di Raffaella Guidi Federzoni
Il mio unico nuovo proposito per il 2018 è quello di leggere quanti più possibile “classici”, cioè libri scritti da autori ormai defunti e considerati indispensabili per la formazione culturale di un essere umano contemporaneo.
Sicuramente è un proposito ambizioso ed anche un poco presuntuoso, cosa definisce un classico e chi ha l’autorità per definirlo tale?
Ho messo da parte una risposta definitiva e mi sono buttata nella lettura, muovendomi un poco a caso, pescando dalla libreria di casa o sniffando in giro per bookstores qua e là nel mondo.
Prima di continuare vorrei un momento evidenziare come per me esistano due luoghi commerciali in cui mi aggiro per ore e che non potrei mai sostituire con l’acquisto via web: le librerie e le enoteche. Si tratta di compiacere l’occhio ed il tatto. Sono luoghi che per essere goduti richiedono tempo e buona volontà, concentrazione e solitudine. Mi ci devo perdere, avvolta nell’anonimato da un manto invisibile come Harry Potter.
La differenza nel mio svolgere il tempo lì dentro è che mentre posso sfogliare e leggere qualche pagina di un libro prima di comprarlo, non posso certo stappare una bottiglia ed assaggiare il vino così su due piedi. Il piacere sensuale e mentale però è molto simile.
Questa affinità fra la lettura ed il vino si riscontra nella definizione di “classico” anche per il secondo oggetto di piacere.
Procedendo nelle mie elucubrazioni, alzando ogni tanto gli occhi da un libro ed il naso da un bicchiere, a volte contemporaneamente, ho messo a punto un protocollo che semplifica il mio pensare a riguardo.
Un libro o un vino per rientrare nella categoria ha bisogno di almeno quarant’anni, o anche di più per affermarsi. Durante questo tempo deve continuare a piacere, essere letto o bevuto ogni volta confermando la sua qualità. Deve rimanere nella memoria collettiva come punto di riferimento. Deve attraversare indenne mode temporanee, cambiamenti di stile, avanguardie e contemporaneità.
Non necessariamente deve diventare un best seller, cioè quello più venduto, in vetta a classifiche strombazzate qua e là.
L’essenza di un long seller è nella ricerca da parte di una minoranza consistente che non smette di amarlo, una generazione dopo l’altra.
Si possono trovare motivi diversi per apprezzarne la forma, l’evoluzione, la trama. La sostanza però rimane nella perfezione della storia, dello stile, dell’impatto rivoluzionario e dirompente che marca e lascia il segno.
Mi si potrà obiettare che se un libro può essere considerato un’opera d’arte, un vino non lo è. Sono d’accordo, un vino è il frutto di un atto artigianale a volte di altissimo livello, ma il compierlo non è arte. Però io qui disserto sulla classicità di entrambi, non sulla loro parità artistica.
Durante questi primi mesi ho iniziato e concluso la lettura di:
Il buio oltre la siepe (in lingua originale)
Lolita (in lingua originale)
Delitto e castigo (in italiano)
La peste (in italiano)
Ed ho appena iniziato Moby Dick (in lingua originale)
Sono libri diversissimi fra loro, io sono veramente errabonda nelle mie scelte, ma in tutti ho trovato la stessa bellezza eterna che ne fa dei classici.
Lo stesso carattere lo trovo in alcuni vini a loro volta differenti nello stile e provenienza, sempre però con un motivo ricorrente ed antico, anche quando bevuti giovanissimi. Penso non solo ai rossi toscani come il Brunello di Montalcino o il Chianti Classico o Rufina, non solo alle migliori espressioni del nebbiolo piemontese. Per me sono dei classici anche alcuni Gavi, Friulano, Ribolla Gialla, Greco di Tufo, Verdicchio. Chiedo venia per tutto quello che non ho nominato e che meriterebbe la citazione, purtroppo la mia esperienza di assaggio è limitata, ma ci sto lavorando.
Così come ogni tanto riprendo in mano i Promessi Sposi e ogni volta mi stupisco della bellezza e fluidità di una lingua meravigliosa che è la mia anche se ancora non l’ho approfondita abbastanza.
Chi lo sa quali saranno i classici di domani, quel che sarà letto o bevuto dai figli e dai figli dei figli? C’è chi si sta adoprando per questo ed io spero di essere ancora in tempo per scoprirlo.
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