Il Chianti Classico a colori


Mind Machine

di Armando Castagno

Annata nel complesso positiva quella della quale, nella sfarzosa cornice della Stazione Leopolda, il Consorzio Chianti Classico nelle vesti di “padrone di casa” ha presentato in anteprima i risultati, alla presenza di esponenti della stampa di tutto il mondo, i quali hanno apprezzato lo stile e l’ospitalità toscana, vero e proprio benchmark della qualità della vita e portabandiera del made in Italy nel mondo: un brand, quello del Gallo Nero, in continua ascesa di consensi, sempre capace di tenersi al passo con i tempi. Il saluto delle autorità cittadine ha inaugurato la sessione d’assaggio et cetera.

Ok, è la stessa frase che usiamo, noi e loro, sempre uguale, da settantaquattro anni, ma dopo tutte queste schede di degustazione scritte praticamente di getto la nostra attività neuronale è depressa e il pesce San Pietro che vediamo nello specchio siamo noi.

E dunque, il 2012 in Chianti Classico. Il dato climatico più evidente è il gran calore dei primi due terzi di stagione; il Merlot si è incendiato spontaneamente come un bonzo a metà luglio, e purtroppo le rilevazioni sul Sangiovese nei comuni di Castelnuovo Berardenga e Gaiole bassa sono state effettuate solo fino al 9 agosto, giorno in cui, alle ore 16:15, la stazione di rilevamento si è fusa. Problemi seri comunque non ve ne sono stati; le uve sono alla fine arrivate in cantina in buone condizioni fitosanitarie grazie ad un bel settembre fresco, salvo purtroppo quelle della particolare branca dei vinnaturalisti che adottano la biodinamica fitodialogica suprematista con il protocollo Alex Pediluvsky del 1925, rivisitato da Wittkowicz nel 1948, glossato col sangue di una gallina da Uri Geller nel 1975 e codificato infine dalla rivista francese di nicchia “Le pince-nez du vin”, la quale per un dannato errore di stampa ha indicato la data di “vendange idéale” del 2012 nel 27 dicembre, giorno-pera.

La devozione cieca dei Pediluvskiani ha sfortunatamente avuto la meglio sulla logica, e la vendemmia natalizia ha riguardato una specie di couscous bluastro completamente marcio, in cui il rapporto buccia-polpa era talmente a favore della buccia che il vino ottenuto è allo stato solido; ma niente paura: questi particolari Chianti Classico (in etichetta è spiegata la procedura) possono essere facilmente fruiti gettandoli nel bicchiere con apposita cazzuola.

Infine, due istruzioni per l’uso: i codici dei colori Pantone sono quelli relativi all’aggiornamento del 2014; i codici Photoshop sono tarati su Photoshop CS5 e possono essere visualizzati dal selettore colore, al form contrassegnato con il “#”, nel menu centrale, semplicemente trascrivendoci il codice qui riportato.

81/83 ANTINORI NEL CHIANTI CLASSICO Chianti Classico Pèppoli 2012
Color Pantone® Chinese Red 18-1663 TCX. Equivalente enoico dell’orologio a cuccù: all’ora che deve rintoccare, rintocca, e il pennuto saetta fuori giocondo; oltre non va. Dolcino il giusto, ben congegnato, fa l’occhietto in fase aromatica e al palato si arrocca dietro formula a successo sicuro. Lo fai assaggiare a dieci, piace a nove. Destino beffardo: il decimo sono io.

89/91 BADIA A COLTIBUONO Chianti Classico Castelnuovo Berardenga 2012
Pantone® Fiery Red 18-1664 TCX con riflessi Pantone® Red Bud 19-1850. Viene da un posto, Castelnuovo Berardenga, che chi non ama il vino non ha mai sentito nominare; chi studia un po’ tende a ritenere sia una succursale climatica di Dakar; chi invece approfondisce si rende conto che mettendo le cosine giuste nelle vigne giuste in questo comune si può arrivare – spesso nel registro caldo e avvolgente come il suo – a vette assolute. Vino splendido, minuzioso, carismatico, espressivo come pochi.

