rubrica settimanale provvisoria
a cura di Federico Maria Sardelli
… l’atomo più grande del mondo è il cosidetto “Carlone”, la particella grassa e viziata scoperta nel ’78 al CERN di Ginevra mentre ripulivano l’acceleratore nucleare dalle grosse caàte lasciate da quest’atomo obeso e viziato.
… per circumnavigare l’intero globo terrestre è necessario transitare (come fece anche il povero Pigafetta) dalle Isole Giorgio-Giorgio (così chiamate dal nome dei due scopritori). In questo paradiso ancora incontaminato, l’accoglienza ai visitatori è considerata sacra: l’imbarcazione che vi approda viene fatta oggetto di un fitto lancio di poponi marci (considerati dagli indigeni simbolo di fertilità). Appena approdati, una delegazione delle massime cariche del villaggio inizia la danza rituale: i simpatici indigeni si colpiscono ripetutamente il cavo del gomito con la mano sinistra mentre la destra agita il pugno chiuso, ritmando il tutto con l’emissione di scorregge fragorose verso i visitatori, che secondo l’antica religione indigena simboleggiano il fiato di dio. Poi i visitatori vengono fatti accomodare a sputi e bastonate nei malleoli (antica propiziazione d’amicizia) verso il centro del villaggio dove vengono sottoposti alla amichevole iniziazione detta “dello stronzolo”: gli anziani del villaggio producono appositamente per voi i graziosi manufatti (si fa per dire) che vi vengono poi tirati addosso per simboleggiare il comune legame con le forze della natura, mentre i più piccoli vi pisciano sui piedi in segno di fertilità; la bella accoglienza si conclude col riaccompagnamento all’imbarcazione tra file di ruti, pappine sulla nuca e urla disumane (che presso di loro rappresentano l’invito a ritornare), fino a che vi accorgete che la barca è stata tutta spalmata di merda (che per loro simboleggia l’immanenza dello spirito, mica come nella nostra ottusa cultura) e venite salutati con un secondo fitto lancio, questa volta di carogne di splendidi tapiri dalla gualdrappa, mentre la popolazione festante urla “‘Ndangùlo, ‘ndangùlo”, ultimo suggello di fratellanza.
… la più grande torta al cioccolato mai realizzata fu quella alla crema del famoso pasticcere cèco (ma anche cieco) Bubu Ciobàky che produsse addirittura con le sue mani e perfino senza lavarsele un superbo esemplare di torta alla meringa alta ben 12 centimetri, cifra pari a 1 decimetro e 2 centimetri (per essere esatti). La torta, che avrebbe potuto vincere il primato se fosse stata alla cioccolata anziché alle melanzane, come fece il povero Bubu per isbaglio, si rivelò veramente cattiva all’assaggio e nociva alla salute, ma anche d’una grandezza irrisoria, se paragonata all’immane manufatto del concorrente Bubu Lampugnani (Lampugnani è il nome), suo diretto cugino e autore d’un immenso cumulo di macerie tutte modellate a forma di torta e irrorate di acqua di pozzo per dar l’illusione (sì, ma ai citrulli) della cioccolata; ebbene, non ci crederete, eppure il primato (ambitissimo tra i pasticceri) fu guadagnato proprio da quest’ultimo mascalzone che, ingannando abilmente la giuria già travagliata dalla porcheria del primo Bubu, assegnò il premio, senza nemmeno assaggiare un po’ di macerie, all’astutissimo e malvagio cugino.
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