di Armando Castagno
A seguire, una modesta e incompleta carrellata di soprannomi maschili romaneschi ad uso dell’Accademico Alterato.
A che pro ricordarli in questa sede? Presto detto: servono come prontuario nel caso in cui l’Accademico si trovi entro il perimetro dell’Urbe Capitolina e si sentisse apostrofare in tale guisa senza avere un’idea del motivo o del significato.
Oppure per chi intenda scrivere il seguito di Romanzo Criminale.
In ogni caso, buona lettura.
ASSO DE COPPE
Di persona panciuta e scarsamente prestante invece ai muscoli pettorali, la cui silhouette rammenta quindi quella della citata carta nel mazzo napoletano. Per costoro, pronti anche “Spezzatino”, “Er Ventresca”, “Du’ Fodere” e “Er Patata”.
ASSO TRE E RE
Del malcapitato che soffre di tic nervosi e di conseguenza fa smorfie improvvise contraendo in maniera violenta i muscoli facciali. Il soprannome, squisito, fa riferimento al gioco della briscola, in cui l’Asso, il Tre e il Re sono le carte più importanti e nel quale “non si parla”, ma si segnala appunto con smorfie facciali al compagno la presenza di una briscola pescata dal mazzo.
BARACUDA
Persona con naso molto pronunciato. Tale anomalia fisica dà la stura a Roma a un’autentica pletora di nomignoli, tra i quali, oltre a quello testé citato, che fa riferimento al noto predatore marino dalla testa allungata, vanno rammentati almeno “Nasca”, “Er Canappia”, “Er Pinna” (anche usato per i virtuosi della guida su una ruota del motorino), “Er Frappa”, “Neeskens” e “Topesio”, personaggio secondario dei fumetti Disney; nonché l’espressione dileggiatoria “dici de sì: t’appunti; dici de no: sparecchi”.
BRACIOLA (ER)
Soprannome multiuso ma che conosce la sua applicazione ortodossa nei confronti di chi si ritrova orecchie molto grandi; appunto, come l’omonimo taglio di carne. Attestati anche “Er Flappe” (= il flap, quello degli aeroplani), “Er Lepore” (= la lepre), “Er Gobblin”, “Dumbo” e l’antico ma ancora usato “Sventolone”.
BUCATINO
Pur risultando attestati altri usi del soprannome (legati al formato di pasta con tale nome), in borgata quello ampiamente più diffuso inquadra colui che assume droghe per via endovenosa. In generale, il “tossico” romano è, a seconda del quartiere e del tipo di sostanza, battezzato “Er Coma”, “Er Canna”, “Er Narice”, “Er Peretta” e “Er Colombia”. “Er Panda” identificava poi il tossicodipendente dalle grandi occhiaie ed è surrogabile da “Teschio” o “Zombi”; se infine il pallore ne rendesse giallastro il colore del viso, ecco entrare in scena il pregevole “Er Fusaja” (a Roma “fusaja” = lupino, il popolare legume giallo).
CACIARA (ER)
Di persona loquace o logorroica, incapace di tacere. La “caciara” è sinonimo di “cagnara”, “gazzarra”; era il rumorosissimo luogo di fabbricazione del pecorino, che a Roma si chiama “cacio”. Come esempi di pieno sinonimo si consideri “Cicalone”; se oltre a parlare molto la persona ne spara di grosse si utilizzi “Er Chitara”.
CIAVATTA (ER)
Attestati vari usi di questo delizioso ed eufonico soprannome. Può identificare chi non si pèrita di uscire in ciabatte vestendosi per il resto normalmente, oppure la persona genericamente trasandata nel vestiario; in questa seconda accezione nel cassetto del dialetto romanesco si reperiscono anche il saporoso “Er Ciocia” (l’antica calzatura contadina del centro-Sud d’Italia) e l’ovviamente ironico “Er Conte”.
CICORIA (ER)
Persona che pare lavarsi raramente i capelli. Quando anziché genericamente sporchi e disordinati, questi ultimi risultano unti e grassi, è praticamente immancabile l’utilizzo del soprannome “Er Pomata”, per il quale però esiste una significativa variante in “Er Medusa”.
