di Faro Izbaziri
NB Post breve e tenuemente disgustoso, per stomaci forti.
Ho i miei informatori, in certi locali londinesi – e sospetto non solo londinesi – si ricicla il vino sputato. Sì, proprio quello sorseggiato, palleggiato tra lingua e guance, insalivato, espulso negli appositi secchielli dei concorsi enologici, dei banchi d’assaggio, dei corsi di degustazione.
C’è poco da stupirsi. Gli affari sono affari. Gli osti più compassionevoli faranno forse il bel gesto di filtrarlo, ma le cose stanno così. Indipercui, se in qualche wine bar vi viene proposto con fare complice il vinello sfuso della casa, magari spacciato per biodinamico, o per il vino di risulta di un grande produttore, diffidate.
Vi potreste ritrovare nella situazione qualitativa opposta all’evocativo – sebbene greve – passo del Gargantua di Rabelais: “questo (vino) mi va dritto nelle vene, neanche un goccio nel piscio.”