di Raffaella Guidi Federzoni
Nei miei tempi lontani e giovanili lavoravo per un notissimo gioielliere romano, allora votato alla produzione di oggetti di altissimo artigianato e non ancora diventato un marchio internazionale del lusso. Condividevo l’ufficio con la gemmologa, cioè la persona addetta a scegliere le pietre preziose e semipreziose che sarebbero state incastonate nell’oro e nel platino per la gioia delle donne e la disperazione degli uomini e del loro portafoglio. Passavano su quel tavolo brillanti, smeraldi, rubini e zaffiri di diversa qualità.