
di Raffaella Guidi Federzoni
Qualche giorno prima dell’ultimo Natale arrivò in ufficio una cassa di vino dalla Sicilia. Era indirizzata a me anche se di sicuro non l’avevo ordinata. Questo mi sorprese e mi imbarazzò, non mi ritengo il tipo di persona alla quale si manda vino spontaneamente. Qualche volta mi era successo di ricevere una bottiglia, un libro, un CD – quando questi erano ancora oggetto regalabile -, ma mai una cassetta di legno contenente ben 6 bottiglie. Lusingata, mi caricai la cassa in macchina e la portai a casa. Dalla bolla di accompagnamento capii chi fosse il mittente al quale scrissi subito per ringraziarlo e chiedergli spiegazioni.
Si tratta di una sperimentazione – mi rispose – mi farebbe piacere che tu assaggiassi i vini e mi facessi sapere cosa ne pensi. Aggiungeva un sintetico elenco di quelle che pensava fossero le caratteristiche principali di ciascuno di essi.
Il mio generoso amico è un uomo giovane di età, ma già molto adulto come esperienza enologica. Ha la fortuna di operare nella parte sud-orientale del continente Sicilia. Ha la fortuna di appartenere ad una famiglia che gli ha donato terra e la possibilità di imparare. Il resto della fortuna se la sta costruendo per i fatti suoi, nel senso che non basta avere tanto in partenza, tocca meritarsi qual che si ha e farlo fruttare. Egli sta facendo tutto questo.
Mi disposi dunque di buona lena a studiare, assaggiare, bere i vini. Pronta con il bicchiere adatto, cavatappi, penna e quadernetto per gli appunti. Miei complici sono stati i concubini testosteronici e gaudenti con i quali condivido lo spazio abitativo.
Da allora sono passati quasi due mesi, sono trascorsi il Natale, poi il Capodanno, il mio compleanno. Sono dimagrita, poi sono ingrassata, ho lavorato da casa e in azienda, poi sono caduta fratturandomi una costola, poi ho guardato fuori dalla finestra e mi sono accorta che le giornate si stavano allungando ed io non ero né più giovane né più contenta.
Tre giorni fa ho stappato la sesta bottiglia, nel giro di ventiquattro ore ne ho assaggiato il contenuto e riportato nel mio modo confuso ed asimmetrico le note di degustazione sul solito quadernetto.
Prima di riprodurle diligentemente in questo luogo alterato così come sono, mi sento obbligata a farne una sintesi per non deludere i miei fedeli lettori.
Si tratta di variazioni sul tema Nero d’Avola. Tutti i sei vini sono prodotti con uve 100% Nero d’Avola, provenienti da piccole-piccolissime particelle site in Contrada Buonivini, Val di Noto.
Tutti i vini non affinano in legno, solo in acciaio. Quel che differisce è la composizione dei suoli, che vanno da argilla gialla a sassoso calcareo a composizione a chiazze a tutto quel che vi pare meno la roccia Himalayana, e la vinificazione che può effettuarsi con brevi permanenze a contatto con le bucce o periodi più lunghi. Anche le annate sono differenti e questo sicuramente ha influito nel mio giudizio.
Grazie al cielo non sono una professionista del dettaglio, lascio a chi fosse interessato la possibilità di esplorare il sito del produttore*. Quel che ho compiuto è stato un atto degustativo cum gaudio.
Quel che segue è dunque la trasposizione fedele di quanto successo ai miei sensi. Una trasposizione tanto fedele quanto imperfetta, piuttosto disordinata. Non faccio finta di essere quello che non sono, pigliatela così com’è.
Ultima avvertenza: ho cancellato tutti i punteggi che collocavano i vini fra 8 e 9/10. In questo contesto non avrebbe senso incasellare gli assaggi all’interno di una definizione decimale.
30 dicembre 2020
Rosso Contrada Parrino 2016
Colore: rosso tendente al fragola
Naso: un poco sbilanciato con un’iniziale zaffata alcolica. Poi alloro, pepe nero, mirtillo.
In bocca di nuovo bacca nera, speziato. Un tocco di rusticità – ovvero spontaneità – nel retrogusto. Tannini mediterranei si può dire?
