di Rizzo Fabiari
Fossimo presi per incantamento e trasportati in una terra dove ci si prendesse, tutti, meno sul serio. Alcuni alterati, beati loro, sono fuori della riserva indiana delle guide, una ridotta sempre più spernacchiata dalle genti. Altri purtroppo no. Noi alterati guidaroli, per la natura stessa dell’incarico, siamo tenuti a una rigorosa equidistanza critica dai tutti i produttori e dai diversi attori del mondo del vino, quindi a una serietà militaresca. Per questo ovvio motivo ogni tanto siamo costretti, a causa del ruolo chiamiamolo enfaticamente istituzionale, a frenare legittimi impulsi polemici; a morderci la lingua, a sobbollire nel giramento di scatole in silenzio, come una pentola di fagioli sul fuoco. Polemizzando con il produttore x, o con l’enologo y, la nostra posizione verrebbe infatti facilmente strumentalizzata.
Ciò non toglie che – in rare circostanze e di sicuro qui nello spazio virtuale alterato – ce ne si possa fregare delle suddette considerazioni. Circostanze divertenti e irritanti come quella che descrivo oggi.