di Raffaella Guidi Federzoni
Oggi è una giornata merdosina, sì lo è. Recentemente molte giornate lo sono, non soltanto per il clima esteriore che comunque ci mette del suo per deprimermi, è soprattutto la pioggia interiore che non se ne va. Le nubi dell’anima persistono nella loro cupezza e le gocce fini che lavano il cuore sono peggiori di quelle durante un weekend di vacanza in Galles qualche agosto fa. Lì piovve per tre giorni di seguito, ma almeno spuntarono porcini che non impressionarono i locali, ma a noi italiani regalarono improvvisa contentezza.
Quindi oggi è DI NUOVO una giornata merdosina.
Quindi oggi stappo una bottiglia della mia amica Marinella. Nemmeno l’ho dovuta comprare, ma l’ha ficcata lei in mano all’ultimo Vinitaly, quando sono riuscita ad andarla a trovare, l’ultimo giorno all’ultima ora. Si stava infilando la giacca e correva via con due suoi amici, di cui fui istantaneamente gelosa. Ma come, percorro chilometri di spazio fieristico per venirti a scovare e tu scappi con due amici che non sono certo amici come lo sono io per te? Marinella provoca sentimenti tempestosi in molte persone.
Perché Marinella è ella stessa tempestosa.
I suoi vini invece no, sono equilibrati nella loro eleganza, pacificati, stimolano solo sensazioni positive, sono appaganti, zen.
Tutto lo Sturm und Drang della vita e della personalità di Marinella si risolve e dilegua nel suo vino. Che pure è sicuramente una parte di lei, nelle varie declinazioni.
I suoi vini vengono da una tenuta poco fuori Verona, hanno tutte le caratteristiche della zona, ma non la mano pesante e dolciastra che altri produttori si compiacciono di calcare perché il mercato lo richiede.
Così è per l’Amarone, così è per il Valpolicella Ripasso Superiore*, quello che ho stappato e sto bevendo adesso.
Di solito in questo luogo alterato scrivo in modo generico di vino, preferisco non citare cantine e produttori in particolare, ma per Marinella compio un’eccezione.
Perché la Donna lo merita, nonostante la sua eccentricità e la sua complicazione esistenziale – o forse proprio per questo – è un balsamo rassicurante per me e la mia pioggia interiore.
Mi basta ricordare episodi vissuti insieme, una coppia di over cinquantenni – adesso anche over sessanta – che hanno riso a crepapelle e fatto ridere decine di donne annoiate, frustrate, impegnate e affaticate dalla vita, venute ad ascoltarci per distrarsi e confrontarsi con altre loro simili.
Quindi, dopo acconcia stappatura e relativa attesa, ora bevo il Vino di Marinella. Prima annuso il frutto rosso complesso, variegato di bacche sulle quali però sovrasta la ciliegia bella matura e carnosa, con un tocco di sottospirito. Esattamente come le ciliegie contenute nel barattolone che la mia amica mi regalò anni fa, che furono spolverate nel giro di tre giorni e mezzo.
C’è anche un sentore di erba tagliata ed essiccata al sole, quelle falciature miste nelle quali si mescolano dei fiori selvatici dal profumo di tenue dolcezza.
Poi bevo, eh sì fatemi bere in silenzio. Fatemi bere senza altre notizie deprimenti, che già ne ho avute abbastanza.
Fatemi bere un vino sinuoso, ma non adagiato. Anzi, un vino che sa alzarsi in piedi e dire “Ehi, non dormire, ascoltami!”. Esattamente come fece Marinella di fronte ad una platea anglofona qualche anno fa, quando si accorse di uno spettatore sonnecchiante in prima fila. Era avvolta in una bella sciarpa verde di seta grezza, ma gli occhi fiammeggiavano e la voce risuonò come una frustata. Poi si sedette contenta e continuò nel suo inglese venato dalla cantilenante pronuncia veronese.
Il verde grezzo e setoso dei suoi vini.
La frustata fiammante dei suoi vini.
La cantilena elegante del veronese, anche quella nei suoi vini.
Marinella mi ha regalato una bottiglia per scusarsi dell’incontro frettoloso. Mi sono bevuta il contenuto della stessa cercando di ignorare la depressione strisciante che ogni tanto rispunta come un fungo porcino.
Ci sono riuscita grazie alla mia amica lontana al di là degli Appennini.
Quindi ne ho scritto, questa è la vera verità.
- Corte Sant’Alda – Campi Magri – Valpolicella Ripasso Superiore 2016. Produttrice Marinella Camerani
Foto di Mauro Fermariello