di Faro Izbaziri
Avvertenza
Post di uso esterno. Riflessioni di carattere personale. Nessun concetto universale o “a priori” è stato maltrattato durante la stesura. Aerare prima di leggere. Tenere fuori dalla portata di fessi, massimalisti, fessi massimalisti, difensori dell’ortodossia.
Nella mia sperïenza esiste una scala dell’ingurgitamento di liquidi alcolici:
a) liquidi alcolici che si centellinano
b) liquidi alcolici che si sorseggiano
c) liquidi alcolici che si bevono
d) liquidi alcolici che si tracannano
Si potrebbero spaccare i capelli in ulteriori ottavi (le sensibilità individuali, quelli che buttano giù mezzo litro di Whisky a botta, etc) ma lasciamo perdere.
Le differenze sono evidenti a chi frequenta da anni l’alcol non medicinale o per uso igienico-sanitario.
I distillati e in generale i prodotti che contengono più di 20 gradi alcolici si centellinano.
I liquidi che stanno grosso modo tra i 16 e i 20 gradi d’alcol, o i vini di gradazione inferiore però omicidariamente pesanti, statici, massicci (i.e. i Merlottoni e i Cabernettoni anni 90, et similia), si sorseggiano.
I vini onesti, semplici o complessi che sieno, si bevono.
I liquidi alcolici più leggeri, come le birre lager, pils, weiss, e simili, si tracannano.
Mi spiace annotarlo, anzi non mi spiace affatto, ma nella mia sperïenza non esistono vini che si tracannano. Anche il più sublime e disalterante Aligoté di Coche io lo bevo, non lo tracanno. Anche un saettante Blanc de Morgex. Anche, eccetera.
Per questo l’atto fisico del mandar giù animalmente, in certi casi proprio ferinamente, un bicchiere di birra gelata, non ha corrispettivi sensoriali in campo enoico.
Entrano in gioco sistemi percettivi diversi. Come dice un mio amico psicoanalista, non ci si dispone ad ascoltare Verdi con la stessa attitudine psicofisica di quando si ascolta Frescobaldi (Girolamo, non un vino di).
La suddetta scala non implica alcun giudizio di valore.
Di calore, casomai.
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