Weinakademie e orange wines

California Orange Wine

di Emanuele Giannone

Questa è semplice aneddotica, off topic e di basso profilo. Se interessano nomi e note e il resto è letteratura o noia, vae vobis: qui nulla troverete di tutto questo. Altrimenti benvenuti a Medana, Goriška Brda, ovvero Collio Goriziano-Sloveno. Lo sfondo è una mattina rovente. In barba al solleone, Aleks Klinec[1] è in vigna da ore a nebulizzar tisane autoprodotte. Sua moglie è in ferie. Nella gloria del disteso mezzogiorno sopraggiunge, tutt’altro che distesa, Mamma Klinec: due tedeschi alla porta, ansanti e assetati. L’ora è quella del pranzo, le paste fatte in casa e domači pršut in salama[2] chiamano, ma come astenersi dal soccorso? Avanti. Ed ecco avanzarsi gli eroi di Teutoburgo: uno rotondo e rubizzo, l’altro estenuato e compunto.

Io amo i tedeschi. Veramente. Forse è per questo che accolgo anche loro in tono sinceramente cerimonioso: ”Seien Sie herzlich willkommen und fühlen Sie sich wie zu Hause, im Nu bin ich mit einigen Flaschen und dazu einem guten Häppchen zurück[3]. Sincero e fuori luogo come Bruno Ganz cameriere islandese in Pane e Tulipani. Dall’altra parte, due sussulti e due gulp. Non se l’aspettavano. Mentre armeggio con bottiglie e cavatappi, avvio e reggo per un minuto buono una prolusione su famiglia e zona, denominazione e giaciture. Poi, inesorabile, arriva l’intoppo: il neurone fuori tempo, la chiave sintattica s’incaglia in un lemma ossidato e la sinapsi-acrobata stramazza. Cado, il tedesco ha colpito. Mi rialzo, rifiato. Il rotondo ne approfitta per sciorinare il suo sorriso più largo e vittorioso. Riconosco in quel momento la ciufa[4] e la trippa sintomatiche dell’ingegnere tedesco arrivato e in marcia forzata di ammanieramento alle cose buone. Non è antipatico, tutt’altro: è un tòpos, in effetti lo amo per il suo essere inconsapevole incarnazione di un personaggio di George Grosz. Per lui, là dove un tempo fu il Würstel con fiotti di finta senape, oggi tutto sa di Toskana e gourmand, terroir e Cramant. E ci tiene a mettere in chiaro: «Noi, è vero, siamo della Weinakademie di Salisburgo…». Vale un noi monticiani, tu borgataro. Lo smilzo arde con lui di voluttuosa rivalsa. Lo punto e prendo la mira. Accademia? L’omologo austro-tedesco dei degustifici istituzionali? Fuoco.

Weinakademie? DAS BEDAURE ICH ZUTIEFST.”.

Accademia del Vino? Sentite condoglianze, sono terribilmente dispiaciuto per voi.”.

Seguono lunghi secondi grondanti sconcerto, rotti dalla risata di catarsi e circostanza: loro ridono a ruota, gabbati e sudati e sgomenti ma sollevati. Adesso parte di slancio la batteria orange: Malvasia, Jakot, Ribolla, Pinot Grigio. I volti stingono nello straniamento, i nasi annaspano, le bocche trasaliscono. «Vi piacciono?» E il rotondo, dopo una batteria di beh e boh e uhm: «Veramente ci aspettavamo vini, come dire, più limpidi, fruttati, leggeri… vini diversi, direi typisch, come li avevamo studiati e assaggiati ai corsi. Diciamo dei buoni  Aperitiv-Weine… Questi non sono typisch.». Lo smilzo segue e annuisce. Capisco. Chiedo se abbiano mai conosciuto i famigerati Orangisti di Oslavia, mostri del calibro di Lenzuolo Bianco, Tre Buchi o Ossario. No? Non importa. Si è fatto tempo di servire i rossi. Nun verzeihen Sie mir die Unterbrechung, ich besorge die Rotweine[5]. Attraverso i cristalli della veranda li vedo confabulare e tergiversare e infine prendere coraggio per rivolgersi a mia moglie. Corro a origliare: «Signora? Signora, permette? In confidenza: Lei considera possibile che Suo marito abbia servito i vini sbagliati?». E l’interpellata: «Ehrlich gesagt halte ich’s für höchst unwahrscheinlich[6], ma qual è il vostro dubbio?» «Lui di questo ha detto Pinò Crìcio, ma questo deve essere Pinonuàr. Blauburgunder.» Si scambiano sguardi d’intesa. Sicuro: Pinònuar.

Trattavasi di ZGP Goriška Brda Sivi Pinot (Pinò Crìcio) Gardelin 2009. Ne hanno comprate due bottiglie. E ne hanno comprate sei di Jakot. E hanno preso ebbri e rubizzi la strada di Cormons alla volta di una nota carnezzerìa d’uve, dove le uve si squartano e si tagliano e si frollano. Ma sì, insomma, un noto centro di smistamento di Aperitiv-Weine.

Riferimenti bibliografici e non solo:

o Roberto Giardina, Guida per amare i tedeschi. Milano, Rusconi 1994.

o Friedrich Overbeck, Italia und Germania, olio su tela (1828). Neue Pinakothek, München.

o Werner Sombart, Tecnica e cultura. Lecce, Edizioni Kurumuny 2012.

o Ivo Kranzfelder (a cura di), George Grosz, 1893-1959. Taschen Basic Art, Taschen Verlag Berlin 2003

o Giovanni Trapattoni, conferenza stampa del 10/03/98 dopo Bayern Monaco – Schalke 04, http://www.youtube.com/watch?v=P9iymgbLkSQ

o Teho Teardo & Blixa Bargeld, Still Smiling. Rough Trade 2013.

o Elektro Guzzi, Elektro Guzzi. Macro Recordings 2010.


[1] Aleks Klinec è un vignaiolo di Medana, Goriška Brda (Collio Goriziano-Sloveno).

[2] Prosciutto e salame della casa.

[3] Siate i benvenuti, mettetevi a vostro agio. Sarò di ritorno tra un attimo con alcune bottiglie e in aggiunta un buon boccone.

[4] Voce dialettale abruzzese: sta per “grugno”, “cipiglio” etc.

[5] “Ora perdonatemi l’interruzione, provvedo a servire i Rossi.”.

[6] “In verità lo credo altamente improbabile.”.

One Comment to “Weinakademie e orange wines”

  1. “dove le uve si squartano e si tagliano e si frollano” è impagabile.

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