Ogni vero sito che pretenda di avere più di un pugno di lettori al mese – si occupi esso sito di enogastronomia, ma anche di finanza, di orologi militari, di mele di porcellana da collezione – deve avere una robusta sezione di ricette. Gli Alterati ricevono quindi con gioia un nuovo contributo da una personalità altissima della cultura italiana, che per il momento ritiene opportuno rimanere anonima. Il suo pseudo-pseudonimo* è Veremonda. Eccoci.
Mirmidioni alla Villeroise
di Veremonda
Acciuffate dei Mirmidioni freschissimi e dopo averli umiliati affogateli in una marinata con rosmarino, erbe di provenza, pepe di phu quoc vietnamita, aglio rosso di Sulmona e chicchi di melograno arabo, irrorate il tutto con un buon bicchiere di “Nonna Abelarda” del dugento e danzate per un’ora e tre quarti villanelle del Froberger.
Una volta frollati, asciugati in una pezza di lino finissimo rubato da un cassettone neogotico e levati del picciuòlo, ripassate i mirmidioni intontiti in una farinata ubertina, cui avrete mescolato dei noiosi fiocchi d’avena, un pizzico di burbanzone e pustoline di varicella di bimbo deforme.
Riempite una padella annosa con olio di palma afrocubana.
Schiaffeggiate chiunque vi capiti a tiro in quel momento difficilissimo del lancio del mirmidione nell’olio bollente, facendo attenzione che Braccobaldo Bau non ve lo arraffi con un balzo.
Servite i mirmidioni ustionanti con un contorno di corna di alce tritate finissime e ani di topo farciti con topinambour e piselli.
Per questo piatto forte e ricco di aromi orientali si consiglia un Bruco di Trullo fumantino pugliese dal sapore corposo ma gentile, virile ma gay friendly.
* pseudo-pseudonimo perché in realtà il suo vero pseudonimo è un altro