La sinestesìa è un termine ricercato per descrivere un’esperienza banalissima. Quella che compiamo tutti i giorni associando per analogia e attrazione simbolica percezioni provenienti da sensi diversi. Niente di strano, molto di ovvio. Che ha riflessi banali anche nel linguaggio: “mi ha accolto freddamente”, “un commento acido”, “parole dolci”, e simili.
Come tutto il resto, il vino stimola associazioni sensoriali che vanno oltre il gusto e l’olfatto: immagini e suoni, sia in forma per così dire pura (un singolo colore, un singolo suono), sia in ramificazioni analogiche sempre più complesse e sempre più personali (il divano di velluto blu consunto della nonna del tuo commercialista, il rumore peculiare che faceva la tua nuca quando il compagno di banco ti colpiva con un righello, e simili).
Seguendo lo stesso schema, e spesso forzandolo gravemente, tutti oggi chiamano in ballo il vino per unirlo ad ambiti anche extrasensoriali che con il vino nulla hanno più a che fare: vino e ginnastica posturale, vino ed estimo, vino e scavatrici cingolate.
L’evoluzione di un vino, di un buon vino capace di maturare e di modificarsi negli anni e nei decenni, ha invece solidi e argomentabili rimandi analogici con l’evoluzione, per dire, di un buon cantante.
Prendiamo il Granato 1991 Foradori e la straordinaria cantante Shirley Bassey. Sono molto simili, i nomi stessi lo fanno capire: basta pronunciarli molto velocemente e ci si accorge della loro assonanza*.
Da giovani entrambi avevano una voce/frutto rimbombante, piena e quasi violenta nella sua intensità. Non posso purtroppo allegare a queste note un bicchiere del vino in questione, occorre fidarsi. Il frutto purissimo del Granato 91 giovane, e l’acuto finale della nota Goldfinger della Bassey a 34 anni – preso con una forza, una sicurezza e una nonchalance impressionanti – erano analoghi:
Con gli anni questa energia si è assottigliata, ma non è stata dispersa. È stata per così dire sublimata, interiorizzata; trasformata in un’espressività più sottile. Il Granato 91 a quindici anni di età, e la Bassey matura, hanno perso qualcosa della brillantezza della gioventù, ma hanno guadagnato qualcosa in profondità ed equilibrio:
Dalla maturità alla senescenza il passo, purtroppo, può essere breve. Ma anche la vecchiaia, se “ben portata”, conserva tracce della grandezza passata, e anzi la ripropone con una grazia e una complessità ammirevoli. Ecco che il Granato 91 aperto quest’anno appare declinante, ma ancora vitale nei centri della voce/frutto, ancora fiero nel lungo finale. Così come il finale di Goldfinger, cantato dalla Bassey agli Oscar negli stessi giorni della suddetta stappatura, ha perso densità e tonicità, ma conserva una particolare nobiltà di portamento e la purezza perentoria, sicura, dell’acuto finale (visto che hanno rimosso il primo video, posto quest’altro, basterà partire da 2,15 minuti circa):
Assai giustificata, almeno in questo caso, la standing ovation dell’impomatato pubblico presente.
* come dice il buon Woody