86/88 BADIA A COLTIBUONO Chianti Classico Gaiole in Chianti 2012
Pantone® Poppy Red 17-1664 TCX però con riflessi bruni. La sua voce aromatica rimbomba attufata dall’interno di uno scafandro di tannino; l’idea è di uno che canti il “Va’ Pensiero” chiuso in ascensore. Lo redime l’alcol, che lo fa etereo e vaporoso, e dopo qualche minuto all’aria decisamente estroverso. Resta tuttavia la sensazione che, a un certo punto della sua vita, qualcuno lo abbia leggermente flambato.

81/83 BARONE RICASOLI Chianti Classico Brolio 2012
Sembra essere stato prodotto dopo un sondaggio di gradimento eventuale. Moderno, ma con giudizio; legnoso, ma con giudizio; yogurtoso, ma con giudizio; lascia alla fine trasparire un bel fondo di fiori e terra, sempre con giudizio. Non affonda, non incide, non si ricorda. Il nostro giudizio? Facile: questa azienda ha fatto nel vero senso della parola la storia del Chianti Classico, ma sembra che la circostanza la ricordino tutti nel mondo, tranne loro.

86/88 BIBBIANO Chianti Classico 2012
Pantone® High Risk Red 18-1763 TPX. Trovo sul mio taccuino descrittori lisergici: ceramica, lilium, iodio e caramella dura al rabarbaro (che nessuno produce più dal 1972). In bocca ricorda nettamente Nino Benvenuti – serve per non ripetere per l’ennesima volta che è un peso medio. Certamente non si è capito, ma questo vino mi è piaciuto assai.

NV BONACCHI Chianti Classico 2012
Appropinquo il naso: mi deformo nella smorfia cubista. Difetto netto, identico, innegabile e irredimibile – chiara presenza della molecola 1,2,4-metil-fenil-7,9-trimetilolo ciclopentile-cis – su due campioni aperti. La molecola non esiste, l’ho inventata per darmi un tono, non rivendetevela.

83/85 BORGO SCOPETO Chianti Classico 2012
Evidente il colore del Cherry Passion Lipstick 83-102 L’Oréal® con riflessi salmone. Gradevolmente sobrio o sobriamente gradevole;  resta appena un po’ troppo “in avanti” e non allunga, ma credo dipenda dall’annata, che a questi vini “d’ingresso” ha concesso salvo eccezioni pochi argomenti sapido/amaro/minerali registrabili a fondo bocca; il naso invece è buono, varietale, coordinato. Riccardo Fogli (per non dire sempre “accettabile nel complesso”, laddove il complesso erano i Pooh).

84/86 CARPINETO Chianti Classico 2012
Vino campestre, onesto e interessante; molto della sua parte aromatica è pura declinazione floreale, il che per un Chianti Classico giovane è del tutto attendibile. Bocca seria, rigida il giusto, dove tutto è ben diffuso e il tannino è funzionale a non far sembrare il vino troppo disimpegnato. Discreta uscita. Migliore del solito.

86/88 CASTELLARE DI CASTELLINA Chianti Classico 2012
Colore tempera extrafine 318 Carminio marca Talens®. Che bel bicchiere. Succosissimo, schiettamente varietale, buono da bere e capace di un reale “sviluppo” gustativo: entra morbido, si fa serio con enfasi sugli acidi, chiude lungo, salato, con bei ritorni tra il terriccio e l’acqua di fiori, stabile nel suo immancabile e compiuto bilanciamento.

78/80 CASTELLO DI FONTERUTOLI Chianti Classico 2012
Color “Rosso Elegante” della gamma della Fiat Punto®. È legnoso come Edin Dzeko. Accanto al legno, che però potrebbe certamente risultare gradito ai consumatori di mercati lontani, ecco apparire con l’aerazione confortanti sentori laccati e vanigliati. L’umore floreale e terroso del Sangiovese è qui al centro di un poster con la scritta “wanted”. Cosa resterà / di questi anni Ottanta? – chiedeva Raf. Lui.

88/90 CASTELLO DI MONSANTO Chianti Classico 2012
Rosso chiaro vivace, brillante. Classica compostezza, rilevante complessità per la tipologia, fatta di viole, ciliegie, sale, lievi frescure erbacee e qualche frizione cuoiosa. Un velluto al palato; finale lungo e potente. Interpretazione non timida, ma affascinante; e siamo – qui veramente – solo all’inizio della traiettoria, una traiettoria lunga, come sempre è stato.

