Vino e liquidi corporei

rianimazione post bevuta nel pub

di Faro Izbaziri

NB Post breve e tenuemente disgustoso, per stomaci forti.

Ho i miei informatori, in certi locali londinesi – e sospetto non solo londinesi – si ricicla il vino sputato. Sì, proprio quello sorseggiato, palleggiato tra lingua e guance, insalivato, espulso negli appositi secchielli dei concorsi enologici, dei banchi d’assaggio, dei corsi di degustazione.

C’è poco da stupirsi. Gli affari sono affari. Gli osti più compassionevoli faranno forse il bel gesto di filtrarlo, ma le cose stanno così. Indipercui, se in qualche wine bar vi viene proposto con fare complice il vinello sfuso della casa, magari spacciato per biodinamico, o per il vino di risulta di un grande produttore, diffidate.

Vi potreste ritrovare nella situazione qualitativa opposta all’evocativo – sebbene greve – passo del Gargantua di Rabelais: “questo (vino) mi va dritto nelle vene, neanche un goccio nel piscio.”

One Comment to “Vino e liquidi corporei”

  1. Non solo nei pub(s) londinesi e dintorni, anche in certi stand(s) l’ultimo giorno del Vinitaly a Verona. Mentre gli operai aziendali si affannano a smontare gli addobbi e caricare le poche bottiglie intonse, strani individui si aggirano per catturare gratuitamente il vino rimasto. Codesti strani individui, non esattamente lucidi, tracannano anche il liquido contenuto nelle caraffe sistemate sui tavolini, commentando felici “pure il vino sfuso non è niente male!”. Si avviano verso l’uscita traballanti, ignari di essersi sgargarozzati la sputazza mista di numerosi visitatori cum assaggiatori.

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