Elegia per i vini bruttarelli

di Fabio Rizzari

Per vini bruttarelli non intendo i vini brutti, cioè i vini difficili da bere perché troppo pesanti, o troppo alcolici, o troppo tannici, o aspri, o molto difettosi perché pieni di puzze e puzzette.
Intendo i vini sani, franchi, rustici, che non hanno alcun tratto di “eleganza”, “finezza”, “aristocraticità”, “classe superiore”, “complessità”, “profondità”.

L’opposto insomma dei vini cotonati, tirati a lucido, cesellati in ogni dettaglio aromatico e gustativo: i “premium wines” tanto cari agli stellati e ai collezionisti danarosi.
Se parlassi di cani i vini bruttarelli sarebbero randagi e i premium wines dei levrieri afgani pettinati/cardati ogni quarto d’ora.

I vini bruttarelli non sono facili da trovare, perché un numero crescente di produttori ne scimmiotta alcune caratteristiche esteriori e li vende furbescamente come vini naturali. Riassorbiti dentro la categoria vinnaturalista – dove si trova di tutto, dai vignaioli onesti agli speculatori -, i vini bruttarelli si ritrovano confusi in una nuova moda e finiscono sotto i riflettori del trendy e del cool, oltre che, naturalmente, del politicamente corretto.

A ben guardare, i vini bruttarelli non esistono quasi più. Fino grosso modo a una ventina d’anni fa poteva capitare di imbattersi in un vino bruttarello in qualche trasferta. Ricordo confusamente, per dire, un Fortana anonimo bevuto in una trattoria di Ferrara. Non aveva alcuna pretesa di affiliarsi a una qualche congrega ufficiale, “convenzionale” o “vinnaturista” che fosse. Un’etichetta bruttarella, un gusto certo non fine, piuttosto tagliente, ma con una sua grazia scontrosa.

Le vecchie pubblicazioni di veronelliana memoria sono ricche di nomi di vini che posso solo immaginare bruttarelli: Attafi, Bianco Brusco, Cesnola, Ciclopi, Colatamburro, Dorato di Sorso, Favagreca, Guncinà, Ieracare, Mesolone, Naccarella, Pannarano, Roccasusella, Serprina, Trasfigurato di Seminara, Tremezzino, Vitulano, Zucco. Nomi peraltro bellissimi.
Anche loro appartengono al passato*.

*che un meglio informato sull’argomento (io non ho fatto controlli su eventuali sopravvissuti) puntualizzi “attenzione, il Favagreca si produce ancora nelle frazioni di Altomastro, Fredo Castrense e in tutta la provincia di Girmona” non cambia la sostanza del discorso

One Comment to “Elegia per i vini bruttarelli”

  1. Avatar di spanna

    Cribbio, il Mesolone è un Bramaterra del Sig.Barni che ho bevuto secula saeculorum quando il Bramaterra, la tipologia, faceva parte, a pieno titoli, dei vini bruttarelli…

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