di Snowe Villette e Raffaella Guidi Federzoni
Me trovavo co’ DuCognomi ner mejo café de Memphis. Come c’ero arrivata lo ricconto n’artra vorta.
C’è da di’ che ner sudde nordamericano più cianno scritto Café e meno ce trovi un cappuccino, anzi, propio pe’ gnente. Ce trovi però er whiskey che fanno da ‘ste parti, che quarche vorta se chiama moonshine ma ciò ancora da capi’ la differenza.
Ce trovi pure tutto er rum der monno. Se nun te voi sbronza’ prima che la band cominci a sona’ però te conviene anna’ de bira, che er vino daa lista è mejo lasciallo perde.
Ce stavamo a magna’ er costoleccio de porco, taglia extralarge, coperto da na salsa nera tipo cocacola rappresa che te s’appiccica alle dita e che quanno hai finito de leccartele è ora d’anna’ a dormi’.
Era presto paa la musica dar vivo, ce stava tempo de sta zitte e pensa’ a quanto lontane erano le rogne de casa, ma l’amica mia ciaveva voglia de parla’:
“Ho letto un articolo su di un tizio in Inghilterra che organizza da sei anni un evento dal nome Boring Conference, letteralmente tradotto in Conferenza Noiosa.”*
“Daje a ride, ce se po’ anna’ cor piggiama? Così se ce viene sonno semo già pronti.”
“Ma no, in realtà sembra essere molto divertente. Venti persone parlano per dieci minuti ciascuno riguardo ad un argomento noioso, tipo come catalogare la propria collezione di cravatte o il suono prodotto dai distributori automatici. L’anno scorso un bambino di sette anni parlò di ascensori e ricevette una standing ovation da parte del pubblico pagante.”
“Se paga pure?”
“Come no, quest’anno tutti i 425 biglietti si sono venduti in un lampo. La sfida è di rendere interessante un argomento noioso.”
“Ce sarebbe da di’ che succede er contrario spesso.”
“Appunto, quante volte un argomento interessante diventa noioso perché chi ne parla o ne scrive non sa farlo nel modo giusto?”
“Er limite de 10 minuti me sembra ggiusto. Se nun jaa fai a cattura’ l’audience entro quer tempo massimo vo’ di’ che nun sei bbono.
“Infatti, l’attenzione massima si concentra nei primi minuti, dopo è troppo tardi.”
“Gli amichi tua alterati se difendono bene però. Ce sta quello che fa notte a parla’ dei sòli daa Borgogna e tutti zitti a sentillo e poi alla fine s’arzano in piedi e applaudono pe’ fa’ capi’ che nun se so’ addormiti.”
“Certo, ma sono sempre i primi 10 minuti che contano. Se riesci ad interessare e divertire, dopo puoi andare avanti anche per ore.”
“Pe’ rimane’ ner campo vinoso, che pallosissimo argomento t’andrebbe de sceglie’?”
“Mah… forse come fare quattro piani di scale a piedi dopo una degustazione di 60 Zinfandel. E tu?”
“L’impatto dei lieviti indiggeni drento ai vini proposti daa ristorazzione romana. Più de questo ce sta solo spolvera’ le cornici dee foto sur comò de mi madre, ma è fòri tema.”
A quer punto la blues band der Tennessee ha cominciato a sona’ sur serio. Ce semo zittite ed cominciata n’artra storia.
Vojo solo spera’ che ce la fate a legge’ sto post in nove minuti ar massimo, sennò bònanotte…
*”I organize a conference about boring things” – First person – James Ward. Dal Financial Times Weekend Magazine, 30 aprile/1 maggio 2016. Segnalo che nello stesso numero c’è un articolo di Jancis Robinson intitolato “Italian renaissance”, essendo un argomento interessante non può essere considerato per questo post.