di Rizzo Fabiari
Dopo decenni passati a fare l’orrido e sputtanatissimo mestiere dell’assaggiatore guidesco, ora pago il fio*: denti marrone molto scuro ridotti alle dimensioni di quelli di un criceto, pelle afflosciata e grigia, triplo mento tipo pellicano, fegato non pervenuto. In più, sempre nella categoria fio, un marchio d’infamia presso le genti: dai produttori (oggi fa molto più fico non essere in alcuna guida, da cui il tono di sufficienza del vignaiolo cool bioqualcosa che al solo nominare la parola guida si offende) ai lettori (oggi fa molto più fico non leggere alcuna guida, da cui il tono derisorio dell’enofilo cool che al solo nominare la parola guida si mette a ridere).
Non bastassero tali condanne inappellabili, un motivo in più per tirarci le pietre addosso proviene da chi si sente danneggiato per i (purtroppo non rari) refusi: soprattutto per quanto riguarda la trascrizione delle annate. D’altra parte, il conto è presto fatto: più di 20.000 vini assaggiati, più di 20.000 annate trascritte: non di rado da etichette provvisorie, etichette scritte a penna, etichette quasi illeggibili, fogli stampati di terze parti (i.e. consorzi, camere di commercio e simili). Una vera Babele del vino.
Ci prendiamo tutta la responsabilità, perché la responsabilità finale è nostra. Facciamo ammenda**.Ma talvolta le case vinicole non ci facilitano il compito, come testimoniano questi dieci secondi di video (si prega di osservare la parte alta dell’etichetta e della controetichetta):
Cose che capitano, ovviamente in perfetta buona fede sia da parte dell’azienda che nostra. Per questo chiediamo ai lettori residui, il drappello del 20/25 resistenti, di avere indulgenza.
*non in senso romanesco
** nemmeno qui in romanesco, sennò avrei scritto famo (come la madre di una mia compagna di classe bastonata con un 3 in italiano alle medie: “io je l’ho sempre detto a mi’ fija che se scrive facemo e non famo”)