
di Shameless
Alla fine della mia lontana adolescenza pescai nella fornitissima libreria dei miei genitori un libro pubblicato nel 1955 e lo lessi con gran divertimento; si trattava del “La vera signora” scritto da Elena Canino, un condensato di conservatorismo borghese tendente al patriarcato. Una lettura molto godibile di cui ancora ricordo diversi passaggi.
Uno di questi riguardava come la Vera Signora dovesse comportarsi nel caso – molto improbabile – che si trovasse a viaggiare da sola: mai e poi mai, le era permesso di mangiare fuori la sera, pena la sottrazione perenne dell’attestato di Vera Signorilità e il marchio infame di “donna ordinaria tendente al volgare”.
Sulle base di quanto sopra devo ammettere di essere molto ordinaria e senz’altro volgare.
Non ne posso fare a meno, viaggio sola, mangio fuori da sola la sera e bevo anche; ne ho necessità per mantenere l’ottimismo esistenziale, cara Elena Canino che ti stai rivoltando nella tomba.
Mi sembra ormai futile classificare una persona umana di sesso femminile in base a certi comportamenti che in una figura umana di sesso maschile sono considerati legittimi e normali.
C’è ben altro di cui preoccuparsi e discutere, persino nel mondo superficiale del “social” nostrano.
Questa è solo la mia testimonianza, riassunta in un momento che è l’insieme di tantissimi momenti veramente accaduti.
Si tratta di una sera di domenica prima dell’inizio di una settimana aliena, in una città nuova, intensa di appuntamenti con sconosciuti. Anche la settimana che si sta concludendo è trascorsa con una trama simile, quasi uguale. Tale ripetizione attenua il senso di lontananza da qualsiasi cosa faccia parte della mia comfort zone. Lo attenua ma non lo cancella.
Per questo ci vuole un libro.
Ci vuole un momento prolungato sola con me.
Ci vuole un vino.
Il luogo è un ristorante in una città extraeuropea, probabilmente nordamericana; piccolo o piccolissimo. Un ristorante greco, o libanese, o francese, o spagnolo; senz’altro mediterraneo ma mai italiano. La mia postazione è in angolo con il muro alle mie spalle perché mi ci sento più sicura.
Il libro è maneggevole, entra in borsa. Un tascabile da cui spunta un segnalibro, più o meno a un terzo delle pagine totali. Lo apro dopo aver ordinato cosa mangiare e dopo aver scelto il primo bicchiere vino che mi viene portato quasi subito, interrompendo la lettura. Non è mai un vino eccezionale, qualche volta è appena mediocre. Però serve a decomprimermi, a introdurmi nella solitudine di cui bisogno. Mi sono fatta portare la lista dei vini, un libretto smilzo che nell’unica pagina dedicata ai vini al bicchiere offre quattro scelte per i bianchi, un solo rosato e quattro opzioni per i rossi. Seleziono il meno peggio, un bianco a qui seguirà un bicchiere di rosso.
So già che berli non mi esalterà, ma mi renderà contenta e pacifica.
Sorseggio, riprendo a leggere, sorseggio di nuovo. Arriva il mio unico piatto di cibo. Divido tutto in bocconcini, come si faceva da bambini. Questo perché una mano sarà occupata dal libro, l’altra sarà sufficiente per utilizzare la forchetta o il bicchiere, senza distrarmi dalla lettura.
Tutto qui, non più di novanta minuti a cui ne seguiranno circa quindici di passeggiata durante la quale elaborerò la cena, la bevuta e la lettura.
Io bevo sola da anni in luoghi pubblici la sera e non provo alcuna vergogna nel farlo, anzi, mi considero privilegiata. A causa della mia età sono diventata invisibile, nessuno mi critica e nessuno mi disturba. Non lo faccio mai per superare la tristezza o il disagio, solo per vivere al meglio il presente.
Ci saranno poi momenti in compagnia, sicuramente più numerosi. Momenti in cui il piacere sensuale del sorso verrà condiviso; anche questi importanti.
Non si tratta mai di esagerare, ma di godere con misura.
L’isolamento può essere una tragedia, la solitudine un lusso.
Cara Elena Canino, che vuoi che ti dica, abbiamo ancora tanta strada impervia da percorrere noi donne, ma qualcosa è cambiato in meglio, fattene una ragione.
