte per ricondurre tali deformazioni a un minimo comune denominatore di presentabilità e decenza.
In via di aggiornamento.
Ipercorrettismi
Aldeidi
Il nostro caro angelo
di Raffaella Guidi Federzoni
Si dice che quando cala improvviso il silenzio in uno spazio affollato e rumoroso è perché sta passando un angelo. Un momento sospeso, prima che riprenda il traffico e la conversazione. Un attimo in cui sarebbe bene non pensare, ma solo avvertire quel muoversi angelico di ali.
Noi siamo sensi e pensiero, quando ci va bene riusciamo a farli convivere decentemente nella nostra carcassa umana, mandarli avanti più o meno in parallelo senza grossi traumi. La nostra avventura esistenziale ci presenta piaceri e difficoltà, con i sensi apprezziamo i primi e col pensiero cerchiamo di trovare soluzioni alle seconde. Così, quasi sempre, viviamo.
A colpo sicuro
di Rizzo Fabiari
Ci sono vini che lottano contro la forza di gravità, beethovenianamente, e vini che la trascendono, mozartianamente. Vale anche per lo stile dei singoli produttori, sebbene sia una proiezione analogica più ardua da attribuire nella selva di variabili tra vigneti, andamenti climatici, difficoltà vendemmiali, imprevisti in vinificazione, chimica imponderabile dell’evoluzione in bottiglia.
Polpette e rosmarino
di Raffaella Guidi Federzoni
Gli ingredienti sono tutti lì allineati, carne di manzo macinata, parmigiano grattugiato, aglio, pan grattato, sale, pepe, noce moscata, olio, vino bianco, un poco di salsa di pomodoro e, naturalmente, rosmarino.
Tutto comincia e finisce da una città che non è solo un luogo urbano, ma l’espressione materiale di un’esperienza metafisica, intesa come al di fuori e al di sopra, percettibile come “da lontano” quindi nella sua essenza, alterata.
Ci sono città più belle di altre, in Italia ed in Europa, nell’area mediterranea, esempi architettonici meravigliosi e classici, ricchi di stratificazioni culturali ed artistiche. Ci sono città del Nuovo e Nuovissimo Mondo che trasmettono l’ansia e la corsa verso il futuro, libere da condizionamenti storici e vibranti di novità. Ci sono formicai umani in cui la verticalità delle costruzioni, sempre più alte e sfacciate, calpesta la vita dei singoli con arroganza. Moderne torri di Babele destinate ad essere rimpiazzate nel giro di un paio di decenni.
Specie reietta
di Raffaella Guidi Federzoni
Trattandosi questo di luogo accademico, gli argomenti spaziano in tutti i campi della conoscenza. Oggi vorrei dedicarmi allo studio approfondito ed aggiornato relativo ad una specie ormai reietta nella sua forma originaria, e costretta a mutazioni genetiche profonde per sopravvivere. I troppo precipitosi son già lì che scandiscono “Giornacritichista”, ma li devo deludere. Del futuro esistenziale di tale specie se ne è già trattato qui ed anche altrove.
La mia attenzione analitica è invece diretta a ben altra categoria umana, una volta indispensabile ed ora non si sa, di una figura professionale costretta al camaleontismo per garantirsi una seppur umile sopravvivenza: l’ENOLOGO.