Grazie a un sostenitore dell’accademia alterata pochi giorni fa abbiamo potuto finalmente provare uno vino cinese. E non dei più scrausi: costosetto (sui 40/50 dollari) e ambiziosetto. Enologo francese a dispetto del nome bulgaro/calabrese “Chateau Nine Peaks”, uve internazionali, vigneti da qualche parte dei circa dieci chilometri quadrati di quella estesa nazione.
Profumi bisestili ma ambigui al tempo stesso (cit.), gusto equilibrato, finale morigerato.
Nella foto la stupefatione davanti alla bottiglia di uno alterato, il Preg.mo M.o Filos.o Giampaolo Gravina.
C’è tuttavia poco da scherzarci sopra: secondo alcune proiezioni, entro cinque anni, un decennio al massimo, la Cina diverrà il primo produttore di vini del pianeta. Estote parati.
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