NV CASTELLO DI QUERCETO Chianti Classico 2012
Due campioni assaggiati: su entrambi, rilevati forti sentori di corna o capelli bruciati (se non volete far sapere che avete confidenza con le corna) e una sesquipedale lacca. Vino non valutato all’assaggio; comprenderete.

87/89 CASTELLO DI SAN DONATO IN PERANO Chianti Classico 2012
Naso non complesso ma molto dolce, floreale e disteso; bocca invece di significativa ampiezza e ben più “seria”, la quale alla fine, in un tourbillon di sentori giovanili e vinosi, dà l’idea di una trasformazione che non è neppure ancora iniziata. Voto sulla fiducia, quindi, ma vale la pena verificare tra qualche mese: potrebbe sbocciare un piccolo grande vino.

85/87 CASTELLO SAN SANO Chianti Classico 2012
Bel colore. In che senso, scusi? Boh: chiedete a quelli delle commissioni DOC. Ci sono equilibrio e coesione, c’è anche parecchia dolcezza ai profumi, risolutamente fruttati e come velati di lievito vanigliato; bocca coerente, appagante per volume ed estroflessa nei ritorni; profilo goloso, per nulla austero, per un intelligente “entry level”.

84/86 CASTELLO DI VICCHIOMAGGIO Chianti Classico San Jacopo da Vicchiomaggio 2012
Scurisce il profilo il forte odore di liquido di concia, di tannino, insomma; è classico e severo, camuso e monocromo; bocca notevole e molto articolata, da Corton Bressandes; l’equilibrio tiene botta, il finale è assai  lungo e promette di assestarsi in futuro. Potenzialità importanti. E inoltre, nei mercati asiatici, il nome può funzionare da scioglilingua, fatto molto apprezzato laggiù; fate dire “sanjacopodavicchiomaggio” a enotecaro giapponese, portateci la registrazione, avrete tre euro.

78/80 CASUCCIO TARLETTI Chianti Classico 2012
Colore di Adobe Photoshop® 520a33 (R:82 G:10 B:51): il più scuro dei quarantotto. Bouquet egualmente scuro, gelatinoso, profondissimo; bocca un po’ amara, cioccolatosa, abbastanza scombinata, almeno in questa fase. Del tutto spiazzante a mio modo di vedere come Chianti Classico, e questo già basta, perché sull’etichetta c’è scritto “Chianti Classico”, e quindi, oltre agli onori, ci sono anche gli òneri; uno su tutti: sembrare un Chianti Classico.

82/84 CIGLIANO Chianti Classico 2012
Austero ai profumi, granitico, potente, profondo, e sin qui siamo all’interpretazione autentica del Chianti Classico di San Casciano; solito sviluppo frenatissimo in gioventù, ma dall’azienda ricordavo di aver assaggiato di meglio e di più intrigante anche a questo stesso, embrionale momento evolutivo; questo pare un poco anchilosato e non ha un tannino indimenticabile; non scommetterei grandi cifre su una sua improvvisa epifania.

84/86 CINCIANO Chianti Classico 2012
Ottimamente calibrato, di bella vastità floreale, con tocchi speziati, di china e pepe bianco, e freschi come di sottobosco primaverile. Un bouquet molto bello, che non trova ancora conferma al sorso, invece schematico e francamente incerto nello sviluppo, in deficit di acidità, un po’ corto nonostante il bel sale su cui sfuma. Da attendere perché migliorerà senz’altro, rendendo questa valutazione fin troppo cauta.

85/87 FAMIGLIA NUNZI CONTI Chianti Classico 2012
Pantone® 187 Lobster Red. Impeccabile aplomb, correttezza formale, accettabile coesione, buona definizione di frutto; c’è pur tuttavia sia all’olfatto sia al gusto un marcato timbro del calore sofferto nell’annata. Puntuali ritorni di fiori rossi e amarena fresca nel sapido finale, che però onestamente mi è parso appena drastico. Cantina all’esordio, un nome da seguire con attenzione. Nota a margine: etichetta davvero di insolita bellezza.

