Montalcino, tocca a nonno Libero


di Armando Castagno

La notizia pare certa: il cavalier Ezio Rivella ha annunciato di essersi dimesso dalla carica di Presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino. L’Accademia degli Alterati, con la consueta coerenza e onestà intellettuale, gli rivolge un pensiero affettuoso: è la prima cosa condivisibile che gli sentiamo dire da quando è assurto al trono. Si apre a questo punto la corsa alla sua successione, assai ambita come di tutta evidenza, che a quanto consta alla “talpa” accademica infiltrata negli ambienti che contano della ridente cittadina toscana, comprende solo sette possibili candidati, i seguenti:

Lino Banfi
Attore di cinema e di teatro consumato ed espertissimo, apprezzato in Francia, apprezzatissimo in Cina e a Singapore, e idolatrato a Celenza Valfortòre (Fg), ha la faccia giusta, il cognome giusto, l’età giusta ed è astemio: un candidato perfetto. Alla luce del fatto che verrebbe votato anche per sbaglio – c’è chi quando legge il suo cognome si genuflette per riflesso condizionato – è da considerare tra i due o tre candidati più autorevoli nonostante in alcuni ambienti abbia destato sospetti e maldicenze il nome del suo personaggio tv più famoso del recente passato, “nonno Libero”.

James Suckling
Altro candidato forte: supremo organizzatore di eventi, come i recenti “Divino Tuscany”, “Un brindisi con il Vip” e lo sdrammatizzante “Money For Nothing” (evento rivoluzionario in cui si finge di bere vino ma in realtà c’è solo da seguire un concerto di una cover-band empolese dei Dire Straits), è un esperto di Brunello al di sopra di ogni sospetto, ha entrature molto forti nella contrada dell’Oca, e oltre a inglese, inglese americano e italiano scolastico parla discretamente l’esperanto, il che ha convinto molti elettori che potrebbe in teoria aprire qualsiasi mercato sul pianeta con un solo discorso. Già noto lo slogan della sua campagna elettorale: “voĉdoni por mi kaj mi faros la markizo” (vota per me e ti faccio fare marchese).

Gualandro Strozzi Acciaiuoli Tornaquinci della Gualdrappa
Figura montalcinese di nobile “tombeur des femmes”, è stato addirittura testimone di nozze e doppiatore a Sanremo di Emanuele Filiberto di Savoia, di cui ha fatto anche la controfigura in una rischiosa scena tv di presentazione di uno yogurt. Ha il solo problema di non essere mai riuscito a produrre una bottiglia di Brunello, perché il suo stemma di famiglia, che comprende circa seicento partizioni, non può essere stampato più stretto di un metro per decreto reale di Intimo IV di Carinzia (1263), e l’etichetta sarebbe larga anche per le Nabucodonosor. In realtà, se nessuno nega la sua antica nobiltà, si sussurra sia appena decaduto dal lato economico: infatti è secco rifinito da fare paura, tanto che è arrivato terzo all’ultima gara di hula-hoop disputata alla Fortezza di Montalcino utilizzando come attrezzo la fede nuziale.

Gasparre Re
Non si tratta di un nome e cognome, ma proprio di Re Gasparre quello del presepio, il re magio. Di origine, a quanto pare, persiana, è quello che porta l’oro a Gesù Bambino in una mangiatoia per animali solo per aver sognato chi fosse, e questo fa di lui un possibile candidato in quanto si presume che al comune, se gli spiegano le cose per bene, potrebbe portare in dono il sultanato dell’Oman o equivalente in gettoni d’oro. Unica difficoltà, trovarlo. Se avete notizie, potete fornirle ad apposito numero verde. Appoggiato, per ovvie ragioni, da Baldassarre Fanti, già presidente alcuni anni or sono.

Pierbrunello Berlusconi
Di lui s’è sempre parlato poco, ma è in realtà il primo figlio di Silvio, nato da una unione velocissima avvenuta a bordo di una nave da crociera con una ascensorista mascherata – erano gli anni – da Peppino Meazza. Pierbrunello è praticamente il sosia di Hailé Selassié, e la sua aria saggia e pacata da esperto mediatore e uomo riflessivo e intelligente è considerata l’ideale per presiedere il Consorzio, passando sopra al fatto che è a tutt’oggi del tutto ignaro di dove sia Montalcino. Quando gli hanno detto della candidatura, si è piegato dal ridere esclamando: “decisamente sono la persona meno indicata, anzi, non lo sono per nulla”. È quindi il favorito.

Antonio Matarrese
Candidatura obbligata: è infatti privo di incarichi pubblici e misti pubblico/privato ormai da quasi 15 giorni, e non gli era mai capitato nel dopoguerra. Lunedì prossimo alle 8,00 sarà comunque eletto commissario straordinario dell’Ente Acque di Sardegna, alle 10,00 commissario ad acta dell’ENPALS,alle 12,00 vicegarante della Privacy, alle 14 coffee break, alle 15 presidente onorario dell’INPDAP, alle 15,30 presidente dell’Associazione Vedove Ex Pornodivi, alle 16 presidente del comitato per le olimpiadi nel Molise nel 2024, alle 17 commissario per le celebrazioni del centenario della prima striscia di Popeye in cui compare Olivia, alle 18 presidente emerito del ricco Fondo per l’Assistenza agli Ex Calciatori Caduti nel Gioco Compulsivo dalle slot-machine; per la presidenza del Consorzio del Brunello ce la dovrebbe fare, nel caso, verso le 19. Gli spiace mettere vincoli, ma se lo volete è così. Sbrigatevi pure, perché alle 21 lo iniziamo all’Accademia degli Alterati.

