Alterazioni

Matthau alterato

Avere una visione sobria e razionale delle cose è una virtù, ma non sempre e comunque. Semel in anno licet alterare. Qui siamo alterati dal vino, come scritto e riscritto; ma non soltanto. Alterato è anche altro da sé, quasi letteralmente. Di qui il motto accademico, longe alius, di lontano è un altro. Come l’umile pedone degli scacchi che, quando riesce a raggiungere l’ottava traversa, si trasforma in un pezzo diverso. O come il bevitore di vini, che comincia con il Moscato Rosa della ditta Mogen di Malaga e negli anni arriva al Vosne Romanée Les Gaudichots.

Giriamo intorno al radice del termine e troviamo anche altero. Sulle prime un aggettivo antipatico, scostante. Eppure in altero c’è dell’altro: appunto.

La voglia c’hai non ven di saggio loco
ché foll’è chi s’impronta di volere
l’altera cosa sottoporre al poco
ed in sua propietà ferma tenere:

ché chi non dole non sa che sia gioco,
ma chi dispiace sente lo piacere:
chi pur guardasse e non tocasse il foco
non crederia potessegli nocere.

Onde tu, che guardando inamorasti,
prendesti il foco ‘nanti a lo sprendore:
se ‘ncendi è ben ragion, ché non pensasti;

s’io sono amanza d’altero valore
e tu se’ basso, male t’impigliasti
credendome conquider per amore.
Chiaro Davanzati

Richiesto di un parere nel corso di uno scambio epistolare, l’amico Pietro Cataldi, docente della Letteratura Italiana presso la Università di Siena, ci manda una prima, sintetica ricognizione di altero:

“(…) Direi che “altera/o” possono valere come ‘alto/a’, ma anche ‘altèro/a’: entrambi i sensi sono attestati nei suoi paraggi, ed entrambi sopportano il significato in questo sonetto. D’altra parte i due significati sono ovviamente contigui e perfino compresenti nella valorizzazione medievale dell’alto come sede del valore, tanto più che ‘altèro’ non implica spocchia ma innanzitutto giustificata consapevolezza e oggettiva collocazione elevata. Riporto qui due bei versi, a questo proposito, del contemporaneo Bonagiunta Orbicciani: “Altera sovra l’altre inalturate,/ lo meo volere vol ciò che volete” ecc.
Ci si vede bene, fra l’altro, che “altero” e “alto” tendono a combaciare.”

Tutto ciò sembrerebbe posto in rilievo qui per rafforzare il senso di un asse verticale: alterato/altero/alto in contrapposizione a normale/dimesso/basso. Ma in questa autodefinizione ci sarebbe giustappunto molta alterigia. No. Si tratta invece soltanto di capire meglio la complessità semantica intorno all’alterazione, che nell’attività accademica cerchiamo di valorizzare nella forma sviluppata invece in orizzontale: sobrio e razionale/alterato e irrazionale.

One Comment to “Alterazioni”

  1. Si potrebbe andare avanti a lungo, dissertando sul significato della radice “Al” e le sue diramazioni. Rimane che da queste parti si abbandona una certa sobrietà – per me più che razionale, conformista – a favore di un’ebbrezza libera e libertina, nella scelta degli argomenti e nel modo di esporli.

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