di Giovanni Bietti
Il rapporto di Verdi con il vino è strettissimo, e non è quindi un caso che le sue opere contengano alcuni dei Brindisi più celebri di ogni tempo: il Brindisi della Traviata, ad esempio, o “Innaffia l’ugola, trinca, tracanna”, la stupenda scena di ebbrezza all’inizio dell’Otello; per non parlare poi della figura di Falstaff, che passa metà del suo tempo nell’Osteria della Giarrettiera bevendo Xeres e maledicendo “gli osti che dan la calce al vino”.
Verdi era nato in una famiglia naturalmente legata al vino: il padre Carlo gestiva nel villaggio di Roncole una piccola Osteria con rivendita di vini; e la stessa attività esercitava, in un villaggio vicino, la famiglia della madre. Il legame con le sue terre (quelle che oggi vengono chiamate proprio le “Terre Verdiane”) e con i loro prodotti era quindi profondo e viscerale; e infatti, non appena ne ebbe la possibilità economica Verdi acquistò una vasta tenuta agricola a Sant’Agata – ancora oggi visitabile – e vi impiantò una intensa attività che dirigeva egli stesso, con grande energia e passione.