83/85 FATTORIA DI VALIANO Chianti Classico 2012
Un tipo di Chianti Classico ormai abbastanza raro, e molto sacrificato in assaggio decontestualizzato – cioè lontano dalla tavola. Rabarbaro, fiori, fragolina e un po’ di cuoio al naso, una certa durezza tannica al sorso, innervato letteralmente dall’acidità. Chiude “a imbuto” anziché in espansione, altrimenti il giudizio sarebbe assai migliore. Tuttavia, è vino da non tralasciare di seguire nel tempo.

80/82 FATTORIA DI VEGI Chianti Classico Francesco Chiostri 2012
Pantone® Ribbon Red 19-1663 TCX. Rarefatto, etereo, spiritato; il primo descrittore che viene in mente è “rhum”. Bocca ardente, col il pregio della coerenza rispetto al naso, e il difetto della coerenza rispetto al naso. Il finale è di pura tattilità, molto sapido ma di nuovo piuttosto caldo; la densità dei sapori di frutta sotto spirito, rosolio e fiori non oltrepassa il centro bocca.

79/81 FATTORIA I COLLAZZI Chianti Classico I Bastioni 2012
Colore rosso rubino traslucido. Un vino ammaliante, dalle “curve” generose, tuttavia come incellofanato da uno strato di glicerina dolce; anche all’assaggio risulta stondato, inoffensivo, poco espressivo e nel complesso abbastanza impersonale; né il finale dolcino sposta il giudizio di una virgola.

80/82 FATTORIA LE FONTI Chianti Classico 2012
Prendiamo per buona la bottiglia servitaci, con beneficio d’inventario. Colore dai riflessi evoluti sull’arancio e naso amaro di erbe officinali e china con il “frutto Sangiovese” già in eclissi, bocca affilata e segaligna, per un profilo generale “vecchio stile” che troverà i suoi seguaci. A noi appare “avanti” per essere un’anteprima: d’accordo la veracità, ma sedici mesi fa era ancora un grappolo d’uva, e adesso pare il protagonista di “Umberto D”.

92/94 FATTORIA SAN GIUSTO A RENTENNANO Chianti Classico 2012
Poche chiacchiere: è uno dei migliori Chianti Classico “annata” assaggiati in presentazione negli ultimi dieci anni, e quindi, a spanne, ne mette in fila circa cinquecento sul nostro cartellino. Un grandioso esito al naso, impetuoso ma definitissimo, carnoso e complesso, dalle stupende linee minerali a incrociare un profilo ancora “sul frutto” e di territorialità toccante nelle note di fiori ed erbe, da definirsi “panoramiche”; un capolavoro all’assaggio, elegante e sapido, ma ricco di sostanza; fila via senza peso e spalanca un finale che è un’aurora, una fonte rinnovabile di energia, un incanto.

80/82 FATTORIA VITICCIO Chianti Classico 2012
Ricorda lo “sguardo piacionico” di Gigi Proietti; frutta zuccherata e confetturata da Ripasso veneto, del quale ha anche il colore; varietale a orecchie abbassate; bocca tenera ed emulsionata. Sta al Chianti Classico come il filetto alla bistecca o Gigi D’Alessio a un cantante; non è un male in sé, ma ha un “target” preciso – nel caso del filetto, gli sdentati; nel caso di D’Alessio, i non udenti.

86/88 FELSINA Chianti Classico Berardenga 2012
Classe e sobrietà, bella scansione dei profumi, un po’ caldi forse ma attendibili e di notevole ampiezza; bocca un filo tranchant, più sapida che acida, non lunghissima, ma non è una gara; nulla da obiettare, ce ne fossero.

91/93 ISOLE E OLENA Chianti Classico 2012
Un vino, e un Chianti Classico anzitutto, sfavillante. Il côté più evidente del naso è quello di vegetale “estivo” – canniccio, timo, malto, questa roba qui – ma staglia anche una nota di autentica matrice minerale. In bocca, tutto si anima di una vitalità diversa e più fresca, ben definita; fattore basilare della sua dinamica è la qualità acida; la sensazione che lascia è di eleganza, di raffinatezza autentica. Consigliato.

89/91 ISTINE Chianti Classico 2012
Sinestesicamente “sassoso”, “serio”, “maschile” e persino “accecante”; maturazione a puntino della frazione fenolica; bel tono generale molto raddese; sorso di un certo impegno estrattivo, puntellato di acidità; in uscita si pattina su una lastra di sale. Primo vino a mio avviso realmente eccellente di un’azienda che in molti intuivano capace di esiti del genere. Bravi anche loro. Precisazione: Istine ha l’accento sulla “i”. Quale delle due? E adesso volete sapere troppo.

