di Giancarlo Marino
Stappare una bottiglia di vino vuol dire anche essere pronti all’eventuale delusione. Non mi riferisco tanto ai sentori di tappo, più o meno subdoli, o alle note di ossidazione (che in linea di principio non riesco ancora a vedere come pregio), perché a questo siamo tutti e in qualche misura preparati, quanto piuttosto a quel non so che di spiacevole (arrovellato, disarticolato, scombinato, scisso, chiuso con sdegno*, il repertorio è vasto e ognuno ha il suo) che ci fa dire che il vino non è in forma (eufemismo per evitare la citazione degli improperi maggiormente in uso). Si tratta, in genere, di sentimenti che vengono trascinati via dall’apertura di una seconda bottiglia in perfetta forma.
Ma cosa accade quando un’intera batteria di vini (pur privi di sentori di tappo e di note ossidative) si rivela in forma tutt’altro che smagliante? A meno che non si creda alla sfortuna (nel qual caso si potrebbe ricorrere ad amuleti e riti propiziatori), o non ci si trovi ad un banco di assaggio di Vertrugo della Mongolia (nel qual caso sarebbe sufficiente non perseverare nell’errore), è normale porsi qualche domanda.
Io me le sono poste, più di una volta, e pur senza arrivare a risposte definitive ho rilevato alcune curiose circostanze che mi fanno pensare di essere sulla strada giusta. È tutta colpa della Luna.
Anche se le ricerche scientifiche di cui ho conoscenza non hanno fornito dati definitivi, pare certo che la Luna, ma in misura inferiore anche la temperatura, l’umidità e la pressione barometrica incidano in qualche modo sul vino. Anche il degustatore, comunque, ci mette del suo, nel senso che lo stato di forma fisica e psichica incide sulle capacità degustative e più genericamente sull’apprezzamento del vino.
Mi sono andato a rileggere tutti i resoconti delle serate organizzate negli ultimi anni dal Circolo TDC Monteverde** (il club di enostrippati fondato dal compianto e insostituibile amico Bruno Rosati), in occasione delle quali siamo soliti stappare una decina di bottiglie; ho estrapolato le serate in cui i vini si erano mostrati pressoché tutti in una fase infelice; ho rilevato le date e ho verificato le rispettive fasi lunari.
Che ci crediate o no, tutte le serate in questione ricadevano in fase di luna calante.
Non contento, sono andato a leggermi qualcosa sulla biodinamica. Dalla lettura del calendario delle semine (risultato delle ricerche della studiosa tedesca Maria Thun in materia di influenza lunare in agricoltura) emerge quanto segue:
– la pianta sviluppa diversamente ognuna delle sue parti (radice, foglia, fiore, frutta) a seconda del passaggio della luna nello zodiaco:
– le parti della pianta si possono riferire ai segni zodiacali: la radice ai segni di terra (Toro, Vergine, Capricorno); la foglia ai segni di acqua (Cancro, Scorpione, Pesci); il fiore ai segni di aria (Gemelli, Bilancia, Acquario); la frutta ai segni di fuoco (Ariete, Leone, Sagittario).
– quando la luna transita nei segni di fuoco seminiamo piante di cui vogliamo un buon sviluppo fruttifero; quando la luna transita nei segni d’aria semineremo piante di cui vogliamo i fiori; quando la luna transita nei segni d’acqua seminiamo piante di cui vogliamo usare le foglie; quando la luna transita nei segni di terra seminiamo piante di cui raccoglieremo radici e tuberi.
La luna ha quindi influenza sulla coltura della vite (scelta delle date di intervento in vigna, delle date di vendemmia…) ma, e qui la faccenda si fa interessante, la avrebbe a quanto pare anche sul vino (scelta della data di vendemmia, delle pratiche di vinificazione e di imbottigliamento) e perfino sul vino già in bottiglia.
Per farla breve e limitarci all’argomento in esame, per bere un vino al meglio della sua forma, bisognerebbe stappare la bottiglia quando la luna transita nei segni di fuoco e d’aria e si trova in fase crescente.
Nel frattempo, lo confesso, mi è venuta l’emicrania al solo pensiero di dovermi prendere qualche giorno di ferie per studiare la luna e individuare la giornata giusta per organizzare una bevuta o, magari, di dover declinare un invito perché questo ricadrebbe in una fase lunare non propizia.
Correrò quindi il rischio di una nuova delusione, magari multipla, ma vuoi mettere la gioia di bere un bicchiere di vino tra amici cari?
* C’è chiusura e chiusura, per un vino. Dicesi chiuso con sdegno, secondo il dizionario Exvoto-Vini (stessa collana del ben più noto Devoto-Oli), di quel vino che induce rassegnazione fin dalla prima annusata: inutile attendere, né domani né mai.
** Traduzione a richiesta, in privé.