di Giampaolo Gravina
Ero lì che aiutavo mia figlia alle prese con Baudelaire, quando sono inciampato in un verso che non esiterei a definire come una legittimazione delle più autorevoli del nesso tra il vino e gli Alterati. Intendiamoci: non è che agli Alterati servano legittimazioni di sorta, essendo del tutto autoevidente la matrice vinosa del nostro permanente stato di alterazione. E tuttavia il passaggio mi ha molto colpito e merita un approfondimento. Siamo nella parte dei Fleurs du mal in cui è il vino a farla da padrone: e accanto al vino degli amanti, degli straccivendoli e degli assassini, Baudelaire dedica qualche verso anche al vino del solitario.