Mint di Jesolo
L’importante è l’eccellenza, non la competenza; per quella c’è tutto il tempo una volta insediatisi. E allora, nella ricerca di eccellenze indiscusse e italiane per la guida del Consorzio, non poteva mancare lui: Mint di Jesolo è un trottatore italiano nato nel 1987 (quindi giovanissimo, per i parametri locali, anche se in realtà porta il catetere da tre anni), secondo per somme vinte dopo l’inarrivabile Varenne. L’elezione di un cavallo a presidente del Consorzio attirerebbe sul suddetto l’attenzione dei media di tutto il mondo, come fu per il baio oscuro Incitatus, fatto senatore ai tempi di Caligola. La sua assoluta eccezionalità è stata acclarata da una prova pubblica: ha corso zavorrato da Stefano Cinelli Colombini, immobile sul sulky, da Sant’Angelo Scalo al Colombaio di Montòsoli in 1.14.4.

7 commenti to “Montalcino, tocca a nonno Libero”

  1. Sette come i vizi capitali, le virtù teleologali e i nani di Biancaneve. La scelta comunque sarà difficile, dopo le Olimpiadi e le Presidenziali USA la tensione rimarrà alta grazie come sempre al piccolo borgo di Montalcino, la cui comunità non si tira mai indietro per regalare all’insaziabile pubblico enoico colpi di scena, inversioni di marcia e soluzioni inaspettate.

  2. Peccato che abbiano scartato dalla rosa due candidati potenzialmente validissimi: Mirko Bergamasco, che si sarebbe fatto valere nei contrasti fisici durante le riunioni assembleari, e Giorgio Mastrota, un venditore di grande esperienza che avrebbe incrementato il mercato estero di almeno il 60%

  3. Ahimè il pathos è rinviato di otto o nove mesi, per ora si limiteranno a sceglierne uno all’interno del consiglio. E’ come quando tocca nominare un supplente di filosofia per finire l’anno scolastico; il programma già tutto scritto e sia lui che gli studenti sanno che è provvisorio, per cui che vuoi che faccia? Per il prosieguo mi limito a fare notare una fausta coincidenza; a marzo sarà libero da incarichi il superpresidente auspicato da tutti, l’uomo della provvidenza che millanta giornali avevano per un decennio candidato a ogni carica possibile (miss mondo esclusa); Mario Monti.

  4. Sto male dal ridere… meno male che non c’è nessuno in ufficio, altrimenti mi prenderebbero per pazzo. :-)

  5. Io comunque voto per Mint di Jesolo.

    Chi è con me?

  6. Per quanto riguarda invece James Suckling, sono perfettamente d’accordo sulle sue notevoli competenze in tema di Brunello, peraltro testimoniate da questo video (andare al minuto 2.25) : http://www.youtube.com/watch?v=tiZ-_5j6LvU&feature=relmfu

    “nose… i like chocolate, berries, tobacco… we are talking about pure sangiovese… makes sense to me…”

  7. Armando, da politico navigato, sa bene che i primi nomi vengono fatti apposta per esser bruciati e lasciare in disparte il vero candidato che i kingmaker tengono ben fuori dalla lotta. Indiscrezioni interne all’ilcinese sussurrano di una figura che sembrerebbe corrispondere a Vero Bionaturi anche se non arriva nemmeno una mezza voce di conferma dalle vie ufficiali (la qual cosa rappresenta di per sé ben più di un indizio). Pare che il Nostro si nutra dello stesso humus ridinamizzato delle proprie piante, predichi ai filari, conduca sul tavolo di cernita un colloquio teosofico telepatico con ogni sigolo acino per comprendere se la ratio del suddetto sia sufficiente per contribuire con gli altri acini “eletti” alla transustanziazione spontanea da chicco in vino imbottigliato senza venir nemmeno toccato. La mancata conoscenza di Vero, nonostante una produzione oramai quarantennale, è data dal fatto che le bottiglie riposano nelle cave in perfette condizioni climatiche e eccellente stato di conservazione, meditando sulla forma e sostanza del loro essere, sui principi vedici, applicandosi sul libro delle permutazioni e sulle e attendendo, progressivamente, l’illuminazione che le porterà a manifesarsi da sole su scaffali e cantine di enoteche e ristoranti. Unico piccolo inconveniente è che da quando è stato (letteralmente) fulminato sulla via dei greppi quarant’anni fa, abbia dedicato tutta la sua vita a questa nobile causa dimenticando banalità della vita comune come lavarsi, radersi, vestirsi, tagliarsi le unghie etc. ragion per cui i soliti sfascisti e detrattori, pur senza uno straccio di prova, sospettano che l’imprinting gustativo dei suoi vini potrebbe somigliar troppo a lui perdendo di vista che il brunello deve sapere di “berries, chocolate, tobacco…”

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