La mente e il corpo


di Riccardo Lombardi

Il rapporto tra mente e corpo è un campo d’indagine di eccezionale complessità e per ovvi motivi permea l’intera esperienza umana, quindi anche il nostro orticello di enomaniaci. Nessuno più di Riccardo Lombardi, psicanalista di fama internazionale e insieme grande esperto di vini, può dire parole non banali sul tema. Questo breve testo lombardiano, apparso come commento a un post espressico di pochi giorni fa, è solo un primo spunto di riflessione: nelle prossime settimane e mesi sia Riccardo sia – più casarecciamente – noi altri alterati ci torneremo sopra. (ndr)

Alla mia esperienza di psicoanalista può essere connessa la mia modalità di tradurre con parole talvolta nuove l’esperienza del vino – come nota generosamente l’amico Fabio – balbettando qualche parola informe arrampicandomi al bicchiere, o forse discendendovi, cercando spasmodicamente ‘le parole per dirlo’- espressione che, ricordiamolo, è anche il titolo di un famoso libro di Marie Cardinal, in cui l’autrice raccontava la sua personale esperienza in analisi.

Non sulla stessa linea di connessione tra vino e psicoanalisi sono stati invece i Jean Laplanche del ‘Vocabulaire de la psychanalyse’ e il Jean Louis Laplanche dello Chateau di Pommard. Entrambi molto recentemente scomparsi all’ospedale di Beaune. Non trascurabile il fatto che Jean e Jean Louis fossero la stessa persona, divisa tra mondo della psicoanalisi e mondo del vino: una divisione che cercai inutilmente di mettere in discussione anni fa, quando lo intervistai per il Gambero Rosso. Ed attendo ancora di verificare cosa abbia ricavato Agnés Varda quando intervistò Laplanche sullo stesso tema in un suo documentario.

Diversamente da Laplance, decisamente attratto – quando non era in vigna o in cantina- dai teoremi pulsionali freudiani e dal fantasma di seduzione materna del bambino, continuo a credere che nel nostro orizzonte del pensare non andrebbe mai considerato scontato il dialogo tra corpo e mente, meno che mai nella nostra epoca attuale. Una questione cui qualcuno potrebbe trovare addentellati filosofici, magari per mostrare più chiaramente dove affondano le radici dell’arte della degustazione. E, guarda caso, non sono rari i degustatori con una formazione filosofica, quali Bettane, Cernilli o Gravina.

Ultime impressioni sensoriali da un Barbaresco Rabaja di Giuseppe Cortese, i cui nobili aromi di cenere assumono una brillante luminosità. Come può la cenere, evocatrice della nostra caducità, stimolare così fortemente la luminosità? Paradossi fecondi della degustazione sensoriale…

2 commenti to “La mente e il corpo”

  1. Dopo tanta presentazione, il timore di dire qualche cappellata si fa esorbitante.

    E tutto tace.

    Voglio spezzare il silenzio, approfittando del baccano che fa Bacco nella mia testa, dopo una degustazione di Riesling. Una degustazione casalinga, di quelle per cui “mica devo guidare, chissene…”

    Ecco, questo è un dilemma filosofico da dipanare!

    Augh.

  2. Questo sarebbe un tema interessante.

    Quali siano i corsi di studio ovvero le formazioni culturali dei vari degustatori.

    Metti Parker, che è avvocato, o Galloni, che ha studiato canto.

    Mica una differenza da poco, e si vede…

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