88/90 LA MADONNINA-TRIACCA Chianti Classico Bello Stento 2012
Rosso cardinalizio con riflessi bianchi a forma di sfera (sono i riflettori del soffitto). Letteralmente si rischia la trance al naso, respirabile, complesso, con frutta in gelatina, iodio, rose fané, salgemma, felce, un calore spontaneo e avvolgente, una candida bellezza; in bocca ha energia e tensione, senza eccessi né angoli; il finale è lindo; grande sorpresa e il miglior vino a mani basse uscito dalla cantina a tutt’oggi.

87/89 LA PORTA DI VERTINE Chianti Classico 2012
Fosse solo per il naso, indugeremmo in qualche smorfia: è infatti lì, dolcissimo di more e mirtilli in opulenta confettura, + fiori, minerale, spezie a piacere ecc.; l’assaggio invece ha un’altra faccia, spinge e pressa, inesauribilmente; è come se a un certo punto acidi e sali si mettessero in azione, e il risultato è una accelerazione finale che qualifica ed estende la persistenza.

88/90 LE MICCINE Chianti Classico 2012
Cremisi trasparente, con bagliori color succo di melograno. Ha un profilo strepitoso e leggero e profuma come un’erboristeria; se ne coglie sin dal bouquet la vitalità acida, così come la ricchezza aromatica: cera e fragoline, agrume e incenso. Bocca sottile, nervosa finanche in quest’annata; esce con stile, oscillando in una allure – almeno per noi – ipnotica. Notevole interpretazione.

85/87 LUIANO Chianti Classico 2012
Ero distratto, quindi copio dalla scheda di un assaggiatore calvo con pizzo e baffi che ho seduto a fianco: “la ricchezza in croma della sua rubinosamente polposa trama è un suadente abisso di tinta, dal quale alle nari perviene un’equilibrata, suadente armonia di polputo frutto ciliegia che si fa luce; per poi il liquido sapidamente, tannicamente distendersi tutt’avvolto in una amplissima, uvosa, non-amara maturità; e rapidamente, tatticamente, scherzosamente, allegramente, parce que ça c’est la vie, viens à Paris, pour le plaisir de l’amour”.

87/89 MONTERAPONI Chianti Classico 2012
Un vino roccioso, saldo, che dia a chiunque l’idea del Chianti Classico d’annata perfettamente interpretato per come la vedo io, eccolo qua. Tutto ha misura e personalità; c’è il calore del millesimo che sfrangia un po’ i contorni e il sale del luogo che lavora per riassestarli, e il vino torna sempre in piedi come un misirizzi. Non sapevo come infilare la parola “misirizzi” in una nota di degustazione, e finalmente ci sono riuscito. Bel finale ordinato. Scusate, ma sono troppo felice per il “misirizzi”. “Misirizzi”. Troppo felice.

85/87 MONTEROTONDO Chianti Classico Vaggiolata 2012
Rosso papavero codice RGB FF0041. Naso monocorde e non complesso, ma pulito e coerente nella nota musicale che si ostina a tenere, e che è innegabilmente chiantigiana. L’assaggio lo rivela ancora assai indietro: impone un tannino ancora scompigliato, c’è più asprezza che acidità, e chiude su note “di ritorno” di gomma pane e fiori fucsia carnosi; migliorerà per forza con qualche anno di vetro. Non male, comunque.

87/89 MONTESECONDO Chianti Classico 2012
Fresco e non banale, svolge un tema aromatico che s’è fatto alleato l’andamento stagionale senza farsene limitare; così, il naso è dolce di gelatine di frutta fresca ma non ispira similitudini con confetture o mollezze da banco di dolciumi; le note – un classico per il millesimo? – di stuoia e cereali, e qualche cenno floreale colorano il tutto. All’assaggio è composto, compresso e piuttosto lungo. Fidando sul naturale equilibrio nel cui segno è nato, potrebbe progredire anche di parecchio nei prossimi due o tre anni; verificheremo.

