di Armando Castagno
(da Viniplus di Lombardia, numero 6 – marzo 2014)
“Guardo ogni volta commosso le colline pavesi, che sono il mio dolce orizzonte di pàmpini. La terra padana si ondula come un immenso mare sfrangiato in profili per me familiari fin dall’infanzia. Le onde sono di intenso verde, e via via si fanno violette azzurre celesti fino a confondersi, appunto, con il cielo. La Rocca di Stradella è una frondosa prua, un cassero, un’altana affacciata alla valle. Occhieggia oltre la Rocca il costone di Canneto. Si stempera in fondali più azzurri la cresta di Montalto. Un albero antico, forse una quercia, segnala meno lontano il campanile di Montù Beccaria; Zenevredo è poco più in basso. La linea verde continua sui greppi di Bosnasco, si rompe e ricompone a San Damiano, sfuma nel tenue azzurro a Rovescala. A destra della Rocca stradellina indovino e non vedo il maniero degli Isimbardi sopra Santa Giulietta, e più oltre Casteggio, le quinte motose di Calvignano, ancora a est, e Rocca de Giorgi, bellissima, e già per il greto della Versa, invisibile, Santa Maria”1.