di Raffaella Guidi Federzoni e Snowe Villette
Non è che vada spesso tutto bene- bene. A volte in passato andava anche male-maluccio.
Ultimamente siamo sul così-così.
Dipende dall’essere sempre nel mezzo.
Né carne, né pesce.
Né piccoli, né grandi.
Né zuppa, né pan bagnato.
Voglio dire, siamo dei produttori di vino non abbastanza grandi per imporre le nostre regole a chi ci compra, né abbastanza piccoli per fare da noi scegliendo i pochi compratori affidabili.
Questo lo sappiamo e da tempo ci siamo attrezzati. Quindi, tutto va avanti sul così-così con tendenza al miglioramento.
Siamo anche attenti alla cura della vigna e alla vinificazione, limitando al massimo l’intervento di qualsiasi forza maligna (cioè umana e/o chimica) e approfittando della benignità del luogo e dell’uva che arriva in buone condizioni senza essere manipolata ad hoc.
L’uva è quella che è, niente chirurgia plastica.
Non siamo né biologici, né biodinamici, puramente convenzionali nel seguire una tradizione che interpreta le stagioni e si difende dalle avversità senza eccessi.
Chi beve i nostri vini non ha mal di testa e non si ammala, a meno che non ecceda e si autoprovochi la cirrosi epatica, ma quelli sono affari suoi.
Siamo la fanteria, quella parte che alla fine si impone e resta.
Ho un’innata simpatia ed una leggera invidia per le avanguardie. I gruppuscoli che si infiltrano e creano spazi di avanzamento che poi saranno allargati da altri.
Bisogna però distinguere fra altri e altri. Fra la cavalleria leggera e quella pesante.
“This is the avanguarde, I am afraid to think that maybe they won’t benefit as much as the big ones which will come later .” – Questa è l’avanguardia, mi dispiace pensare che forse non ne trarranno altrettanto beneficio dei grandi che verranno dopo – Tali parole lapidarie sono state pronunciate da un mio collega angloide dopo una serie di assaggi all’ultimo Vivit.
Io penso che stia già accadendo, che i grandi nomi si siano impossessati delle idee e delle opere di alcuni piccoli. Che abbiano messo giù pesantemente le loro armi finanziarie per trasformare i sentieri delle avanguardie in autostrade. Che una tendenza nata più per scelta etica sia oramai diventata un percorso obbligato per motivi economici.
Il presente ed il futuro non solo sono BIO, ma anche MIO e non solo TUO.
Tutto ciò però non è un male, se chi ne beneficerà sarà il consumatore, il fruitore finale del prodotto vino.
Rimane il dubbio su quanta buona fede ci sia nella svolta produttiva di alcuni potentati, quelli che poi finiscono sulle copertine e sono sempre premiati, vendemmia dopo vendemmia.
Rimaniamo noi mediani, né di qua né di là, onestamente nel mezzo.
Prima di spedire queste note lucidamente malinconiche all’editore le ho fatte leggere alla coatta. Questa è stata la sua risposta.
“Io nun ce starei a piagne’ troppo su sta vita da mediano de l’azienda tua. Chi te compra er vino se lo beve e se lo ricompra e se lo ribeve. Perché er vino è bbono e nun costa na cifra. Nun se vergogna a fallo e manco a dillo. A la faccia de quelli che vonno esse’ diversamente esperti e à la page. Quanno ce stai da secoli sur pezzo poi anche ave’ pazzienza e fregartene dee copertine e dei punteggi. Te basta de fa’ bene er lavoro e che a capillo siano sempre de più.
PS Te sei dimenticata de scrive’ che er collega tuo angloide è bbono come er pane caldo appena sfornato e che tu a portallo a giro per Vivit facevi la coda come na pavona.”