
di Armando Castagno e Fabio Rizzari
Parafrasando il celebre Gianfranco Vissani, che in un’antica videocassetta del secolo scorso parlando della cucina di pesce esordiva esclamando“Il pesce è una cosa immenza”, noi possiamo tranquillamente affermare che il Chianti Classico è una cosa immensa. Talmente immensa che la seguente degustazione non ha alcuna pretesa di a) completezza et esaustività; b) coerenza assoluta tra vini di pari annata e sottozona.
Si tratta più semplicemente di un assaggio estemporaneo di alcune decine di Chianti Classico di recente produzione. Estemporaneo, ma condotto con tutte le accortezze che una degustazione tecnica richiede: temperatura controllata, bottiglie rese anonime, batterie suddivise per tipologia. Per mettere un po’ di pepe – ma non certo di salsa Worcester – nell’insieme, abbiamo poi infilato di straforo alcune bottiglie di altre aree, anche non toscane. Il risultato è il seguente (per ogni vino le prime note sono castagnesche, le seconde rizzariane):
