
di Shameless
«Tutti hanno detto “Embè”?
Come in “e allora?” Come in “una scrollata di spalle”, o “cosa ti aspetti da me che faccia”? O “in realtà non me ne frega un cazzo”, o “effettivamente sono d’accordo, a me va bene”.
Okay, non tutti lo hanno detto. Sto parlando colloquialmente, come nella frase “tutti lo fanno”. Voglio dire, era un chiaro segnale, allora, di quel momento particolare; genere cartina di tornasole, questa nota sprezzante. Divenne di moda in quel periodo di comportarsi come non importasse. Divenne di moda anche insistere che chi se ne interessava o dicesse che se ne interessava, era o un perdente senza speranza o qualcuno che sfoggiava.
Si tratta di un secolo fa.
Ma non è così – è letteralmente solo da qualche mese che persone vissute tutta la loro vita in questo paese, o gran parte della loro vita hanno cominciato a essere arrestate e minacciate di deportazione: “embè”?
Quando un governo ha chiuso i battenti del proprio parlamento perché incapace di raggiungere i risultati sperati: “embè”?
Quando tanta gente ha votato gente al potere che l’ha guardata negli occhi e ha mentito: “embè”?
Quando un continente bruciava e un altro si stava liquefacendo: “embè”?
Quando gente al potere in tutto il mondo ha iniziato a eliminare gruppi di persone in base alla religione, etnia, sesso, dissenso politico o intellettuale: “embè”?
Ma no. Vero è che non tutti lo hanno detto.
Di gran lunga.
Milioni di persone non l’hanno detto.
Milioni e milioni, in tutto il paese e in tutto il mondo hanno visto il falso, i maltrattamenti a persone e al pianeta e si sono espressi a riguardo con proteste, scrivendone, parlandone, votando, con l’attivismo, alla radio, in televisione, attraverso i social media, tweet dopo tweet, pagina dopo pagina: “embè”?
Quella stessa gente che conosceva il potere di dire embè? a chi ha detto alla radio, in televisione, attraverso i social media, tweet dopo tweet, pagina dopo pagina: embè?
Voglio dire, posso passare tutta la mia vita a compilare liste a riguardo, parlandone, dimostrando con fonti e grafici, esempi e statistiche, quello che succede nella Storia quando si rimane indifferenti e quali sono le conseguenze della crescita in politica dell’indifferenza, argomenti che chiunque voglia sconfessare poi può respingere in un istante con un energico e semplice “embè”? »
Summer, Ali Smith, 2020
La traduzione è mia, chiedo perdono.
La prosa di Ali Smith non è facile, i suoi temi forse troppo “insulari”, le trame complicate e quello che scrive ha sempre un sentore fin troppo politico.
Però la Nostra è una grande scrittrice per come colpisce e rimane.
Questo incipit per me è oggi importante. Oggi, che mi sembra di vivere l’ennesimo dejavu; oggi che parlano o scrivono in troppi, mentre quei pochi che veramente hanno in mano le nostre vite e il nostro mondo, si guardano bene dall’esporsi sui social ma delegano a varie marionette notizie manipolatrici.
Questo “oggi”, che ormai mi vede sempre più silenziosa davanti a un bicchiere di vino; almeno quello è buono, appagante e ancora vivo.

Lascia un commento