82/84 PODERE CASTELLINUZZA Chianti Classico 2012
Proporzionato e leggero al colore come Lamole impone, ma assai meno coeso del consueto, e anzi persino diluito; “senza verve” – ho scritto. Strano. Col senno di poi, poteva essere una bottiglia non perfetta, ma lì per lì non ho avuto la presenza di spirito di chiedere un secondo assaggio – e avrei dovuto, vista l’impressionante ascesa qualitativa di questa cantina dal 2006 in poi. Amen. Ne riparleremo.

81/83 POGGIO TORSELLI Chianti Classico 2012
Per questo pezzo prendo da Rizzari® un tanto a clic su Google® e devo pagare l’assicurazione della macchina. Quindi. Colore ipnagogico, barbagliante lumi, e naso che, scrutinato dabbene, abborraccerei mandarinesco: è un’ecloga, un egipano, ruglia butirroso monodìe silvane e un vigile ausculto lo locupleta di effluvi di clemàtide e surfinia, rambutan e cucunci, specularia e polipodio; al sorso serra catèchico, ma è un baleno, poi ruscella via nugale.

88/90 POMONA Chianti Classico Bandini Villa Pomona 2012
Naso magnifico e vario, di agrumi rossi e pepe bianco, fiori rossi e sale marino: è tutto o bianco o rosso: si potrebbe usare come gonfalone della contrada della Giraffa. Bocca appena “in avanti” per via dell’annata, ma non priva di “beaux amers” (begli amari, trad. di Bing, quindi inutile) per dire orgogliosamente “presente” anche in fondo alla bocca. Il sale prevale, come quasi ovunque nel 2012, sugli acidi. Tuttavia, decisamente un bel vino.

79/81 QUERCETO DI CASTELLINA Chianti Classico L’Aura 2012
Visto dall’alto pare una lastra: il colore è uguale dal centro al bordo. Un assaggio molto attento, con roteazione del vino nel “cavo orale” per un tempo superiore ai dieci secondi, ottiene due effetti: si produce l’espressione delle statue dell’isola di Pasqua; ci si ritrova con in bocca un buon sapore di palissandro che peraltro svanisce nel volgere di un paio di settimane. Not in my name.

NV QUERCIABELLA Chianti Classico 2012
Difetto lieve ma evidente – e identico – in tutti e due i campioni assaggiati. Non valutabile.

86/88 ROCCA DI CASTAGNOLI Chianti Classico 2012
Un vino ad oggi bifronte: la faccia che guarda davanti è atarassica, quella dietro ingrifata. Al naso dice poco, suggerendo una mano delicata, l’annata calda che è stata, la scarsa estroversione dei flebili profumi; all’assaggio invece scopre una cilindrata ingombrante, allunga sapidissimo, la mette sul ritmo; e alla fine, anche sulla densità tattile dei sapori, che “si faranno” aromi con qualche anno di bottiglia. Prospettive molto positive.

82/84 ROCCA DI MONTEGROSSI Chianti Classico 2012
Qui la stagione ha negato un pregio tipico dei Chianti Classico giovani, e assai prezioso: l’articolazione di aromi e sapori, la loro definizione. La fa invece da padrone il calore, e il coacervo è rarefatto, un etere appena profumato; si fa desiderare anche un filo di acidità che lo avrebbe tenuto in maggiore tensione.

83/85 RUFFINO Chianti Classico Santedame 2012
Bislacco impianto olfattivo con un che di pungente e smaltato a screziare un nucleo di bel disegno, dalla frutta in gelatina ai fiori dolci (gardenia, glicine). Al gusto attacca irruente perché tutto in morbidezza, ha una pausa pressoria centrale, poi riallunga in persistenza su sale e ritorni aromatici di una certa veemenza e il finale ha qualcosa di vetroso; un andamento a strappi e a scatti privo di reale costrutto, come di arcigno grimpeur colombiano che si indemoniasse lungo la tappa Torvajanica-Ladispoli.

81/83 TENUTA CAPPELLINA Chianti Classico 2012
Coeso, corretto, moderno, scarsamente definito: in definitiva, un déja-vu. Contegno gustativo bifase: ha – è vero – una certa forza asciugante per via del sovrapporsi dei tannini del legno a quelli del vino, che trovo piuttosto crudini, ma anche un’acidità saettante, che da una parte rinfresca il sorso, dall’altra spiazza per la sua evidente sconnessione col corpo del vino. Ha un gran bisogno di amalgama.

