
di Fabio Rizzari
“È meglio amare o essere amati? nessuno dei due, se il vostro tasso di colesterolo è più di seicento”, secondo il vecchio Allen. È meglio degustare alla cieca o a bottiglia scoperta? nessuno dei due, se amate il vino.
Degustare è una pratica indaginosa, artificiale, mediata. Un’attività di pubblica sicurezza che sanziona le infrazioni o peggio i crimini. Bere è un’altra cosa.
Prendete un vino qualsiasi, un vino di tutti i giorni: che so, un Musigny di madame Leroy.
Sacrificate il primo sorso al repertorio di risucchi, palleggiamenti da una guancia e l’altra, gorgoglii, pigolii e slinguazzate. Risultanza: il rosso viene strizzato in un aerosol, in un’emulsione vino/salivale che dà una momentanea fiammata di sapori. Una specie di botta da drogati, come la striscia di cocaina sniffata in un millisecondo.
Provate poi a berne un sorso. Così, semplicemente, come si beve un sorso d’acqua. Sentirete con naturalezza tutte le sfumature gustative del vino. In una successione priva di forzature.
Io ormai il vino lo bevo, e basta. Non lo degusto. Certo, se poi mi pagano per farlo è un’altra faccenda.
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