CIPOLLA (ER)
Variamente usato, ma l’origine è inequivoca: “Er Cipolla” è la persona dall’alito sgradevole. Nel tema, l’elenco è sterminato: si annoverano “Er Verano” (il cimitero di Roma), “Er Cannibbale”, “Er Fiatella”, “Fogna”, “Ghibli” e “Er Mentina”.
DUCA (ER)
Splendido epiteto, contrazione di “du’ capelli”; di chi è fortemente stempiato o quasi del tutto calvo. Per la stessa caratteristica fisica applicabili a Roma, ma con un grado appena minore di rispettabilità, anche “Er Maiolica”, “Er Terazza”, “Er Boccia” e “Bellicapelli”.
FEDERA (ER)
“Er Federa”: persona pigra e dormigliona, capace di addormentarsi ovunque, tipicamente in automobile, sul treno, eccetera. La pigrizia atavica di certuni, che tendono a restare in strada immobili per lunghe ore, da soli o in comitiva, porta all’utilizzo di altri possibili soprannomi, il più diffuso dei quali è forse “Er Paralisi”, ma non è male nemmeno “Tapparella”.
MARANGA (ER)
Lo spaccone: quello che qualsiasi cosa diciate di sapere o di avere fatto, la sa, e meglio, oppure l’ha già fatta, e meglio; altro uso di “Er Cicala” e di “Er Pàppola”. Un tempo si chiamava o “Ammazzasette” o – perfidamente – “Er Mejo”. Nel caso in cui la vanteria riguarda – e le riguarda spesso – attività illecite, entrano in gioco “Er Malandra”, “Er Mafia”, Drangheta”.
MOLAZZA (ER)
Uno dei tanti soprannomi appioppati a Roma alle persone dotate di vorace appetito. Altri: “Er Cuccuma”, “Lavandino”, “Er Cotoletta”, “Er Pagnottella” e l’estremo “Er Pajata”.
MONNEZZA (ER)
Soprannome eloquente: è colui che trascura l’igiene personale. Le alternative non è che siano indice di maggiore considerazione per il personaggio: sono “Er Chiavica”, “Er Cloaca”, “Er Muffa”, il subdolo “Er Ceceno”, il delizioso “Er Fontina” o, più francamente, “Er Puzza”. Quanto a “Er Piotta”, è effettivamente attestato l’uso in questa accezione (da “piottare”, puzzare”, oltre che “correre veloce”), ma il soprannome è maggiormente usato verso gli individui molto grassi (che pesano “’na piotta”, termine che identifica il numero 100 in romanesco, qui evidentemente 100 kg).
OMERO
Di persona capace di rutti devastanti, che classicamente, nelle borgate romane, accompagna l’emissione con teatrale gesto declamatorio slanciando una mano. Anche detto “Er Francese”, “Er Poeta” o “Er Petrarca”.
PALUDE (ER)
Altro appellativo che enfatizza un difetto fisico: quello di avere perennemente le mani sudate, tanto da dare l’impressione che stringendogliela si rischi di rimanergli attaccati. Erroneamente assimilato al meraviglioso “Er Coccoina”, che invece più correttamente identifica entro il Grande Raccordo Anulare persona che tende ad appiccicarsi addosso agli altri anche quando evidentemente costoro gradirebbero un poco di privacy: contegno per cui sono attestati anche “Er Ventosa” e lo splendido “Er Cambiale”. Un buon sinonimo di “Er Palude” è invece “Er Mortadella”, riferentesi alle macchie di unto della carta alimentare usata per il roseo salume; se invece la sudorazione riguarda le ascelle, con formazione di vasti aloni sotto l’attaccatura delle maniche, ecco sdoganati “Er Pacca” e soprattutto – dato che il lezzo può segnalare a distanza l’arrivo del personaggio in questione – uno dei più sottili soprannomi romaneschi: “Er Presenza”.
PENOMBRA (ER)
Stupendo soprannome volto a identificare la persona che parla poco e non dà confidenza, molto rara nelle borgate della Capitale e vista quindi sempre con un’ombra di sospetto. C’è un altro bel nomignolo per questi personaggi che appaiono e scompaiono in modo inopinato: “Er Fatima”.
