di Giancarlo Marino
Les Grands Jours de Bourgogne è un appuntamento al quale non manco da sedici anni. Avendo quest’anno poco tempo a disposizione, mi sono limitato alla Côte de Nuits di martedì 18 marzo, con l’impegno di provare principalmente i 2012.
Le danze si aprono alle 9 in punto allo Chateau de Vougeot, e queste sono le impressioni che ho annotato sul mio quaderno (in ordine alfabetico).
Arnoux-Lachaux
Mi ero innamorato di questo produttore molti anni fa, folgorato da alcune annate del suo Vosne Romanée Suchots. All’innamoramento aveva fatto quindi seguito la disillusione e quindi l’oblio. Nulla di personale, intendiamoci (anche se, detta così, potrebbe sembrare la classica bugia detta alla ragazza appena lasciata: “non è colpa tua, sono io che non ti merito”), ma così fu. Gli concedo una nuova chance: i vini non sono affatto male, in particolare il Clos Vougeot 2012 ma, ma…. Non sconsiglio, ma neppure consiglio, almeno fino a quando non tornerà a usare meno spazzola e rossetto.
Bizot
Due soli vini, Vosne e Vosne Les Jachées, due “village” deliziosi, pieni, solari e al contempo freschi, un’invito neanche troppo timido a berne l’intera bottiglia. Però, chi glielo dice al buon Jean-Yves che a quel prezzo ci comprò buona parte dei 1er cru della zona?
Cathiard
Ero curioso di provare i 2012 del giovane Sebastien, seconda annata dopo il ritiro del papà Sylvain. Alla prima uscita, complice forse la problematica annata 2011, ero rimasto con più di qualche dubbio. Provo Vosne, Vosne Reignots e Vosne Malconsort e sulla mia agenda leggo “Belli, belli, belli, punto”. Lo stile sembra essere rimasto quello del padre: vini pieni, per nulla concessivi, nessuna scorciatoia, nessun ammiccamento, classe da vendere.
Clavelier
Bruno è personaggio talmente autentico, solare e simpatico, che non riuscirei a parlar male dei suoi vini neanche se lo meritassero. Vosne Hauts de Beaux Monts, Combe Brulée, Hautes Mazieres e i 1er cru Brulée e Beaux Monts sono tutti vini cartolina dei rispettivi terroir, didascalici come direbbe qualcuno a Roma. Non riesco ad entusiasmarmi per un leggero velo che non li fa “scintillare” come sarebbe loro costume. Ma sono campioni di botte, spesso prelevati il giorno prima, quindi rimando il giudizio definitivo ad altra occasione, pur confidando in una evoluzione positiva per la fiducia illimitata nel vigneron.
Confuron-Cotetidot
Mentre assaggiavo i vini (Vosne, Vosne Suchots ed Echezeaux) mi giravo intorno nella speranza di veder apparire il mio amico Giampaolo Gravina per una parola di conforto, invano. Si sente, eccome se si sente una materia di qualità assoluta, ma alla fine dell’assaggio la mia bocca è devastata dai tannini e dall’acidità. Credo che siano vini per giovani e ottimisti.
Forey
Continuo ogni volta ad assaggiare i suoi vini (nell’occasione Vosne, Vosne Gaudichots ed Echezeaux), trovandoli solidi, saldamente piantati per terra, nella speranza di trovarvi quel tocco di eleganza in più che mi aspetto sempre dai vini di Vosne Romanée. Vini che berrei volentieri se non avessi alternative, ma almeno per il momento ne ho.
Grivot
Rimane per me un mistero glorioso. Non mi pare di aver mai letto un giornalista del settore che ne parli in termini meno che entusiastici, ma io continuo a non gradirli (questa volta Vosne Bossieres e Beaux Monts, Clos Vougeot), fondamentalmente perché non invitano al riassaggio, e questo mi pare un punto di demerito per i vini di questa terra. Sono quasi certo che è un problema mio, ma se non c’è feeling c’è poco da fare.
Anne Gros
In realtà si è trattato dell’ultima visita, quella che ha decretato il triplice fischio finale. Dopo essermi arrampicato sulle spalle di alcuni astanti, sono riuscito a farmi versare un po’ di Clos Vougeot. Mi dicono che sia stata la stessa Anne a versarmelo e io ci credo sulla parola. Ho trovato il vino che mi aspettavo, austero ma nobile, perfetto esempio di Clos Vougeot della zona più vocata, da attendere con fiducia per qualche anno. Gli stessi sconosciuti personaggi mi dicono che era presenti altri vini, tra cui Echezeaux e Richebourg. Ho provato a vedere se in giro c’era una scala a pioli o dei rampini da scalatore, ma non avendone trovati nelle vicinanze ho dovuto arrendermi. Mi farò bastare il Clos Vougeot per dire che questa brava produttrice, per nostra fortuna, rimane sempre fedele al suo stile.
