Continuando in Sicilia – prima parte

Tom Sawyer di Rockwell

di Raffaella Guidi Federzoni

Terra Bruna

Il poeta aveva scritto “The road not taken”. Noi, proprio quella abbiamo presa, trovandoci a percorrere quindi una strada parallela, più curvacea e stretta, di quella principale.

D’estate, all’ora di pranzo, non c’è nessuno da queste parti. Regna una calma assoluta, rinforzata dalla luce forte e bruna. Bruna come la terra intorno alle viti basse e coniche. Il loro fusto largo e massiccio, sproporzionato rispetto all’altezza dell’alberello, rivela un’età superiore alla mia. Tutto ciò mi consola mentre mi siedo su di un muretto a secco e ciondolo le gambe come un ragazzino. Se una vite ha superato il mezzo secolo ed è ancora così ricca di energia e vibrante di forza ce la posso fare anche io.

Poco più in alto si avverte la presenza del vulcano, un gigante dormiente fino ad un certo punto. Due giorni dopo saliremo in cima e potremo constatare come un suo improvviso risveglio qualche anno fa abbia provocato una devastazione ancora non cancellata.

Intanto sto qui, persa nel tempo a guardare l’ordine delle parcelle più o meno grandi, piccole, minuscole. Sedersi su di un muretto a secco e guardare una vigna con dei confini vicini e di misura limitata può sembrare noioso a molti, a me no. Conto il numero di piante per filare e moltiplico. Penso al lavoro tremendo di schiena e di gambe. Penso che non ci sia trattore in grado di passare attraverso lo spazio ristretto, solo una motozappa tenuta da due braccia forti, granitiche.  Penso al mio amico più al nord di questo continente e alla sua vigna, anche quella così difficile.

Qui, sotto al vulcano, ci sono vigne che valgono oro. The Gold Rush è cominciata da tempo, ora si cominciano a consolidare i primi risultati. “ETNA” è un nome facilissimo da ricordare anche per chi non conosce una parola di italiano. Più difficile, ma non impossibile, i nomi dei vigneti, o contrade, a volte piantati troppo in alto per rientrare nella denominazione. Queste vigne producono vini eleganti, lunghi, pigramente aggraziati, a volte nervosetti in gioventù. Vini che sciabolano in bocca o che aggrediscono improvvisi come fiammate magmatiche. Vini di carattere e particolari che hanno bisogno di un polso fermo per essere domati. Ci stanno provando in molti a farlo e la strada da percorrere non è ancora terminata. Ma il posto vale la pena. Quel che si beve adesso è molto ben augurante.

Potrei continuare a scrivere di come ad un certo punto sono saltata giù dal mio muretto e ho raggiunto chi mi aspettava affamato. Di come alle tre del pomeriggio siamo approdati i un luogo accogliente, con il ristoratore che  ci ha accolto senza lamentele per l’ora tarda. Di come ci siamo divorati due piattate di pasta con i fagiolini locali e zucchine dell’orto lì dietro, fiori compresi. Due piccoli capolavori per la semplicità e la freschezza. Annaffiando il tutto con il contenuto di una bottiglia suggerita dallo stesso oste.  Un vino esemplare per equilibrio fra presenza alcolica e sapidità, un compagno del cibo, non un dittatore.

Così potrei andare avanti a novellare di questo primo giorno alle pendici dell’Etna e del giorno successivo, passato a seguire come ogni moglie devota il mio Homo Golfico, su e giù per diciotto buche, felice di una pausa dalla full immersion  vinosa alla quale lo stavo sottoponendo.

Invece mi fermo, rimango seduta ancora un poco a guardare i terrazzamenti vitati su bruni terreni vulcanici, sentendomi un poco Tom Sawyer, con i piedi ciondolanti che sbattono contro i sassi del muretto.

(continua)

2 commenti to “Continuando in Sicilia – prima parte”

  1. tom sawyer era il mio personaggio preferito quando ero piccolo. forse anche ora che sono grandicello.
    Ps: Salutami tanto l’homo golfico. e digli che prima di morire voglio dare almeno una mazzata ad una pallina da golf :-)

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