di Stefano Cinelli Colombini
Ho un figlio di cinque anni, e mi sto preparando per le sue domande impossibili. Che, con una famiglia piuttosto ancien régime come la mia e in una terra dove tutto ciò che non è progresso è anatema, difficilmente riguarderanno il sesso.
Quando candidamente mi chiederà “babbo, perché noi siamo conservatori?” cosa gli risponderò? Eh….. mica facile. Proverò così: “vedi Giovannino, noi siamo conservatori perché siamo qui da un bel po’ di secoli. E abbiamo durato così tanto non perché siamo meglio degli altri, non lo siamo affatto, ma solo ci siamo sempre sforzati di capire almeno due fatti importanti; quali sono le cose che vale la pena conservare, e in cosa si concretizza la loro sostanza. Che non è la forma, bada bene, perché i bisogni che sono stati soddisfatti da un prodotto azzeccato ci saranno anche domani, ma gli orpelli, le tecnologie con cui lo realizziamo oggi tra poco saranno obsoleti. È inevitabile.
Proprio per questo tuo babbo ha litigato tanto per mantenere il Brunello puro sangiovese di Montalcino affinato quattro anni mentre ha innovato totalmente vigne, cantina, marketing e tecnologia: è lì che sta la differenza tra forma e sostanza; noi siamo conservatori proprio perché aggiorniamo continuamente le forme per salvare la sostanza. Anche se mica sempre ci si riesce. Poi il mondo è bello perché è vario e ci sono anche i reazionari, che idolatrano le forme e finiscono per perdere quella e la sostanza, e pure i progressisti che scartano continuamente forma e sostanza per fare cose sempre nuove; se va bene è una manna, ma se va male in genere non pagano e i cocci sono i nostri. Ci sarebbero anche quelli che credono di aver capito tutto ma non hanno capito nulla, quelli che cercano sempre di approfittarsene e vari altri fenomeni simili, ma questo te lo racconterò un’altra volta.”
Giovannino è un bambino molto bravo per cui anche se non capirà mi sorriderà lo stesso, e poi magari tra trent’anni ne riparleremo.