Racconto del riavvolgitore di etichette

Dipinto con brocca di vino

Presentazione
Uno dei momenti più originali e piacevoli del periodo natalizio è l’arrivo della lettera di Fausto Albanesi, che produce vino insieme alla moglie Adriana a Loreto Aprutino. Un appuntamento originale perché, all’opposto delle formule stereotipate di rito, Fausto si impegna a vergare una o più pagine. E piacevole perché i suoi testi hanno piena dignità letteraria. Arrivo anzi a dire che Fausto è bravo a scrivere quanto a fare vino. E dato che i vini di Torre dei Beati sono ottimi e non di rado eccellenti, questa è una premessa apertamente encomiastica.
Dopo aver chiesto a Fausto il permesso di pubblicarlo in questo sito alterato, ecco dunque il suo componimento/vendemmia 2021.

F.R.

arabesco calligrafico

Loreto Aprutino, 15 dicembre 2021

Raccontino natalizio.

Che bella invenzione il riavvolgitore di etichette!
È un semplice motorino elettrico che, facendo girare un perno, prende la vostra bobina e la avvolge su un’altra vuota, in modo da cambiarne il senso di avvolgimento. Occorre un certo senso della logica spaziale per capire bene in anticipo quale sarà l’effetto dell’operazione.

Per maggiore flessibilità d’uso, il suddetto motorino è dotato di rotazione bidirezionale.
Durante le domeniche post-vendemmia, specie se piovose, è facile avvertire il bisogno di riprendere il controllo delle nostre vite, travolte per un po’ dall’accavallarsi di priorità manuali e pratiche, anche attraverso le operazioni più banali. Una di queste è per esempio riprendere la continua attività senza fine di sistemazione del magazzino.

Il magazzino rappresenta un vero luogo dell’anima, dove il concetto di sedimentazione si manifesta nella sua pienezza, e dove ogni cosa, perfettamente al suo posto nell’ordinamento delle nostre categorie mentali, è tuttavia evidentemente fuori posto se vista nel puro contesto fisico, o nel contesto delle categorie mentali di qualcun altro, specie se moglie. La sistemazione del magazzino è pertanto un’attività assolutamente intima, i cui forti connotati ideali e astratti sembrano cozzare con la molteplicità delle forme nelle quali la materia si manifesta nella sua attualità.

Eppure occorre convergere. Per cui, per liberare spazio, inizio a fare piazza pulita di tutte le vecchie etichette. Ma mi è impossibile guardare tutte quelle bobine un po’ sbiadite senza ripercorrere i ricordi legati a tutti quei vini di tutte quelle annate. Buttare tutto così mi sembra come cancellare in un colpo più di venti anni di vita.

La soluzione è semplice. Il riavvolgitore di etichette!
In fin dei conti a che serve tenersi bobine di 3-4-500 etichette avanzate? Ne bastano molte di meno per tenere vivi i ricordi no? E allora aggancio una estremità della prima bobina al riavvolgitore, il Trebbiano 2011, e la reggo con le mani aiutandola a svolgersi mentre lui arrotola le etichette da buttare in una bobina a perdere, fino a che a me non rimane la piccola quantità da accantonare. Inutile, in una domenica piovosa di dicembre, interrogarsi sulla razionalità della cosa.

Finita la bobina del Trebbiano ci attacco quella del Pecorino Bianchi Grilli 2010, poi il Mazzamurello 2017, fronte e retro, poi il Cocciapazza 2001, e così via.
A mano a mano che le etichette scorrono risucchiate nel bobinone dell’avvolgitore, i vini mi passano davanti agli occhi uno dopo l’altro con un movimento rotatorio rapido e ininterrotto.
Ipnotico. Una vita.

Il 2011, la nostra prima annata di Trebbiano. Il 2008, quella grandinata che arrivò da nord il 4 luglio distruggendo metà dell’uva. Il Mazzamurello 2005, il nostro primo premio importante. Il 2014, l’annus horribilis. Il 65% di Montepulciano mangiato dalla peronospora. A consolarci l’arrivo di tre cagnetti randagi che, con i loro discendenti, ci fanno ancora oggi compagnia. Il 2006, la prima vinificazione nella nostra nuova cantina, così grande e vuota all’inizio come una cattedrale in un giorno di metà settimana. E poi il Cocciapazza 2001, il primo Cocciapazza. Gli operai che non volevano buttare giù l’uva ad agosto perché avevano paura che arrivassero i carabinieri.

Scelte giuste e scelte sbagliate. Vini giusti e vini sbagliati. Vai a sapere.
È facile parlare dopo.

Nonostante lo studio della cinematica abbia preso un parte importante delle mie energie in gioventù, e quindi i concetti di velocità angolare e di velocità tangenziale siano un punto assodato all’interno del mio capoccione, mi lascio tuttavia prendere da ingenuo stupore nell’osservare il bobinone che rallenta a poco a poco, via via che si gonfia e si arruffa di vini e di annate, mentre le etichette che ho in mano, al ridursi del raggio della mia bobina, corrono via sempre più veloci e indistinte.

E mi domando se il vero riassunto della nostra esperienza sia davvero in quelle bobinette tutte allineate che ho deciso di mettermi da parte. O se quelle non rappresentino piuttosto, non il ricordo delle cose vissute, ma solo il ricordo dei loro ricordi, cristallizzati e un po’ imbalsamati dalle tante volte che li abbiamo evocati in forma di (ebbene sì) storytelling aziendale.

E se, piuttosto, ricordare davvero non sia più affine all’osservare ipnotizzati i giri via via più lenti di quel bobinone sempre più gonfio di anni, che trascina via implacabile dalle mie mani le etichette rimaste, ad una velocità sempre maggiore.

Per fortuna il telefono squilla ad annunciare che la cena è pronta, e così si può interrompere qui questo amletico raccontino. Tanto al magazzino si è combinato poco oggi.

Al telefono Adriana mi dice anche che si unisce a me nel farti gli auguri di buon Natale.

Fausto e Adriana

P.S. Proprio prima di spegnere, delle etichette nel bobinone si sono un po’ intrecciate. Nel tentativo di sbloccarle provo più volte a mandare indietro l’avvolgitore. Niente da fare. Deve essersi inceppato. Forse questo potrei chiedere a Babbo Natale. Aggiustare il reverse.
Fausto Albanesi

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