88/90 TERRE DI MELAZZANO Chianti Classico Riscoperto 2012
Ha un profumo primaverile e bellissimo, molto chiantigiano sebbene inconsueto a questo stadio di evoluzione, che spazia dall’iris al cuoio, al terriccio, al bouquet di violette e peonie; verace ma non rustico in bocca, spara alla fine una dotazione di sali sufficiente a tenerlo in equilibrio e a sviluppare una dinamica gustativa degna di questo nome. In tutto convincente; altra rivelazione.

85/87 TERRE DI PERSETO Chianti Classico Albore 2012
Ridotto e di conseguenza paralizzato ai profumi, ha gusto poco concessivo, anzi si direbbe inflessibile; il tannino, decisamente sopra le righe, fornisce una piacevole sensazione di pienezza all’assaggio ma lo irrigidisce un po’; il vino trasmette tuttavia un’energia spontanea e vigorosa, e potrebbe progredire di parecchio sui 18/24 mesi – o meglio, noi potremmo riuscire ad entrarci in sintonia.

83/85 VALLONE DI CECIONE Chianti Classico 2012
Custodito, ma anche nascosto, da potente riduzione ai profumi; quello che filtra è una percezione gradevole di calore domestico e di generica “profondità”. Più spigliato al sorso, ben bilanciato e nettamente panzanese nei ritorni retrolfattivi di viola, mora di rovo e terra; tannino un po’ crudo e irrisolto; per ora è abbastanza scaleno, speriamo nell’opra del tempo che ad esempio gratificò la 2008 di una evoluzione sorprendente.

82/84 VILLA CERNA Chianti Classico 2012
Chiaro, leggero, decentemente mobile, ma abbondantemente laccato; in due parole, Raffaella Carrà. Cenni di rovere anche al sorso, a coprire – purtroppo – bei toni di buccia d’agrume e fiori. Non troppo esaltante l’incedere gustativo; ha il fisico giusto, ginnico e nervoso, ma manca di continuità, di densità aromatica, e il finale è molto banalizzato dai ritorni lignei. Per l’ennesima volta ci strappa la parola che segue. Peccato.

15 commenti to “Il Chianti Classico a colori”

  1. Semplicemente geniale… da leggere e rileggere ed infine da conservare come un libro di brevi racconti sul vino in un mix esplosivo di ironia e compentenza.

  2. Armando, please, mi/ci puoi dire qualcosa di più dei due Chianti Classico di Badia a Coltibuono, Castelnuovo e Gaiole?

  3. Tanta roba! \m/

  4. Black Cock gets Red.
    Bene così. Bene leggere qualcosa di svolazzante, becchettante, come un galletto. Profondo, però e godibilissimo.
    Mi ha fatto superare la crisi di rigetto che ormai mi prende ciclicamente di fronte alla comparsa di infiniti display lumineggianti con le indicazioni di orari-voli-gates…oops, volevo dire vini dell’ultima annata in commercio-punteggi-descrittori-cancellazioni-ritardi.

  5. ….poerannoi……!!!!!

  6. Il riferimento ai misirizzi (che non conoscevo) ha fatto felice anche me. Non so Michele..
    Bellissimo resoconto, se si può dire così.

  7. Lettura divertente, fantasiosa eppur rigorosa, scintilla di genio folle.
    Misirizzo dalle risate, cappotto e torno in piedi, a oltranza… chapeau!

