Vino e crimine

di Fabio Rizzari

Nelle pulsioni più inconfessabili dell’appassionato di vino davvero maniacale si nasconde talvolta la fantasia di potersi intrufolare in una cantina piena di bottiglie preziose e di poterne arraffare a decine.

Nel corso dei decenni ho affrontato due o tre volte lo scivoloso soggetto con qualche collega sparso e con vari conoscenti affetti dal morbo dell’enomania bilaterale spondiliforme cronica.
Tutti, chi più chi meno, non si sono tirati indietro nel confessare questo curioso desiderio allucinatorio.

A voler ammantare di toni elevati il tema, che è piuttosto basso, si può tirare in ballo la cultura, anzi la Cultura con la c maiuscola.
Scrive il generatore di aforismi Oscar Wilde: “non esiste nessuna differenza fondamentale tra crimine e cultura” (Pen, pencil and poison, 1889).
Perciò un buon bevitore, che è di solito un uomo di cultura, è anche in potenza un buon criminale*.

Possiamo peraltro trovare tracce storiche di questa pratica in repertorî insospettabili, come ad esempio in quello operistico. Nell’opera Le Comte Ory Gioacchino Rossini descrive il furto di un bel po’ di buone bottiglie dalla cantina del Castello di Formoutiers (libretto in francese):

Raimbaud
Près des vins de Touraine,
Je vois ceux d’Aquitaine:
Et ma vue incertaine
S’égare on les comptant.

Là, je vois l’Allemagne;
Ici, brille l’Espagne;
Là, frémit le Champagne
Du joug impatient.

Le choeur

C’est divin, c’est charmant!

(…)

Le comte Ory, ses compagnons
(ôtant les bouteilles du panier)
Buvons, buvons soudain!
Qu’il avait de bons vins
Le seigneur châtelain!

Pendent qu’il fait la guerre
Au Turc, au Sarrasin;
A sa santé si chère
Buvons ce jus divin.
Buvons jusqu’à demain.

Quelle douce ambroisie!
Célébrons tour à tour
Le vin et la folie,
Le plaisir et l’amour

Che si traduce a grandi linee:

Raimbaud
Vicino ai vini della Turenna,
vedo quelli dell’Aquitania:
e la mia vista incerta
si smarrisce nel contarli.

Là vedo la Germania;
qui brilla la Spagna;
là freme lo Champagne
impaziente del giogo.

Coro
È divino, è incantevole!

(…)

Il conte Ory e i suoi compagni
(prendendo le bottiglie dal cesto)
Beviamo, beviamo subito!
Che ottimi vini aveva
il signor castellano!

Mentre lui fa la guerra
al Turco, al Saraceno,
alla sua cara salute
beviamo questo nettare divino.
Beviamo fino a domani.

Che dolce ambrosia!
Celebriamo a turno
il vino e la follia,
il piacere e l’amore!

Personalmente ho avvertito la forza magnetica del crimine scendendo nelle cantine di ristoranti prestigiosi. In queste circostanze, in parte per doverosi freni morali (20%), in parte per mancanza oggettiva dell’occasione propizia (80%), non ho mai adito le vie furtistiche.

Qualche esempio? Da Pinchiorri (dove bevvi a suo tempo un iperuranico Montrachet Ramonet 1983) sono rimasto sbalordito dalla sezione dei bianchi borgognoni, dalla struttura piramidale della catasta di Mouton-Rothschild 1986, dalla stordente collezione di rossi di Henri Jayer.
Alla Tour d’Argent di Parigi sono transitato a pochi centimetri da alcune bottiglie di Mouton 1945, ho sfiorato con il lembo della giacca il collo di un Grands-Echezeaux 1935 DRC, ho avuto le lacrime agli occhi leggendo l’etichetta di un Corton-Charlemagne 1986 de chez Coche Dury.

Più stimolante sarebbe poter rubare qualche flacone pregiato a un grande collezionista, che per la natura stessa della sua impresa – una collezione estesa o addirittura sterminata di grandi vini – tradisce i limiti psichici del culto dell’harem e dell’esibizionismo. Le remore etiche sarebbero quindi molto meno attive e anzi il crimine sarebbe consumato con grande gioia interiore.

* lèggasi ovviamente allo stesso modo: “una buona bevitrice, che è di solito una donna di cultura, è anche in potenza una buona criminale”

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