Archive for gennaio, 2013

31 gennaio 2013

Michelangelo a parte

tratti di Michelangelo

Siamo lieti di ospitare il post di un nuovo amico degli Alterati, Faro Izbaziri da Busto Arsizio. Nella vita pilota di tinelli, grande appassionato di vini, Faro visita almeno cinque cantine all’anno. Oggi ci manda un breve ma vivido ritratto di un produttore di vini famosi.

arabesco

Conversazione con un produttore che non solo è contro la critica specializzata, non solo è contro le degustazioni comparate in genere, ma è pure contro le degustazioni in genere. E forse anche contro la vendita del suo vino in genere.

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29 gennaio 2013

Il Sagrantino comme il faut*

cantante lirico

di Fabio Rizzari

Filippo Antonelli, titolare dell’azienda omonima di Montefalco, ha organizzato ieri a Roma una degustazione di annate recenti e meno recenti del Sagrantino della casa. Non potendo partecipare alla serata per impegni pregressi sono stato gentilmente accolto da Filippo in mattinata. Ho potuto così assaggiare i vini senza purtroppo godere della compagnia dei miei colleghi, ma in grazia di Dio per la tranquillità e il silenzio da biblioteca dell’ampio salone che ospitava l’incontro.

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28 gennaio 2013

Uno liquore soavissimo

lionardo

Matteo Bandello fu scrivitore e alterato: alterato dal “mal d’amore” per Violante Borromeo. Fu pure vescovo, ma vescovo piuttosto mondano. Lo testimonia l’infiammata lode al vino della Novella VI:

Chi non sa che il buono vino maturo, chiaro e odorato è uno liquore soavissimo, vero sostenimento della vita umana, rigeneratore degli spiriti, rallegratore del core e restauratore potente e efficacissimo di tutte le vertuti e azioni corporali?

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25 gennaio 2013

Uno sguardo sul futuro

bottiglia del futuro

di Rizzo Fabiari

Molti anni fa, prima di specializzarmi in passatologia, ho studiato e poi dato un esame su “Elementi previsionali di quello che è al momento di là da venire” con il famoso futurologo campano Gioacchino Antiveduto. Il professore è oggi in pensione. L’ho chiamato al telefono: non si ricordava di me ma dopo una blanda insistenza (ho minacciato di nascondere tra gli scaffali della sua libreria la raccolta integrale degli Atti Parlamentari di Mara Carfagna) ha gentilmente acconsentito ad aiutarmi nel formulare un quadro probabilistico sulle invenzioni che semplificheranno la vita dell’enofilo medio nei prossimi decenni. Ecco le principali:

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23 gennaio 2013

Ossessione e passione – un pensiero su Max Cole

c1

 di Armando Castagno

“You the spirit who resides everywhere
who remakes the silent stones to speak again,
I have come to question you”.
(Canto Cherokee)

Ho deciso che avrei scritto qualcosa sul lavoro di Max Cole la prima volta che ho visto dal vivo una sua opera. Fu a Villa Menafoglio Litta Panza, a Varese, quasi tre anni fa; ero giunto alla Villa in perfetta solitudine una assolata domenica mattina di luglio. Arrivai impreparato; ne avevo letto su un libro di Giuseppe Panza di Biumo, ma non ricordavo nemmeno, confesso, che Max Cole fosse una donna. Avevo da poco appreso che i capolavori di Rothko, Rauschemberg, Kline, Lichtenstein, Oldenburg, Beuys e Fautrier erano ormai emigrati dal patrimonio del grandissimo collezionista italiano sopra citato verso il MOCA di Los Angeles, dopo essere stati offerti invano alle istituzioni nazionali a un dodicesimo del loro valore, oggi stratosferico.

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21 gennaio 2013

3D

3d anni cinquanta

di Raffaella Guidi Federzoni

Non mi sembra tanto folle e neppure un originale parto della mia fantasia alterata. Qualcuno sicuramente l’ha scritto o pronunciato prima di me. Son qui che cerco di mettere giù le impressioni degustative sgorgate dall’assaggio delle nuove annate dei miei vini. Ogni anno accompagniamo l’uscita di questi con delle schede tecniche. È un lavoro di routine, le descrizioni devono essere semplici, esplicative e conformi. Devono anche riuscire a catturare l’immaginazione di chi le legge, trovando corrispondenza con quello che berranno. Soprattutto non devono risultare noiose o ripetitive. Non è facile.

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18 gennaio 2013

Est modus in rebus

Celibidache-Sergiu

di Faro Izbaziri

Dopo un concerto Sergiu Celibidache, il più grande direttore d’orchestra della storia della nostra squallida razza – dagli umanoidi di Kubrick a oggi (oggi alle nove e mezzo di mattina) – a una tizia inutilmente trillante che continuava a ripetergli “è stato bellissimo, maestro”, disse lapidario: “no, signora, non è stato bello: è stato vero”.

Questa potrebbe essere una buona distinzione anche per i vini: vini veri e vini finti. Non dico vini falsi, che è un’altra faccenda ancora: un falso Latour, un falso Pétrus e simili. Dico finti rispetto a veri: quelli ottenuti con molte manipolazioni e artefazioni e quelli ottenuti con pochi passaggi essenziali.

Ma mi rendo conto che anche così non si arriva al nocciolo. “Valutare caso per caso” rimane l’unica ricetta universale.

16 gennaio 2013

Caffè Borghetti

caffè borghetti

di Mauro Erro

La prima soluzione idroalcolica che ho bevuto con una certa continuità e con il consenso di mio padre, allora necessario, è stato il Caffè Borghetti. Avevo dieci anni, il Napoli calcio aveva conquistato il suo primo scudetto ed io ero entrato a far parte di quell’esclusivo club di maschi adulti che si recavano la domenica mattina allo stadio San Paolo. Ne facevano parte zii, cugini, amici, tutti coloro che stazionavano dalle parti di via Pietro Castellino, dove sono nato e cresciuto, e che frequentavano il salone del barbiere che si trova proprio all’inizio della strada.

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