di Fabio Rizzari
E mo’ bbasta, no? Come l’esercito planetario dei miei lettori – italici, danesi, lettoni*, indiani, bulgari – sa, da decenni faccio a testate contro ogni forma di luogo comune. Anche il principio più sacrosanto, se ripetuto supinamente come verità incontrovertibile, assume il timbro stridulo e irritante delle parole d’ordine.
Oggi mi sono svegliato con uno speciale risentimento verso il cliché del cibo e del vino “autentici”, “veri”, contrapposto dai saggi e dai dietologi al cibo e al vino industriali, “finti” per definizione.