
Seconda e ultima parte dell’intrigante racconto Palato di Roald Dahl. Tratto da Storie impreviste (The tales of the unexpected, 1979), è nella traduzione dell’edizione italiana, per i tipi di Tea. Il finale suggerisce un metodo molto valido se si vuole fare bella figura in una degustazione alla cieca.
![]()
Senza perder tempo, Mike prese il vino, ne versò pochissimo nel proprio bicchiere, quindi, tutto eccitato, fece il giro della tavola per riempire i bicchieri degli altri. Ora gli occhi di tutti erano rivolti verso Richard Pratt, ne studiavano il viso mentre lui allungava la mano verso il bicchiere e se l’accostava al naso. Aveva una cinquantina d’anni, Pratt, e non aveva affatto una bella faccia. In un certo senso, era tutta bocca, bocca e labbra: le labbra tumide e umide del buongustaio di professione, con quello inferiore sporgente verso il basso al centro, il labbro pendolo ed eternamente aperto di chi non fa che assaggiare e gustare, addirittura la forma adatta per accogliere il bordo d’un bicchiere o un intero boccone.