  8. Per AG: i due Chianti Classico presentati da Badia a Coltibuono sono in realtà due campioni pre-assemblaggio provenienti dai due siti dai quali l’azienda ricava le uve per il suo Chianti Classico annata. Nella proporzione reciproca di 4 contro 1, i vini di Gaiole e di Castelnuovo Berardenga sono destinati quindi a confluire in un unica etichetta, anche se la decisione finale non è ancora presa.
    Non aggiungo nulla ovviamente alle schede qui pubblicate, ma un dato posso invece integrarcelo, e cioè che, cannuccia alla mano, ho provveduto a realizzare io, sotto lo sguardo attonito del sommelier, il blend dei due campioni, trovando quello di Gaiole molto più prepotente dell’altro a livello di “incidenza” sul risultato finale. Il che mi fa pensare che qualora questa meraviglia proveniente da Castelnuovo (zona Pievasciata, scendendo da Vagliagli verso Pianella; unico altro vino di tutta la lista a provenire da quel posto è il Chianti Classico di Borgo Scopeto, se non mi sbaglio) venisse inclusa nell’assemblaggio, nella consueta percentuale del 20% sul totale, la sua voce rarefatta e stupenda, ma flebile, verrebbe sopraffatta. Chi vivrà, vedrà. Comunque Coltibuono su questo vino è una sicurezza – e lo è anche come forte baluardo per tutti coloro che amerebbero una classificazione del territorio in etichetta più dettagliata di com’è.

  9. Grazie Armando; vista l’accoglienza calda ed entusiastica per la porzione di Castelnuovo del nostro Chianti Classico ti confermo che valuterò con attenzione l’opportunità di dargli vita autonoma in bottiglia. Aggiungo solo un commento sull’annata 2012, annata in cui abbiamo verificato (come nel 2011) quanto i 20 anni di gestione bio del terreno, con inerbimenti e compost, permettano alle viti di resistere la caldo e alla siccità.

  10. Leggo di vino da suppergiù 7-8 anni. Faccio corsi, compro libri e guide, navigo sul web.
    Non ero mai (mai!) riuscito a leggere oltre al secondo-terzo vino, negli elenchi delle degustazioni riportate da Tizio o da Caio.

    Fino ad oggi.
    Quando sono arrivato alla lettera “V” di Vallone, e la mia conoscenza dell’alfabeto mi ha suggerito che l’elenco stava per finire… Ebbene, mi son dispiaciuto.

    (Il tutto, poi, trasmettendo un’idea ben precisa dei vini in questione!).

    Complimenti.

    … E grazie.

  11. …e complimenti per la ricerca sui pantoni e sui colori. Sono andato a guardarmeli e nemmeno i fact-checkers del New York Times avrebbero da ridire. Giornalismo con la G maiuscola!

  12. Avendo utilizzato l’Anteprima alla Leopolda come una… postuma, ho pochissimi assaggi dell’annata 2012: tre! Rimpiango acutamente i due village di Badia a Coltibuono, l’avessi saputo non me li sarei fatti scappare.
    I risultati dei tre assaggi convergono con quelli coloriti di Armando. Per Podere Castellinuzza, mi sentirei di confermare l’ipotesi “bottiglia sfortunata”. Naso aperto, profumato e floreale, bocca acerbetta (non malmatura!), con brillante acidità citrina in evidenza: buono. Assaggio comunque precoce a questo stadio, da ripetere più avanti – anche alla luce del riassaggio a ruota del 2011, che era già buono prima e ha fatto ulteriori passi avanti.
    Il Vaggiolata di Monterotondo io l’ho trovato ancora più indietro rispetto al nostro: melograno e tanta mela rossa al naso, ancora mela rossa e un acidità smisurata in bocca, sconfinante (tanto per non ripetersi) nel malico. Mia personale valutazione all’impronta: ?!?. Di certo un vino prezioso in una situazione di banchi d’assaggio, per svegliare papille assopite o affaticate con l’equivalente di una secchiata d’acqua… Buono invece il 2011.
    Per il Ser Jacopo da Vicchiomaggio (un assaggio extra-Leopolda, in realtà, quindi più circostanziato) confermo il dislivello tra naso e bocca. Il primo effettivamente è monocorde (e nel mio caso scolastico a causa della balsamicità legnosetta), il secondo dopo un’incertezza iniziale si dipana bene: buon sale iodato, giusta freschezza e note varietali di ciliegia e rosa, magari un’acciaccatura surmatura da annata calda (confetture, farina di castagna e leggero sbuffo alcolico) che però non prende mai il sopravvento. L’etichetta conferma i 13,5°, con un grado in più (i 14,5° sono purtroppo sempre più diffusi nella denominazione) sarebbe stata tutt’altra musica – tipo “Scherzo Musicale” di Mozart, per intendersi…

  13. Con grave e imperdonabile ritardo…..sei un genio
    Monica

  14. Ringrazio in ritardo clamoroso , Maestro.

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