6.000 bottiglie
1 gennaio 2021
Rosso Contrada Don Pasquale 2018
Colore: rosso rubino intenso. Appena stappato un poco torbido.
Al naso sentori di visciola, confettura di fragola, un tocco di sale.
In bocca la salinità ritorna con una certa astringenza.
Dopo 4 ore dalla stappatura profumi quasi sanguigni, leggermente terrosi ma sempre con sentori di mirtillo, fragoline selvatiche.
In bocca i tannini sono addomesticati, con una bella speziatura. Una leggera presenza di liquerizia. Salinità dona slancio.
1.500 bottiglie.
4 gennaio 2021
Rosso Contrada Coniglio 2018
Colore: rosso fragola intenso.
Profumi di bacca rossa, gelatina di lamponi, pepe bianco, leggera speziatura.
Sapore succoso e vibrante, mentolato, di nuovo pepe bianco. Leggero e scorrevole, persistente, di media struttura, tannini vellutati.
3.000 bottiglie.
5 gennaio 2021
Rosso Contrada Conca 2017
Appena stappato
Colore: rosso rubino di media intensità, tendente al fragola.
Al naso e al palato una certa nota alcolica copre il bellissimo frutto di piccole bacche rosse e lampone.
Dopo circa 1 ora
L’aspetto alcolico si è attenuato, ma rimane al naso e in bocca un aspetto di chiusura e astringenza.
Dopo 12 ore
Presenta sempre astringenza, ma più tenue.
Profumi di fragoline, mentuccia, erbaceo ma gradevole.
In bocca è reticente con una bella acidità.
Da aspettare ancora, ma promettente.
3.000 bottiglie.
31 gennaio 2021
Rosso di Contrada Lenza Lunga 2017
Colore: rosso purpureo denso e brillante.
Naso scattante di frutta rossa (fragola, lampone) e nera (mirtillo, ribes nero). Zaffate di pepe bianco e erbe balsamiche.
Bocca vivace, scorrevole, torna la frutta rossa. Un tocco di pomodoro.
3.000 bottiglie.
11 febbraio 2021
Rosso di Contrada Don Paolo 2019
Aperto a pranzo
Colore: rosso intenso e fosco.
Naso e bocca chiusi, molti acerbo.
Alle 19.00
Colore: sempre purpureo con toni di lampone, un poco fosco.
Naso: mostra un’evoluzione ancora non finita, un poco sporca. Lampone, cipria, rosa bulgara, macchia selvatica.
Bocca: ancora molto acerba, tannini verdi nel retrogusto. Media bocca slanciata, agrumato, arancia sanguinella.
Dopo 24 ore
Colore: più pulito, sempre purpureo con bordi tendenti al lampone, ha acquistato brillantezza.
Naso: più definito e cedevole, bacca rossa selvatica, timo, rosa canina (non più bulgara), pepe bianco, tabacco verde.
Bocca: meno nascosta e scontrosa, sorso scorrevole anche se chiuso nel finale. Tocchi di liquerizia e mirtillo che al naso non ho avvertito.
Un vino per me molto promettente, anche se così scorbutico.
1.500 bottiglie.
Quale dunque potrebbe essere la conclusione? Ci sono aspetti comuni in questo vitigno proveniente da una zona ristretta? Per me si tratta di vini dal colore denso, molto purpureo in gioventù con una possibile evoluzione su toni della prugna scura. Il naso presenta un mirtillo più o meno nascosto che poi si conferma in bocca. La solita frutta rossa unita a spezie con sempre qualcosa di balsamico e mediterraneo. Di floreale compare la rosa in diverse declinazioni. Una varietà che altrove cresciuta può donare vini più squadrati, pesanti, impegnativi. Qui invece il gioco rimane leggero e fresco, anche grazie alla scelta dell’affinamento solo in acciaio. Il rischio potrebbe essere di eccedere nell’acidità, nella ritrosia dei tannini, nel rifiuto di una certa sensualità morbida e identitaria a favore di eccessiva finezza.
Staremo a vedere, senza dubbio l’inizio è incoraggiante. Il primo risultato di tanto sforzo è avermi regalato qualche grammo in più di contentezza che di questi tempi vale quanto e più dell’oro.
*Società Agricola Marabino
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