Michel Gros
Batteria abbastanza convincente (Vosne, Vosne Clos des Reas e Aux Brulées, Clos Vougeot) con mia sempiterna preferenza, questione di cuore, per Clos des Reas. Mi sarebbe piaciuto maggiore dettaglio, ma forse voglio troppo e comunque il portafoglio ringrazia.
Fabien Yoannet
Non ne avevo mai sentito parlare ma, bonus non da poco, davanti alla botte di servizio non c’era nessuno. Assaggio senza alcuna aspettativa il Vosne Suchots e, se non ho preso un abbaglio, trattasi di vino delizioso. Annoto il nome sul mio quaderno, la prima volta che mi capita di passare vicino a Marey-Les-Fussey faccio una piccola deviazione.
Francois Lamarche
Vosne, Vosne Malconsort, Clos Vougeot e Echezeaux la proposta del giorno. È uno di quei produttori di cui ultimamente si dice sia in netto miglioramento. Che dire, a me non dispiace una certa “sana” rusticità nei vini, ma se ne scelgo uno che proviene da Vosne e dintorni esigo finezza dei tannini al top. Sbaglio? Forse, ma non posso farci nulla.
Louis-Michel Liger-Belair
Provo solo l’Echezeaux, forse un po’ troppo pettinato e precisino, ma decisamente buono. Penso ai prezzi di questo Domaine e mi dico che è una fortuna non essermene innamorato, poi penso alla Romanee 2002 bevuta diverse volte e mi dico che vale la pena di spendere tutti questi soldi, infine mi accorgo che il giro tondo è senza fine. Compri chi può!
Thibault Liger-Belair
Magistrale estrazione dei tannini, vini solidi come il vigneto, ma non privi di discreta (nel senso di non appariscente) eleganza. Vosne Aux Reas, Clos Vougeot e Richebourg, tre colpi e tre centri. È un produttore che mi convince sempre di più.
Georges Mugneret-Gibourg
Di queste bravissime produttrici ero abituato a dire che i loro vini sono costantemente di livello medio eccellente, anche in annate meno felici come la 2004, ma che preferirei un filo di legno nuovo in meno e che manca forse l’acuto dei più grandi. Comincio a pensare che l’acuto sia dietro l’angolo, considerato l’ulteriore miglioramento degli ultimissimi anni. Vosne, Echezeaux e Clos Vougeot, una delizia.
Georges Noellat
Del bravissimo e giovanissimo Maxime Cheurlin me ne aveva parlato un paio di anni fa l’amico alterato Armando Castagno. Dei numerosi vini ho provato Vosne Petits Monts e Beaux Monts, Echezeaux e Grands Echezeaux. Quando si dice delicatezza, souplesse e bevibilità! Forse preferirei una nota dolce meno insistita e una maggiore dinamica in bocca (fare le pulci ai vini rimane uno sport popolare, no?), ma se cercate un vino da offrire ad una ragazza che avete invitato a cena per fare colpo, l’avete trovato.
Cecile Tremblay
Potrei non essere attendibile, considerato che sono in qualche modo coinvolto nella importazione dei suoi vini, ma credo di non aver mai lesinato giudizi negativi quando lo meritavano. Continuo a credere che l’uso dei raspi, unito alla abbondante percentuale di legno nuovo, richiedano una sensibilità che la giovane Cecile (piuttosto, auguri vivissimi per l’arrivo imminente del secondo figlio) sta affinando di anno in anno. Molto belli il Vosne e il Vosne Les Rouges, mentre l’Echezeaux, un felino di razza, al momento è leggermente penalizzato dall’elevage.
I produttori in esposizione erano molti di più. Ma verso le 11 del mattino (mi trovavo dalle parti del banchetto di Anne Gros) mi sembrava di stare sul raccordo anulare tra l’Appia e la Casilina in ora di punta, quando normalmente tiro un moccolo ed esco al primo svincolo. Mi sono comportato allo stesso modo e ho lasciato alle mie spalle Clos Vougeot, senza rimpianti.
(continua)