Stay hungry, stay foolish, eat crap!

scienziato moderatamente pazzo

di Raffaella Guidi Federzoni

Questa è una storia agghiacciante, quindi vera.

“Rob Rhineart, uno degli imprenditori, cominciò a risentirsi del fatto che dovesse mangiare…”, “Il cibo era un tale impegno…” “così cominciò a considerare il cibo un problema ingegneristico”.
Quanti anni ha Rob? Attualmente venticinque. All’epoca, un paio meno.

Cosa faceva Rob? Laureatosi in ingegneria elettronica al Georgia Tech, si trovava in un “appartamento claustrofobico nel San Francisco Tenderloin district”, sotto pressione con altri due studenti per creare una nuova idea tecnologica, dopo il loro primo fallimento. Del budget iniziale, fornito da una società di nome Y Combinator, gli rimanevano settantamila dollari.

Come fare per far durare questi soldi il più a lungo possibile? Vita sociale inesistente, l’affitto alto, inevitabile. Rimaneva il cibo su cui risparmiare. Da qui il suo ragionamento di cui sopra.
Rob arriva alla conclusione che “il cibo è una via inefficiente per avere ciò di cui si ha bisogno per sopravvivere”.

Per provarlo, il bravo Rob interrompe la sperimentazione di un nuovo software e si butta a studiare biochimica nutrizionale navigando su tutti i siti web americani correlati. Alla fine, stila una lista di trentacinque componenti nutritive necessarie alla sopravvivenza. Poi, li ordina su Internet, in polvere o in pillole. Una volta arrivati tutti a destinazione, li mescola insieme all’acqua. Il risultato è una bevanda dall’aspetto di limonata gommosa.
Come gli americani sviluppano e applicano la ricerca, nessuno.

Nonostante lo scetticismo degli altri due, Rob va avanti nella sperimentazione e dopo un mese pubblica un post dal titolo “Come ho smesso di mangiare cibo”. Nel senso che lo ha sostituito con una pozione chimica “deliziosa! Mi sono sentito come se avessi mangiato il miglior breakfast della mia vita.”

La pozione ha un nome, Soylent. Grazie ad essa è possibile risparmiare tempo e denaro. Grazie ad essa il fisico gioisce di un’alimentazione completa. Migliora la carnagione, il biancore dei denti, la consistenza dei capelli e scompare la forfora. Mi chiedo che aspetto avesse Rob prima. Prima, quando si nutriva di merdaccia fritta, di hamburger plastici, di pelle di pollo trattata e trasformata in polpettine.
La risonanza di tale portento è grande nell’ambiente dei computer-freak, perché risolve il problema di interrompere il lavoro per nutrirsi. Rob ed i suoi compari decidono di mettere da parte ogni altra iniziativa e di buttarsi nella produzione di cibo sintetico.

Per far questo avviano una campagna di finanziamento sempre tramite la rete. Per soli sessantacinque dollari è possibile ricevere una dose settimanale di Soylent. In un paio di ore superano i centomila dollari di sottoscrizioni. Ricevono anche fondi da finanziatori istituzionali della Silicon Valley, come il suddetto Y Combinator e Andreesen Horowitz.
Il prode Rob ribadisce che “La maggior parte dei nostri pasti sono dimenticati. C’è una separazione fra quello che mangiamo per utilità e funzione di sopravvivenza e quello che mangiamo per sperimentare e socializzare.”

Andando avanti nella lettura di questo articolo*, sono aumentati l’orrore e la fascinazione. Si tratta di una storia di follia e di successo. Non posso riportare tutti i punti salienti per motivi di spazio, mi limito a questi:

“Il luogo di nascita di Soylent, in San Francisco, è di fronte alla baia dove si trova Chez Panisse di Alice Waters, la mecca che definisce la gastronomia borghese in questo paese”…”Ma l’ethos dalla fattoria-alla tavola ha essenzialmente aggirato il proletariato, che è invece abbandonato a confrontarsi con le ricadute dell’industria alimentare a basso costo – obesità, diabete e, ironicamente, malnutrizione -.”

“Rhinehart non è un fanatico delle fattorie che lui chiama “industrie molto inefficienti.” …”L’agricoltura è uno dei lavori più pericolosi e sporchi… c’è troppo da camminare e da lavorare manualmente… sicuramente dovrebbe essere automatizzata.”

“La prima settimana (in cui ti nutri solo di Soylent) è molto brutta, perché scoreggi parecchio”.

“L’obiettivo principale di Rhinehart, comunque, è più ambizioso: la società sta sperimentando un olio omega-3 che proviene dalle alghe invece che da olio di pesce… così non ci sarà più bisogno di fattorie per produrre Soylent… ancora meglio sarà configurare un superorganismo produttore di Soylent: un solo tipo di alga che pompa fuori Soylent in continuazione.”

Il finale è questo:
(Nick chiede a Rob): “Come ti ti sentiresti se, dopo che un sacco di gente abbia mangiato Soylent, Soylent diventi la gente?” Rob risponde mostrando il suo torso atletico: “Me ne sono nutrito per un anno, e tutto quello che vedi è costruito grazie a Soylent.”

Epilogo numero uno

Lui: Ho letto l’articolo, è fantastico!
Io: Fantastico? Io l’ho trovato agghiacciante!
Lui: Ma scusa, questa è la soluzione allo sfruttamento dell’agricoltura da parte delle multinazionali, la fame in Africa e il nutrimento dei malati troppo deboli o impossibilitati ad ingerire cibo solido. Soylent è più economico e viene prodotto con materia prima che abbonda, tipo le alghe.

Io: Sì, ma ti rendi conto della mentalità? Ragazzi costretti a lavorare 24 ore senza interruzione, Soylent gli evita di mangiare e di distrarsi. E’ come l’invenzione di un catetere salvatempo per andare in bagno. E magari anche una manina automatica sotto la scrivania che adempie a qualche servizietto.
Lui: Tu pensi da italiana e da europea. Questi sono cresciuti a junk food, non hanno nessun interesse nel cibo. Per me ci sono molti più punti a favore che contro.
Io: Forse hai ragione tu. Forse il futuro sarà di generazioni che vivranno in pace, potranno nutrirsi senza sfruttare la terra, non litigheranno più, non ci saranno più guerre e tutti si vorranno bene.
Lui: Impossibile discutere con te, vuoi sempre aver ragione.

Epilogo numero due

Io: Sto scrivendo un post su un pazzo dell’età di tuo fratello che ha inventato una bibita nutrizionale che evita di mangiare e aiuta a lavorare sempre senza interruzione.
Figlio (deambulante verso il pc con un piattone di sformato homemade): quelli sono americani, che vuoi che ne sappiano!.

* THE END OF FOOD – Has a tech entrepreneur come up with a product to replace our meals? – di Lizzie Widdicombe – The New Yorker, 12 maggio 2014.

One Comment to “Stay hungry, stay foolish, eat crap!”

  1. Ogni volta che mi alzo ho paura di salire sulla bilancia, e mi propongo di non mangiare più cose buone, di fare più dell’ora di ginnastica quotidiana che evidentemente non basta a tenere sotto controllo il peso e di passare a schifezze come Soylent. Poi penso ad una vita di rinunce per arrivare ad una bella vecchiaia sana, piena di virile sport e in assoluta solitudine, perché il tempo dedicato all’attività fisica e l’impossibilità di condividere pranzi e cene ha frantumato la vita sociale, e mi chiedo; ma sono sicuro che è questo che voglio?

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