Omega Tre

pesca-verticale

di Raffaella Guidi Federzoni

Il pastrano imbottito che a New York si era rivelato un provvidenziale strumento di sopravvivenza a Houston è diventato un ingombro. Qui giù in Texas ci sono un’ora e quindici gradi centigradi in più rispetto alla East Coast. Ci sono sette ore e migliaia di chilometri di distanza dall’Italia. Stasera ci sono anche cinquanta tonnellate di tristezza, un ammasso di mattoni e macerie accumulate pensando a chi sta al freddo senza casa e pieno di paura. I terremoti sono una malattia cronica italiana con la quale non abbiamo ancora imparato a convivere.

Spogliata del pastrano e vestita di pensieri malinconici, salgo i pochi scalini di una casa vittoriana ed entro nella sala confortevole e ampia di un posto pubblico pensato per gli amanti di vini, liquori e poco altro*.

L’indirizzo mi era stato fornito da un amico impossibilitato a raggiungermi, un amico sicuramente efficiente visto che appena mi presento l’affabile gestore della mescita mi saluta calorosamente e fa accomodare circondandomi di premure.

Non avendo granché fame, ma tanto bisogno di affetto, mi trovo nel posto giusto: poca roba da mangiare, molta roba buona da bere.

Ho anche un libro da terminare di leggere. Un volumetto snello, che sta nel mio zainetto. Il romanzo più breve di un autore molto conosciuto che è stato anche criticato per questo, per aver scritto una storia troppo corta.

Storia corta, libro snello e cibo scarno che consiste nel contenuto di tre scatolette di latta:

nella prima ci sono filetti di sgombro sott’olio
nella seconda filetti di trota marinati in olio,aceto, pomodoro, aromi, alloro
nella terza sardine affumicate sott’olio.

Un inno agli Omega Tre, acidi grassi buoni che fanno bene al cuore. Stasera ho proprio bisogno di curare il mio cuore malato di tristezza, sofferente per l’ineluttabilità della vita e dei suoi eventi.

Tre è dunque il numero della serata, tre scatolette di latta e tre diversi bicchieri scelti come accompagnamento. Per amore della verità, il primo ed il terzo li scelgo io, il secondo mi viene quasi imposto dal sollecito gestore.

Intanto il libro, già il libro.

Si intitola Point Omega, stasera è destino si vede.

Lo leggo e mi piace senza capire un granché, anzi no, capisco quel che accade, ma non capisco perché l’autore l’abbia scritto. All’inizio e alla fine l’azione si dipana in un interno claustrofobico in cui viene proiettato lentissimamente Psycho. Il tempo dissezionato all’infinito. C’è un uomo talmente ossessionato dalla proiezione che ritorna a guardarla ogni giorno fino al termine dell’esibizione.

Nei capitoli centrali l’azione si sposta nel deserto americano con tre interpreti, due uomini ed una donna. Non è che arrivi tanto movimento in più, ma almeno passano le giornate e si capisce chi è chi e cosa prova nei confronti della propria esistenza. Poi succede qualcosa e tutto va a puttane.

I dettagli della trama non è necessario che vengano spiegati. L’essenziale è la scrittura, l’esperimento, la bellezza dell’uso delle parole nel descrivere un mistero esistenziale che non è il mio, ma quello dell’autore.

Arrivano tutte e tre le scatolette insieme e in successione i tre bicchieri.

Chenin Blanc Samur Loire Guiberteau 2015
Il vino è tonico e floreale, dal sorso pulito e pulente. Forse leggermente troppo snello, però agile e scattante, regala una sensazione di fiori bianchi primaverili e di innocenza.
Si beve bene con gli sgombri che da soli sarebbero grevi, grassi e unti.

Electrico , Fino de Lagar, Toro Albalà, Pedro Ximenez
Una rivelazione, una scossa elettrica come il nome. Un imperativo di secchezza al naso con appena un accenno di lievito di pane. In bocca è una frustata asciutta e decisa di erbe selvatiche, noci polverizzate, gesso. Indugia a lungo nel retro palato.
Nel berlo mi sovvengo di ciò che sto a fatica leggendo: il tempo sezionato in particelle infinitesimali. Meglio in un vino che in un libro.
Per fortuna che i filetti di trota marinati riportano tutto su questa terra. Vuoto la scatoletta senza lasciare neanche una goccia della marinata, idem per il bicchiere di Pedro Ximenez.

Sono ormai a due terzi della serata, la sala si è riempita di giovani in gruppo e di coppie in spolvero.

Mi sembra di ricordare di essere stata triste un po’ di tempo fa, di aver avuto il mondo addosso con tutte le sue contraddizioni. Forse ero anche innamorata di qualcuno senza esserne ricambiata? No, aspetta, quello è successo tanti anni fa. Forse mi sentivo lontana, nel mezzo al nulla di una città non mia? Forse avevo cominciato a contare gli anni a ritroso?

Forse, un tempo infinitesimale fa.

Aberlour A’bunadh Oloroso aged 59.9%
Due dita in orizzontale, anche tre, considerando la magrezza delle mie estremità. Tre dita di sollievo, di leggerezza, di profondità.

Tre dita divise in momenti infinitesimali e concentrati.

Un boccone di sardina affumicata ed ammorbidita dall’olio di oliva. Una sniffatina di fichi e datteri impazziti a causa del tabacco marinato in sciroppo d’acero e miele. Un sorsetto di uva sultanina, caramello tostato e cioccolata amara spolverata di noce moscata e pepe. Lo scheletro della bevuta, austera per la sua scarsa quantità, è nel calore dell’alcol, il sistema nervoso che ne produce il passo è la sorprendente acidità.

Tre dita in orizzontale attraverso le quali leggo la vita che forse non è così, ma così mi piace.

La vita è qui, sotto una lampada che illumina appena le pagine maldestramente aperte, perché ho solo due mani e pure un poco unte.

Una mano mi serve per infilarmi in bocca la forchetta con i pezzi di Sardinhas “petingas” fumadas em azeite virgem extra. Spose modeste ma efficacissime per lo scozzesone dello Speyside contenuto nel bicchiere retto dall’altra mano.
Il libro non si chiude grazie alla scatoletta di sardine ormai vuota che divide con i lembi esterni il lato sinistro già letto dal lato destro la cui lettura è ancora da compiersi.

Si chiude invece la mia storia, lasciandomi appollaiata su di uno sgabello alto, accanto ad una lampada discreta, davanti a tre lattine ripulite dal contenuto e a tre bicchieri di cui due vuoti ed uno con un goccio residuo. Non posso nemmeno salutare per bene, girarmi e sorridere, perché ho gli occhi intenti a seguire il corso fascinosamente impervio delle parole.

Ci tengo però a farvi sapere che gli Omega Tre stasera hanno curato il mio cuore, Francia-Spagna-Scozia hanno sollevato la pesantezza della mia anima e Don DeLillo è un grande scrittore.

*Public Services – Wine & Whisky Bar – 202, Travis St., Suite 100 – Houston, Texas

 

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