di Fabio Rizzari
“(…) Il conducente è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 87 a 345 euro; ogni ipotesi di guida pericolosa è punita con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 42 a 173 euro”. Così il codice della strada.
Ciò nonostante voglio lanciare una spada – come disse un tizio che non ricordava la locuzione classica, che esordì con lanciare e che poi completò così, en catastrophe, la citazione – a favore di tutti coloro i quali fanno, a vario titolo, una guida dei vini.
Ancora oggi, Anno Domini 2022. Ostinatamente.
Una spada a favore anche dei più tragicamente incompetenti, anche dei più orribilmente prezzolati. Anche di quelli, e non sono manifestamente pochi, che non sanno nemmeno levarsi un dito di culo, secondo il detto labronico.
Perché fare una guida dei vini è un’impresa colossale. Un impegno ai limiti delle capacità umane. Un’opera impossibile da portare a termine senza danni collaterali. Solo chi ne ha fatta almeno una sa di cosa parlo.
Dall’esterno è facile criticare: “eh, hanno dato otto tovaglioli alla Riserva Cro-Magnon di Rino Scannapieco, mentre ne vale al massimo sei.”
Fàlli tu 3-4.000 vini in cinque mesi. Scrivi tu migliaia di schede in cinque mesi. Butta giù tu alcune decine di migliaia di dati (nomi, cognomi, telefoni, siti web, indirizzi, cazzi e mazzi) in cinque mesi.
Assaggia, riassaggia, confronta, mèdita, discuti, riassaggia, riconfronta, controlla, ricontrolla, eccetera.
Poi ne parliamo.
Come diceva Jung (non Neil, Carl Gustav, con la j: “giudicare è facile, pensare è difficile. Per questo quasi tutti giudicano”)
Oggi personalmente non avrei più le forze di fare una guida che non fosse di quindici pagine complessive, al massimo. Eppure una certa nostalgia di quei tempi rimane.
È che mi piace vagheggiare il passato. Ricordate quando ho scritto di lanciare una spada, qualche paragrafo più sopra? Bei tempi.
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