Perché?

di Shameless

“Perché?” Accidenti a quel microfono che il suo intervistatore maneggiava come una clavetta da palestra. Lo aveva piazzato troppo vicino e lei esitava a rispondere per evitare di sputazzarlo.
“Perché ha scelto di occuparsi di vino?” domandò di nuovo il giovanotto col papillon. Ad inventarlo non sarebbe stato così corrispondente all’idea di millennial eno-invasato.

Ci sono persone che nascono col fisico, l’abbigliamento ed il modo di porgersi di un maggiordomo o di una femme fatale, altri che già sin dalla tenera infanzia sembrano predisposti all’enofighettismo di punta. Come il ragazzo col papillon, il quale si era talmente immedesimato nel suo ruolo da ispirarle tenerezza ed ammirazione. Ne aveva conosciuti anni prima, di fanatici irriducibili per il rock duro, o per la cosmologia taoista, persino per il triathlon. Ora si sentiva circondata da una generazione di eno-fondamentalisti. Sapevano tutto, o almeno molto più di lei, ma volevano conoscere ancora di più.
Rispondere diventava sempre più difficile.

Un tempo bastava conoscere il nome dei vitigni principali, le zone di produzione, le regole di base. Bastava imparare capire di che cosa “sa” un vino. Una dozzina di aggettivi al massimo. Bastava sapere chi era Tizio e chi era Caio, pochi nomi, quasi sempre gli stessi.
Si andava avanti così, per lavoro e anche sì, per passione, ma quest’ultima non era esagerata.
Adesso era tutto un fuoco di fila di novità, di emergenti, di nomi strani, di esperimenti bizzarri. Anche di sapori nuovi e spiazzanti.

In realtà non era poi questa zavorra New Age che le impediva di rispondere alla domanda fatidica, posta per l’ennesima volta.
“Perché ha scelto di occuparsi di vino?”.
Non di produrlo, di scriverne, di venderlo.
Di occuparsene.

L’impedimento era generato dalla consapevolezza che non sarebbe bastato rispondere “Mi ci sono trovata per caso, mi interessava il vino come fonte di piacere, ma anche mille altre cose per me erano fonte di piacere. A vent’anni che ne sai di quello che vuoi che la tua vita diventi. Ho conosciuto persone, ho visto luoghi, ho lavorato per aziende. Ad un certo punto quello era il mio lavoro, ero pagata per occuparmi di vino. Pagata abbastanza, così sono andata avanti.”

Non era proprio del tutto così, per completezza avrebbe dovuto aggiungere “La materia del vino è viva, mutevole, mai certa. Chi si trova in questo mondo ha tante età diverse, diverse culture, diversi linguaggi. La diversità aiuta a non perdere interesse nella materia principale.”

Sapeva che la risposta non sarebbe mai stata completa.
E poi perché sempre queste solite domande, sai quanto potesse interessare sapere del perché e percome di uno dei mille personaggi minori di un’opera corale come quella del Mondo Vino.
Prese fiato e guardò dritto negli occhi il suo interlocutore. Lui però già non la guardava più, forse non l’aveva mai fatto. Guardava il proprio riflesso sulla superficie lucida del microfono, guardava se stesso e quanto era fico nel fare domande fiche.

Rispose come avrebbe risposto una Persona Veramente Importante, qualcuno che non aveva tempo da perdere con l’ennesimo improbabile intervistatore.
“Perché sì.”
Sorrise e si scostò, lasciando spazio alla prossima vittima.

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