PROVOLA (ER)
Di colui che non perde occasione per tentare l’approccio al gentil sesso. Dalla corruzione del verbo “provare”, nel senso di “tentare”. Deliziosi i due sinonimi che ci vengono in mente: “Er Pastura” e “Er Tacchino” (da “tacchinare”, tampinare, seguire da presso).
SALAMANDRA (ER)
Di chi trama nell’ombra, seminando zizzania e maldicenze. Il soprannome, decisamente eufonico, si presta anche a segnalare coloro che amano cuocersi al sole in spiaggia, nel qual caso è rimpiazzabile da “L’Omo Sabbia”, “Ramàro” (= ramarro), il più comune “Er Lucertola” e il raro, ma attestato, “Er Varano”.
SIRINGA (ER)
Geniale epiteto per coloro che continuamente chiedono soldi agli amici. In sostanza, identifica e segnala uno scroccone. Altra possibilità, notevole anch’essa: “Mezza Piotta” (cioè 50 lire, il prezzo del caffè di tanti anni fa che “Mezza Piotta” usava chiedere gli venisse offerto).
SUPPOSTA (ER)
Il soprannome affibbiato a chi si appiattisce la chioma con il gel per capelli, tanto da dare alla propria testa un aspetto viscido e untuoso. Diverse le varianti, sia generiche come “Er Gomma” o “Er Pomata”, sia più puntualmente a seconda della piega data alla capigliatura; esse sono autoesplicative (“Er Gallina”, “Er Tettoia”, “Er Paggetto” e “Er Pianta” se ha la riga in mezzo).
TAZZINA (ER)
Sensazionale soprannome per la persona cui manca un orecchio.
TELLINARO (ER)
Di colui che non fa molta selezione nella scelta della partner, raccattando anzi spesso esemplari femminili dall’aspetto sgradevole.
TOVAJA (ER)
Di persona che usa vestirsi con camicie a quadri, a somiglianza delle tovaglie delle osterie.
TRECCIA (ER)
Di colui che – si badi bene – non si vanta di avere, ma effettivamente presenta dimensioni ragguardevoli dell’organo riproduttivo. Esiste una marea di varianti, capitanate da “Er Trivella”, che comprendono autentiche perle come “Durlindana”, “Er Cannuccia”, “Chiave Inglese”, “Cefalone”, “Cricche” (il cric della macchina), “Er Marmitta”, “Seramanico”, “Strozzapapere”, “Er Probboscide” e “Er Zucchina”.
UCELLARO
Venditore di uccelli e in generale di animali. Fa parte di una vera genìa di soprannomi prendenti spunto dal mestiere svolto nella vita. Accanto a nomignoli meramente descrittivi, ve ne sono altri con sfumature dileggiatorie o dispregiative che risultano irresistibili: “Incarcaserci” (incastra-sassi”: l’operaio addetto alle pavimentazioni stradali); “Er Cucchiara” (il muratore; la cucchiara è la cazzuola); “Bruciafèro” (il saldatore); “Bujaccaro” (titolare di osteria), “Er Canaro” (titolare di negozio di toeletta per animali), “Er Fettina” (il macellaio) e via dicendo; ma anche “Peracottàro”, che dal significato proprio di “venditore di pere cotte” è passato via via a descrivere la persona di cialtronesca inaffidabilità.
VENTICELLO
Doppio uso: per gli spioni (raro) e per coloro che sono usi infliggere micidiali flatulenze alle compagnie di frequentazione. Per quest’ultima attività, molto interessanti anche “Vesuvio”, “Er Fiala”, “Mefisto”, “Er Loffa”, “Berzebbù”, “Bufera”, “Cecio” e “Diossina”.
ZAGABBRIA
Curioso ma spiegabile epiteto che non c’entra nulla con la capitale croata; è rivolto invece impietosamente a chi presenti pronunciata balbuzie. Deriva per corruzione dialettale da “Zagaja”, attestato anch’esso (“zagajare” = tartagliare); ha un surrogato perfido in “Er Mitraja” e uno invece più pietoso e compartecipe in “Ciancicagnocchi”
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