Pane duro

di Shameless

“Ti cadranno tutti i denti!” insisteva la nonna, la quale ad oltre ottanta anni conservava tutti i denti davanti. Quella vecchia sempre vestita di nero aveva fatto della corretta nutrizione dei nipoti la sua missione sulla terra. Non le rimaneva molto altro dopo la morte precoce del marito e la lenta estromissione da ogni potere operata prima dalle sorelle non ancora vedove come lei e poi dalla nuora ambiziosa ed insicura.

Nel secolo scorso la nonna paterna si era raccomandata tutte le sere per anni che nemmeno un pezzo di pane fosse sprecato e per convincere la nipotina a mangiare quelle croste dure tirava fuori la scusa dei denti a rischio di caduta.

La fetta di pane le scivolò dalle mani e cadde per terra. Furtiva si chinò e la raccolse.
Poi la baciò.

Baciò quella fetta che aveva raccolto dal cestino sulla tovaglia bianca e soppesato, pensando alle calorie che conteneva, al glutine, al lievito madre e a quanti tipi di cereali contenesse.

L’oggetto di tutte quelle considerazioni da terzo millennio gastronomicamente evoluto era finito sotto il tavolo. Come fosse successo non si sa, ma accadde.

Accadde che del pane fosse tanto poco considerato da precipitare al di sotto della linea di civiltà e benessere rappresentata dalla sagoma di un tavolo imbandito al centro di un ristorante di lusso.
Il pane toccò il pavimento di legno pregiato e ne fu umiliato.

Non se lo meritava, era fresco e fragrante, saporito e morbido.
Non era troppo nero.
Non era duro.
Non era insipido.
Non aveva nulla in comune con il pane del secolo prima, quello conservato per giorni e destinato a morire in fondo ad una zuppa casalinga se non ci fosse stata una nonna a costringere la nipotina a mangiarlo sforzando i denti di latte.

Baciò il pane con vergogna.
La vergogna per un gesto scaramantico, che la solita nonna le aveva instillato.
Il pane, come il corpo di Cristo, non va disprezzato e se cade per terra va preso in mano e baciato per chiedere perdono della trascuratezza.
Si vergognò della prima vergogna.

Si mise in bocca la fetta tutta intera e la masticò piano. Le sembrò che contenesse un bioccolo di polvere raggrumata, ereditata dalla breve sosta sul pavimento. Forse però era solo il sapore di un pane astutamente artigianale.

Decise di smettere di pensarci, appena deglutito il boccone penitenziale si dedicò al resto della cena e agli altri commensali.
La serata finì molto tardi, il ricordo della nonna si era ormai volatilizzato da ore quando camminando solitaria si trovò a passare davanti ad un forno già in attività.

Il profumo di una nuova crosta, appena nata e già indurita, si stratificava sul marciapiede deserto di una tranquilla notte cittadina. Le onde sinuose intessute di acqua, fuoco, lievito e farina si innalzavano seducenti ben oltre i piani nobili dei palazzi del centro. L’odore millenario pulsava prepotente al di là di una saracinesca abbassata a metà.

Bussò con discrezione, si affacciò un ragazzo dal volto bruno e le mani bianche come il camice infarinato.
“Mi scusi, è possibile avere un po’ di pane avanzato da ieri o l’altro ieri?”

“Boh, quel che avanza lo diamo alla Caritas.”
“Mi basta anche mezza pagnotta, pure meno.”
“Aspetta che chiedo.”
“Lo pago, eh!” ma questa precisazione fu perduta, il ragazzo si era allontanato.

Ricomparve dopo un paio di minuti, guardandola come fosse una barbona eccentrica.
Beh, forse lo era. A modo suo lo era senz’altro.
Le mise in mano un fagotto che sembrava una mezza palla pesante e spessa come un mattone.

Ringraziò, offrì degli spiccioli che furono rifiutati e si allontanò veloce.

Seduta su di un muretto, col cappotto sotto le chiappe per non sentire l’umidità, attese con calma l’alzarsi del sole. Aveva tempo, tutto il tempo necessario per rompere la crosta dura di quel pane vecchio e masticarla. Un pezzetto dopo l’altro, sentirlo in bocca piano piano mescolarsi alla saliva e ammorbidirsi.

Ad ogni boccone un ricordo si aggiungeva al precedente.
Alla fine fu talmente piena di ricordi che saltò giù dal muretto come per allontanarsene e si spolverò il cappotto dalle briciole. Il gusto di quel pane così poco di moda, così poco gustoso, così poco riconoscibile da chiunque non fosse lei stessa, le alleggerì il passo fino a casa.
Prima di rinchiudere il portone mandò un bacio silenzioso alla nonna lassù ed un silenzioso ringraziamento al dentista che da tanti anni le teneva in vita le gengive senza bisogno di esercizi mascellari faticosi.

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