di Fabio Rizzari
Il 14 luglio si festeggia la presa della Bastiglia da parte di Renato Pozzetto, che quando non aveva ancora 80 anni (li fa oggi) firmava testi di rara bellezza.
Il monologo pozzettiano “Tacchi, dadi e datteri” costituisce una pietra centimiliare dell’espressione surreale. E dico espressione, non umorismo.
Perché è proprio del surrealismo migliore il costante e imprevedibile spostamento del senso un po’ più in là. Come negli scacchi di Tal a una gragnuola di mosse devastanti e inattese segue un tratto anodino, quasi banale, così nell’espressione surreale folle – di una follia autentica, non imitata – a una serie di deplacements fiammeggianti segue un abbassamento dell’attesa, spesso brusco.
Il monologo pozzettiano “Tacchi, dadi e datteri” funziona proprio così. È un meccanismo perfettamente secco, o se si preferisce un meccanismo imperfettamente oliato.
Spiegarlo con degli esempi è fuori luogo per definizione, e anche vagamente imbarazzante. Però, già che ci sono: si prenda la sublime scena della “sparizione in presenza” ne Il fantasma della libertà di Buñuel. Una bambina sta regolamente a scuola, nella sua classe, ma la maestra – e poi la direttrice, e poi i genitori convocati d’urgenza – non la vedono. La danno per sparita, tutti si mobilitano per cercarla. Nel mezzo del marasma la bambina si avvicina alla madre, dice “mamma, io ci sono”, ma la madre la zittisce e continua a protestare con i responsabili della scuola: “devi stare zitta quando parla la signora direttrice”.
Fin qui si tratta di un rovesciamento di senso non così vertiginoso, e anche lo spettatore mediamente infastidito dai paradossi entra con facilità nella logica illogica della scena. Lo scarto migliore viene però quando la maestra ripete l’appello con quella che è divenuta nel frattempo una piccola folla di adulti:
Direttrice: “Legendre Aliette?”
Bambina: “Presente!”
Direttrice: “Ecco, vede? c’è.”
“Ecco vede? c’è”. E non “ecco vede? non c’è”. Il senso, o meglio la mancanza di senso, è spostata di un nuovo livello.
Cosa c’entra con il monologo di Pozzetto? nulla, o forse molto.
Auguri, comunque.
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